cultura barocca
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Papa Clemente IX, nato Giulio Rospigliosi (Pistoia, 28 gennaio 1600 – Roma, 9 dicembre 1669), fu il 238º papa della Chiesa cattolica dal 1667 alla sua morte.
Data la brevità del suo pontificato, Clemente IX non poté incidere nella politica pontificia, tuttavia, il suo periodo presso la Curia romana fu un periodo molto fecondo.
Giulio Rospigliosi viene ricordato anche per la sua opera di librettista e per il suo contributo nella determinazione dei gusti e degli orientamenti del melodramma romano del seicento.
Giulio Rospigliosi, secondo la maggior parte dei documenti, nacque a Pistoia il 28 gennaio 1600 (secondo Kelly, The Oxford Dictionary of Popes, p.
284, nacque il 27 gennaio) da Giacomo e Caterina Rospigliosi.
Iniziò a studiare nella natìa città di Pistoia, dove, non ancora quattordicenne, ricevette la tonsura e gli ordini minori dal vescovo Alessandro del Caccia.
Il 14 marzo 1614 si trasferì a Roma per studiare al Collegio Romano, dove ebbe come precettori personaggi del calibro di Tarquinio Galluzzi, Famiano Strada, Bernardino Castelli e Bernardino Stefonio.
Terminata la fase degli studi presso questo prestigioso collegio, nel 1618, si trasferì all'Università di Pisa, dove, nel 1623, ottenne i dottorati in teologia, filosofia ed utroque iure (diritto civile e canonico) e venne accolto nell'Accademia degli Svegliati.
Nel 1624 tornò a Roma ed entrò al servizio del cardinale Antonio Barberini seniore (1569 – 1646), fratello di Urbano VIII.
Una volta entrato al servizio del nobile cardinale, i suoi rapporti con questa famiglia compresero il Papa, i cardinali Antonio Barberini iuniore e Francesco Barberini (cardinale 1623) ed il prefetto di Roma, Taddeo Barberini.
Da questi personaggi, il futuro papa imparò tutti i segreti della vita di corte ed imparò a conoscere i problemi della politica europea.
In questo periodo Giulio Rospigliosi scrisse anche alcuni dei melodrammi per i quali è famoso:
Sant'Alessio 1631.
Erminia sul Giordano 1633.
I Santi Didimo e Teodora 1635.
Egisto 1637.
San Bonifazio 1638.
Genoinda 1641.
Il palazzo incantato 1642.
Sant'Eustachio 1643.
Divenuto Referendario dei Tribunali della Signatura Apostolica di Giustizia e Grazia nel 1632, fu Segretario della Sacra Congregazione dei Riti e giudice a latere per la legazione di Avignone.
Il 24 dicembre 1636 venne nominato caonico della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma e ricevette la cittadinanza onoraria di Roma.
Nel 1634 divenne inoltre Segretario dei Brevi ai Principi, in carico che mantenn sino alla sua consacrazione episcopale.
Grazie, anche, alla vicinanza col pontefice, il 14 marzo 1644, il Rospigliosi fu eletto arcivescovo titolare di Tarso e fu consacrato il 29 marzo, martedì santo, nella cappella vaticana di Pio V, da Antonio Barberini, assistito da Cezlo Zani, già vescovo di Città della Pieve e da Giovanni Battista Scannaroli, vescovo di Sidone.
Nello stesso anno fu anche nominato nunzio in Spagna.
Il suo soggiorno in Spagna fu quasi una benedizione perché Innocenzo X, succeduto a Urbano VIII, cercò di punire i Barberini per le loro malversazioni.
Giulio Rospigliosi, proprio per la sua vicinanza al vecchio papa, non fu mai visto di buon occhio dal nuovo.
La famiglia Barberini, per sfuggirgli si rifugiò in Francia presso il cardinale Giulio Mazzarino.
Durante il suo soggiorno spagnolo, durato quasi 10 anni, Giulio venne in contatto con l'operistica locale ed, al ritorno in Italia, iniziò una nuova fase della sua vena artistica.
Tornato a Roma nel 1653, iniziò a pensare di ritirarsi nella sua Pistoia, ma nel 1655 l'elezione di Alessandro VII determinò una svolta nella sua carriera.
Divenne Segretario di Stato e, nel concistoro del 9 aprile 1657, venne creato cardinale prete.
Ricevette la berretta rossa ed il titolo di San Sisto il 23 aprile 1657.
Nel suo nuovo incarico si guadagnò la stima e la benevolenza sia della Curia che della Francia (la stima spagnola se l'era guadagnata nel periodo di nunziatura).
Con il ritorno a Roma dei Barberini, che nel frattempo erano stati perdonati, Rospigliosi tornò ad occuparsi di librettistica e fece debuttare nuove opere:
Dal male il bene (1654).
La vita umana (1655).
Le armi e gli amori (1656).
Questa fu l'ultima opera, perché gli impegni curiali si fecero sempre più gravosi e la salute sempre più malferma.
Papa Alessandro VII morì il 22 maggio 1667.
Il 2 giugno si riunì il conclave in cui entrarono 61 cardinali, raggiunti, in seguito, da ulteriori 3, da cui derivò l'elezione al Soglio di Roma di Clemente IX.
Il suo fu un pontificato di breve durata e di prosecuzione della politica del suo predecessore.
Con la bolla Romanus Pontifex del 6 dicembre 1668 soppresse la Congregazione dei Canonici di San Giorgio in Alga, degli Eremiti di San Girolamo di Fiesole e quella maschile dei Gesuati di Pistoia; rilevandone il languore ed il torpore.
I Gesuati venivano chiamati i frati dell'acquavite in senso spregiativo mentre essi somministravano il distillato ai malati nell'ospedale del Ceppo a Pistoia, per mitigare gli spasmi prima che venissero sottoposti alle operazioni chirurgiche.
In politica estera, la questione su cui dovette combattere fu la difesa dell'isola di Candia, l'ultimo baluardo veneziano nel Mediterraneo orientale assediato dagli ottomani del Gran Visir Coprili.
Quest'ultimo aveva già conquistato la Moravia e la Slesia, deportando e rivendendo come schiavi almeno 80.
000 cristiani.
Il papa inviò ai veneziani aiuti in denaro, uomini e navi.
Inoltre, cercò di comporre i dissidi tra Spagna e Francia in modo da creare un fronte cristiano compatto.
La Francia mandò una piccola flotta ed un esercito, mentre la Spagna nicchiò decisamente.
Le due spedizioni militari del 1668 e del 1669, guidate dal nipote del papa, Vincenzo Rospigliosi, non approdarono a nulla e Candia cadde il 6 settembre 1669.
Nella controversia giansenita il papa riuscì a ricomporre la frazione con il clero francese, anche se costoro seguivano, comunque, le tesi di Antoine Arnauld, che salvavano la forma, ma mantenevano il dissenso.
La conciliazione formalizzata nel breve apostolico del 2 febbraio 1669, detta pace clementina, contribuì alla conciliazione delle parti ed alla pacificazione generale.
Tuttavia, il giansenismo continuò ad espandersi ed il comportamento del papa fu visto come un segno di debolezza.
In politica interna emanò provvedimenti economici e fiscali in favore dei consumi, del commercio e delle manifatture.
Abolì la tassa sul macinato, incentivò l'industria lanaria e la libera circolazione delle granaglie.
Scrisse anche dei regolamenti sul comportamento del clero.
Infine, nel 1669 istituì una Congregazione per la regolamentazione delle indulgenze.
Venne obbligato a far pagare 800 scudi agli Ebrei del ghetto al Ponte dei Quattro capi, lungo il Tevere==nota== Massimo D'Azeglio, Emancipazione degli Israeliti,Firenze,Le Monnier,1848,p.
25.
Uomo di profonda devozione, visse la sua missione pontificale con il massimo zelo.
Fece porre un confessionale in San Pietro ed ogni giorno scendeva per amministrare il sacramento.
Ogni giorno ospitava al suo desco 13 poveri, che spesso serviva personalmente.
Faceva spesso visita agli ammalati dell'Ospedale di San Giovanni.
Anche lui, come i suoi predecessori, fu un fautore della politica nepotista.
Creò cardinale il nipote Giacomo Rospigliosi e nominò generale dell'esercito il fratello Camillo Rospigliosi, assegnando loro, tuttavia, delle rendite modeste.
Clemente IX fu colto da un colpo apoplettico nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre 1669.
L'attacco si ripeté nella notte tra il 28 ed il 29 novembre 1669.
La morte sopravvenne il 9 dicembre.
Erano passati appena due anni e mezzo dall'elezione.
Chiamò a Roma l'amico di infanzia nonché parente, Federigo Manni, nobile pistoiese, per progettare ed eseguire il suo mausoleo sepolcrale.
Nel paese di primitiva origine della sua famiglia fece erigere la Villa Rospigliosi di Lamporecchio.