cultura barocca
Enfatizza ed ingrandisci l'immagine di soldato bizantino armato di cheirosifone ritorna alla voce "Fuoco Greco"

Treccani = Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998): voce "Poliorcetica" di G. Ostuni, da consultare integralmente sia per la profondità quanto per l'apparato bibliografico, ma ove si legge per quanto qui studiato = " Da un trattato annesso al De cerimoniis aulae Byzantinae, e anch'esso attribuito a Costantino VII Porfirogenito, si apprende che l'imperatore portava con sé in guerra testi di poliorcetica, il che indiscutibilmente rivela l'utilità pratica di questa letteratura. L'epoca della redazione del De cerimoniis aulae Byzantinae (sec. 10°) è quella in cui si affermò l'enciclopedismo e con esso il gusto per le compilazioni di opere del passato, anche nel campo della letteratura tecnica militare. Risale a quest'epoca per es. il manoscritto c.d. di Mynas (Parigi, BN, Suppl. gr. 607), in cui sono ripresi i testi di Bitone, Ateneo Meccanico, Erone di Alessandria e Apollodoro di Damasco, seguiti da alcuni passi di strateghi, e che è il testimone della forma più antica di quel corpus poliorcetico trasmesso da manoscritti dei secc. 10°-11° che comprendono anche autori di tattica e strategia (Dain, 1967).Nel sec. 10° i manoscritti di questo corpus dovettero essere consultati da Erone di Bisanzio, nome convenzionale attribuito dal Tardo Medioevo all'autore anonimo dei Paranghélmata poliorketiká, unico trattato bizantino di poliertica dedicato esclusivamente alla costruzione delle macchine d'assedio. In quest'opera, pervenuta in un unico manoscritto della metà del sec. 11°, vengono ripresi, parafrasandoli, i testi di tecnica militare dei trattatisti greci e lo stesso autore afferma di riunire essenzialmente le descrizioni di Apollodoro di Damasco, spiegandole e completandole con i testi di Bitone, Filone di Bisanzio, Ateneo Meccanico ed Erone di Alessandria. Nel preambolo, l'anonimo estensore precisa inoltre che suo scopo è quello di rendere più comprensibili le loro descrizioni, rese inaccessibili dai termini tecnici non più in uso, sì da rendere possibile costruire i congegni; anche le immagini, che non facilitavano la comprensione dei testi antichi, sono rese più chiare grazie all'uso della tridimensionalità e all'aggiunta delle figure umane.Prima di descrivere i congegni, viene fatta menzione degli architéctones, cui spettava progettarli, deciderne l'uso appropriato e il modo di azionarli, e dei technítai, il cui compito era invece quello di costruirli. A questo proposito, va ricordato che, stando ad Anna Comnena (Alexiade), durante l'assedio di Nicea nel 1097 fu l'imperatore Alessio I in persona a progettare macchine d'assedio di vari tipi. Passando alla descrizione delle macchine e dei congegni, Erone tratta in primo luogo delle testuggini, macchine di protezione che potevano servire per lo scavo o per dar riparo all'ariete e che potevano avere la parte anteriore a forma di cuneo o a sperone o ancora essere simili a un pergolato (ampelochelónai). Se tutti questi tipi erano già noti nell'antichità, le láisai - ripari leggeri fatti di tralci di vite intrecciati e particolarmente adatti per l'uso su terreni non ripidi - sono considerate invece un'invenzione recente: l'uso diffuso di tali ripari mobili facilmente realizzabili in situ è difatti attestato per la prima volta nel sec. 10° . Fra gli arieti, destinati ad abbattere porte e mura, sono descritti il tipo sorretto da un sistema di doppie scale e quello protetto da una testuggine su quattro ruote. Da Apollodoro di Damasco appare ripresa la descrizione della torre mobile.L'azione di sorpresa giocò un ruolo essenziale nell'assedio e per questo genere di assalto le scale furono il mezzo più usato fin dall'Antichità. Oltre alle scale di corda a forma di rete munite di uncini all'estremità, Erone descrive quelle fatte di pelli cucite come gli otri e gonfiate d'aria, che riprende da Filone di Bisanzio. Ancora più efficace si rivelava l'azione di sorpresa se combinata all'effetto di spavento, come nel caso dell'aulós: si tratta di un congegno a forma di tubo, già descritto da Ateneo Meccanico, che consentiva di scalare le mura senza l'ausilio delle scale. Costruito in legno, rivestito all'esterno di assi o spesse pelli a protezione dei proietti incendiari, l'aulós è orientabile: quando un'estremità tocca terra, l'altra sarà alzata. Erone di Bisanzio suggerisce di ingrandire l'apertura anteriore, quella che viene rivolta verso le mura nemiche, così che due soldati possano tenersi l'uno accanto all'altro, e soprattutto di renderla più spaventosa, grazie a una scultura variopinta avente la testa di un drago o di un leone che sputa fuoco. Certamente diversi erano i tubi (streptá) di cui parla Anna Comnena (Alexiade, XI) e che durante la battaglia navale presso Rodi (1099) condotta da Alessio I contro i Pisani vennero posti sulla prua di ogni nave. Anch'essi presentavano però una terminazione di rame o ferro, a forma di testa di leone o altro animale, e davano appunto l'impressione di vomitare fiamme, allorché attraverso le loro bocche veniva proiettato il c.d. fuoco greco (hugrón pýr 'fiamma liquida'), una sostanza incendiaria di formulazione non precisamente nota, usata per la prima volta nel sec. 7°, la cui principale caratteristica sembra sia stata quella di esplodere all'impatto causando l'incendio

CONSULTA QUI LA VOCE "POLIORCETICO" DA TRECCANI, LA CULTURA ITALIANA (LEGGI NEL SAGGIO LE IMPORTANTI CONSIDERAZIONI SU ERONE DI BISANZIO)

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