informatizzazione a cura di B. Durante

Marco Aurelio Antonino (vero nome, Sestio Vario Avito Bassiano), meglio conosciuto come Eliogabalo (o Elagabalo, 203 ca - 11 marzo 222) fu Imperatore Romano della dinastia Severiana e regnò dal 218 al 222. Eliogabalo era figlio di Sesto Valerio Marcello e Giulia Soemia Bassiana, nipote di Giulia Domna (moglie di Settimio Severo).
La madre sosteneva che il vero padre di Eliogabalo fosse suo cugino Caracalla (Marco Aurelio Antonino), ed egli ne adottò il nome durante il suo breve regno. Il nome con il quale fu popolarmente noto, Eliogabalo (deriva da due parole siriache: Ela = dio e gabal = formare; il dio che forma, epiteto appropriato per il sole), era il nome della divinità principale della città siriana di Emesa (l'odierna Homs o Hims). Eliogabalo era per eredità il più alto sacerdote della divinità quando la madre e la nonna lo usarono come pretendente contro Macrino, che era succeduto a Caracalla. Nel 220, dominando Roma, Eliogabalo tentò di fare di questa divinità la principale divinità dell'Impero con il nome di "Dio Sole Invincibile" (Deus Sol Invictus)
Quando l'imperatore Macrino assunse il potere esiliò Giulia Mesa, le sue due figlie, e il suo più vecchio nipote, Eliogabalo, nella sua tenuta a Emesa in Siria. Appena giunta in Siria, Giulia Mesa iniziò a tramare con Gannys, il suo consulente eunuco e tutore di Eliogabalo, al fine di spodestare Macrino dal trono di imperatore in favore del nipote appena quattordicenne. Eliogabalo e sua madre accondiscesero con prontezza e annunciarono, falsamente, che egli era il figlio illegittimo di Caracalla. Quindi Giulia Mesa mostrò le sue ricche fortune alla Legio III Gallica a Raphana ed ottenne il suo giuramento di fedeltà ad Eliogabalo. All'alba del 16 maggio 218 Publio Valerio Comazone Eutichiano, comandante della legione, lo dichiarò difatti imperatore. Egli assunse il nome di Caracalla, Marco Aurelio Antonino, per rafforzare ulteriormente la sua legittimità sfruttando la propaganda fornita da tale nome. Macrino inviò delle lettere al Senato denunciando Eliogabalo come il Falso Antonino e dichiarando che egli era pazzo. Entrambi i consoli e altri importanti membri del governo di Roma, compreso un pretoriano, lo condannarono, e il Senato dichiarò conseguentemente guerra a Eliogabalo ed a Giulia Mesa. Macrino e suo figlio, indeboliti dalla diserzione della Legio II Parthica in seguito alle tangenti ed alle promesse fatte circolare da Giulia Mesa, furono sconfitti nella Battaglia di Antiochia l'8 giugno 218 dalle truppe comandate da Gannys. Macrino fuggì verso l'Italia, travestito da corriere. Fu però catturato presso Calcedonia ed in seguito giustiziato in Cappadocia. Suo figlio Diadumeniano, mandato per sicurezza presso i Parti, fu invece catturato a Zeugma ed anche lui messo a morte. Eliogabalo dichiarò la data della vittoria ad Antiochia come l'inizio del suo regno ed assunse i titoli imperiali senza la preventiva approvazione del Senato, violando in questo modo la tradizione (questa pratica fu in effetti spesso utilizzata dagli imperatori romani durante il III secolo). Lettere di riconciliazione furono inviate a Roma, concedendo l'amnistia al Senato e riconoscendo le leggi. Eliogabalo condannò anche il suo predecessore in queste stesse lettere: "Cominciò a disprezzare la mia età, quando lui stesso nominò [imperatore] suo figlio di cinque anni". I Senatori risposero riconoscendolo come imperatore e accettando il suo proclama di essere il figlio di Caracalla. Caracalla e Giulia Domna furono entrambi deificati, sia Giulia Mesa che Giulia Soemia furono elevate al rango di Auguste e la memoria di Macrino e Diadumeniano fu condannata e denigrata dal Senato.
La violentissima reazione dell'elemento tradizionalista romano al maldestro tentativo dell'imperatore-ragazzino di rinsaldare l'impero attraverso un culto monoteistico, e di basare grazie ad esso il proprio potere sul diritto divino (un'impresa che sarebbe riuscita solo da Costantino I in poi, col Cristianesimo), è valsa ad Eliogabalo la peggiore fama tra tutti gli imperatori antichi. Purtroppo, la principale fonte che abbiamo sul suo conto, nella Historia Augusta, è un testo palesemente scritto per screditarlo, attraverso pettegolezzi e accuse di cui perciò non si può stabilire con certezza la veridicità dei fatti raccontati. Eliogabalo fu pertanto molto conosciuto dai posteri per le azioni debosciate di cui fu accusato, in particolare amori omosessuali con nerboruti schiavi. Secondo l'Historia Augusta egli si prostituì apertamente, arringò le prostitute vestito a suo volta da prostituto e chiamandole "commilitone", e chiese al suo medico se fosse possibile aprirgli una vagina artificiale nel suo corpo per poter essere ancora più femmina. Si diceva poi che avesse soffocato a morte gli ospiti di un banchetto con una massa di petali di rosa profumati lasciati cadere dall'alto. Al di là dei pettegolezzi sessuali (e non) sul suo conto, sta di fatto che il giovane imperatore non ebbe alcun interesse per l'amministrazione imperiale, che demandò a favoriti e funzionari orientali (che secondo i pettegolezzi sceglieva solo in base alle dimensioni del membro virile), oltre che alle onnipresenti nonna e madre. Tale atteggiamento gli inimicò ben presto il senato, le classi medio-alte e l'esercito, tanto che per correre ai ripari, si associò, seppur a malincuore e in qualità di Cesare, suo cugino Alessiano che venne adottato col nome di Marco Aurelio Severo Alessandro. Questa mossa, quasi sicuramente ispirata da sua nonna Giulia Domna, non ebbe però l'effetto di conservargli a lungo il trono e la vita. Anzi, nel 222, proprio prendendo a pretesto un tentativo di disfarsi di Severo Alessandro, del quale Eliogabalo sarebbe stato l'ispiratore, un gruppo di ufficiali dell'esercito depose l'imperatore-ragazzino e lo uccise insieme alla madre Giulia Soemia Bassiana. Il nome Eliogabalo è una forma latina del nome del dio semita El-Gabal. Originariamente il nome era riferito alla divinità patrona della città natale dell'imperatore, Emesa. Il termine El richiama alla principale divinità semitica, mentre Gabal, col significato di montagna (cfr. l'ebraico gevul e l'arabo jebel) è la sua manifestazione Emesene. Tale dio venne collegato in epoca romana al Sole, a causa della confusione tra l'originale nome semitico con il termine greco helios (sole), producendo così la variante Heliogabalus. Nell'antichità, i sommi sacerdoti venivano identificati col dio da loro servito, e per tale ragione venne introdotto il nome Elagabalus.
Eliogabalo e il suo entourage passarono l'inverno del 218 in Bitinia a Nicomedia. Fu a Nicomedia che il credo religioso di Eliogabalo manifestó per la prima volta un problema. I locali cittadini romani furono disturbati dalle sue pratiche e Gannys venne ucciso mentre cercava di sedare le rivolte che ne scaturirono. L'Historia Augusta suggerisce che Gannys fu in effetti ucciso dal nuovo imperatore perché lo stava costringendo a vivere 'temperatamente e prudentemente'. Per aiutare i Romani ad adattarsi all'idea di avere un sacerdote orientale come imperatore, Giulia Mesa fece inviare a Roma un dipinto di Eliogabalo in abiti sacerdotali, che venne appeso sopra una statua della dea Vittoria presente nel Senato. Ciò pose i senatori nell'imbarazzante posizione di dover fare offerte a Eliogabalo ogni volta che le facevano a Vittoria. Eliogabalo si attardò in Asia Minore per soffocare le brevi rivolte della Legio III Gallica, comandata dal senatore Vero, e della IV Scythica, comandata da Gellio Massimo. Quando il gruppo di Eliogabalo raggiunse Roma nell'autunno del 219, Comazon e altri alleati di Giulia Mesa e Eliogabalo ottennero posizioni di potere e lucrative, per la rabbia di molti senatori che non li consideravano rispettabili. Comazon avrebbe prestato servizio come prefetto della città di Roma per tre volte e due come console. Un funzionario il cui nome è sopravissuto solo come "...atus" venne spostato in diverse posizioni tra cui quella di console suffectus. Eliogabalo cercò di far si che il suo presunto amante Ierocle venisse dichiarato Cesare, mentre un altro presunto amante, Zotico, venne nominato all'influente incarico di Cubicularius. La sua offerta di amnistia per la leadership romana venne ampiamente onorata, anche se il giurista Ulpiano venne esiliato. Le relazioni tra Giulia Mesa, Giulia Soemia e Eliogabalo furono molto strette all'inizio. Sua madre e sua nonna divennero le prime donne a poter entrare al Senato, ed entrambe ricevettero titoli senatoriali: Soemia il titolo convenzionale di Clarissima e Mesa il meno ortodosso di Mater Castrorum et Senatus. Mentre Giulia Mesa cercava di collocarsi come potere dietro al trono e quindi come la donna più potente del mondo, Eliogabalo si sarebbe rivelato altamente indipendente, autonomo e difficile da controllare.
Fin dal regno di Settimio Severo, l'adorazione del sole era cresciuta in tutto l'impero. Eliogabalo vide ciò come un opportunità per far diventare il suo dio, El-Gabal, come la divinità principale del Pantheon romano. El-Gabal, ribattezzato Deus Sol Invictus o Dio del Sole invitto, venne posto addirittura sopra Giove. Come segno di unione tra le due religioni, Eliogabalo diede Astarte, Minerva, Urania, o una qualche combinazione delle tre, come moglie a El-Gabal. Inoltre lui stesso sposò una vergine vestale, Aquilia Severa, provocando grande scandalo; egli disse che avrebbe avuto "bambini simili a dei" dal matrimonio. Un tempio (il cosidetto Elagaballium) per ospitare El-Gabal, un meteorite nero conico, venne costruito a Roma sul lato orientale del Palatino e le sue fondamenta sono presenti tutt'oggi. Parlando di questa pietra, Erodiano dice: "questa pietra è adorata come se fosse stata inviata dal paradiso; su essa si trovano piccole protuberanze e segni in evidenza, che la gente piace credere siano un grezzo ritratto del sole, perché è così che li vedono". Per diventare un alto sacerdote di El-Gabal, Eliogabalo si fece circoncidere. Erodiano scrive che Eliogabalo costrinse i senatori a guardarlo mentre danzava attorno all'altare di El-Gabal al suono di tamburi e cimbali, e che ogni solstizio d'estate divenne una grande festa in onore di El-Gabal, popolare tra le masse per via della grande distribuzione di cibarie. Durante questa festa, Eliogabalo poneva El-Gabal: «in una biga adornata con oro e gioielli e lo portava in giro dalla città ai sobborghi. Una biga a sei cavalli trasportava la divinità. I cavalli erano enormi e di un bianco immacolato, con dispendiosi finimenti in oro e ricchi ornamenti. Nessuno teneva le redini, e nessuno era a bordo della biga; il veicolo era scortato come se il dio stesso fosse l'auriga. Eliogabalo correva all'indietro davanti alla biga, rivolto verso il dio e reggendo le redini dei cavalli. Compiva tutto il viaggio in questo modo inverso, guardando in faccia il suo dio.»
L'orientamento sessuale di Eliogabalo e la sua identità sessuale sono causa di dibattiti e discussioni. Eliogabalo sposò e si divorziò con cinque donne, tre delle quali sono a noi note. La sua prima moglie fu Giulia Cornelia Paula; la seconda fu la vergine vestale Giulia Aquilia Severa. Questa fu una violazione evidente delle leggi e delle tradizioni di Roma, che stabilivano che se una vestale fosse stata scoperta impegnata in rapporti sessuali avrebbe dovuta essere sepolta viva. Prima di un anno, la abbandonò per sposare Annia Faustina, una discendente di Marco Aurelio e vedova di un uomo di recente giustiziato da Eliogabalo. Prima della fine dell'anno ritornò da Severa, ma secondo quanto riferito da un senatore e storico contemporaneo, Cassio Dione, la sua relazione più stabile sembra sia stata col suo conduttore di bighe, uno schiavo biondo proveniente dalla Caria di nome Ierocle, considerato suo marito. Dione scrisse inoltre che Eliogabalo soleva: "starsene nudo sulla porta della sua camera a palazzo, come fanno le prostitute, e scuotere le tende che pendevano da anelli d'oro, mentre con voce dolce sollecitava i passanti".
Erodiano commenta che Eliogabalo sciupò il suo bell'aspetto facendo uso di troppo trucco.
Eliogabalo è stato spesso caratterizzato dagli scrittori moderni come un "transgender", molto probabilmente un transessuale.
Fu descritto come:
"deliziato dall'essere chiamato l'amante, la moglie, la Regina di Ierocle" e si narra che abbia offerto metà dell'Impero Romano al medico che potesse dotarlo di genitali femminili.
Le eccentricità di Eliogabalo, in particolare la sua abitudine di costringere gli altri a partecipare alle sue pratiche religiose, pesarono molto sulle idee di Giulia Mesa, che decise che lui e sua madre, Giulia Soemia, che lo aveva incoraggiato in tali pratiche, dovessero essere rimpiazzati.
Giulia Mesa si rivolse all'altra sua figlia Giulia Mamea e al di lei figlio, il tredicenne Alessandro Severo, come alternative. Mesa e Mamea convinsero Eliogabalo a nominare Alessandro come suo erede.
Quando in seguito cambiò idea e ordinò di giustiziare Alessandro, Mesa e Mamea corruppero la Guardia Pretoriana prima che l'ordine potesse essere eseguito.
Eliogabalo e Giulia Soemia vennero assassinati (secondo la Historia Augusta, nella latrina dell'imperatore) l'11 marzo 222; i loro corpi vennero trascinati per le strade di Roma e per la Cloaca Massima, e infine gettati nel Tevere.
Dopo la sua morte, gli editti religiosi di Eliogabalo vennero annullati ed El-Gabal venne rispedito a Emesa. Alle donne fu vietato di partecipare alle sedute del Senato, e venne istituita una politica di damnatio memoriae — condannare una persona cancellandone ogni traccia dalle registrazioni storiche.
Venne istituita una campagna di propaganda nera contro Eliogabalo, tradizionalmente attribuita a Giulia Avita Mamea. Molte storie false e denigranti vennero fatte circolare su di lui, e le sue eccentricità potrebbero essere state esagerate.
La più famosa di queste, immortalata nel dipinto del XIX secolo Le rose di Eliogabalo, vuole che asfissiò a morte i suoi ospiti ad una cena, con una massa di petali di rosa profumati fatta scendere dal soffitto.
Si disse anche che Eliogabalo facesse talvolta porre uno schiavo in un "Toro di Falaride", così che i suoi ospiti venivano intrattenuti dalle grida di agonia dello schiavo.
La fonte di molte di queste storie circa la depravazione di Eliogabalo è l'Historia Augusta, che il consesso degli studiosi ritiene oggi inaffidabile nei suoi dettagli. Anche se basata su un nucleo di verità, la pretesa che fosse un transgender o un transessuale è molto dubbia. Molti dei suoi contemporanei ritenevano che desiderasse solo uomini; questo fattore è stato tradizionalmente citato come causa della sua caduta.
Fonti più credibili dell'Historia Augusta, come Dione e Erodiano, suggeriscono che fosse quanto meno un omosessuale passivo, ma fino a che punto, non è possibile saperlo oggi.
Il suo zelante fervore religioso sembra essere stato ampiamente accettato e non è oggi soggetto a molto dibattito.
Per quanto riguarda i suoi atti di crudeltà, alcuni studiosi fanno notare il resoconto dello storico cristiano Sesto Giulio Africano, la cui richiesta ad Eliogabalo perché facesse ricostruire la sua città natale di Emmaus (Nicopoli) venne soddisfatta.
Vale anche la pena di notare che il Senato gli concesse il raro onore di Pater Patriae ("padre della patria") e che egli regnò più a lungo di molti suoi predecessori, anche se il suo nemico e diretto predecessore Macrino ricevette anch'egli l'onore di Pater Patriaee il suo successore Severo Alessandro regnò più a lungo.
A causa dei suoi eccessi, Eliogabalo, nel tardo diciannovesimo secolo, divenne qualcosa di simile ad un eroe del Decadentismo.
È raffigurato in molte opere di pittura e letterarie come l'incarnazione dell'esteta amorale.
Molte opere sono ispirate alla sua vita ed al suo carattere, fra cui le seguenti:
Il quadro Le rose di Eliogabalo (1888), del pittore Anglo-Olandese accademico Sir Lawrence Alma-Tadema.
Una raccolta di poesie del poeta tedesco Stefan George intitolata Algobal (1892 - 1919).
Il quadro "Eliogabalo, Gran Sacerdote del Sole" (1886), del decadente inglese Simeon Solomon, un tempo molto amico di Algernon Charles Swinburne.
Il romanzo L'agonia (L'Agonie) (1889), dello scrittore francese Jean Lombard.
Il romanzo La montagna di luce (De Berg van Licht)(1905) dello scrittore olandese Louis Couperus.
Il romanzo Il Dio Sole (The Sun God) (1904), dello scrittore inglese Arthur Westcott.
Una biografia, Lo straordinario Imperatore Eliogabalo (The Amazing Emperor Heliogabalus), (1911), del docente di Oxford John Stuart Hay.
Il romanzo Eliogabalo o l'anarchico coronato (Héliogabale ou l'Anarchiste couronné) (1934) del surrealista francese Antonin Artaud.
Il romanzo Favoriti di Famiglia (Family Favourites), (1960) dello scrittore anglo-argentino Alfred Duggan.
Il romanzo Il figlio del Sole (Child of the Sun) (1966) di Lance Horner e Kyle Onstott.
L'opera L'Imperatore Eliogabalo (Heliogabalus imperator), (1972) del compositore Tedesco Hans Werner Henze (1926- ).
Il romanzo Super Eliogabalo (1969), di Alberto Arbasino.
L'orchestra Devil Doll ha prodotto un CD intitolato "Eliogabalus" che a lui si riferisce.
Esiste un complesso sperimentale rock francese chiamato "Eliogabalo" (Héliogabale)
[testo on line da "Wikipedia"]