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King Kong è un film del 2 marzo 1933 a New York con gli attori Fay Wray, Robert Armstrong e Bruce Cabot (attualmente si ricordano meglio i remake del 1976 e del 2005 ma è il film del 1933 la chiave interpretativa di tante insesattezze riportate anche da sillogi importanti). King Kong è un romanzo fantastico-avventuroso del 1932 scritto da Delos W. Lovelace ( Il romanzo fu pubblicato a puntate sulla rivista pulp Mystery Magazine nel 1932 e in forma di libro in quello stesso anno da Grosset & Dunlap, un po' prima che fosse distribuito il film del 1933. È stato pubblicato in italiano per la prima volta nel 1971 = Lovelace è stato un giornalista del New York Daily News e New York Sun nel 1920. Ha pubblicato circa due dozzine di libri, tra cui una biografia dell'allenatore di calcio Knute Rockne e uno di Dwight D. Eisenhower: fu altresì coautore di tre libri con la moglie ).
Nonostante l'esistenza di questi dati di fatto indiscutibili il romanzo è non di rado attribuito a Richard Horatio Edgar Wallace (Greenwich, 1º aprile 1875 – Beverly Hills, 10 febbraio 1932) scrittore, giornalista, drammaturgo e sceneggiatore britannico. Assieme ad Arthur Conan Doyle e Agatha Christie è considerato un maestro della letteratura gialla e in particolare del poliziesco, il genere letterario che fiorì in Inghilterra e negli Stati Uniti nel primo quarto del Novecento. Wallace ha scritto 175 romanzi, 24 drammi e numerosi articoli giornalistici. Oltre 160 film hanno preso spunto dalle sue storie: e risulta ascritto -anche in questo caso abbastanza impropriamente- tra gli sceneggiatori del film King Kong del 1933. In effetti nel dicembre 1932 fu pubblicata, come pura azione di marketing, una versione romanzata del film ed il libro riportava le firme di Edgar Wallace e Merian C. Cooper. In effetti Wallace arrivato a Hollywood l’anno prima, il 5 dicembre firmò un contratto con la RKO Pictures (Radio-Keith-Orpheum Pictures), che gli affidò come primo progetto The Beast, il titolo precedente di King Kong. Merian C. Cooper (1893-1973) era invece un pilota militare oltre che uno sceneggiatore cinematografico ed un regista e produttore: colui che di fatto ebbe l’idea base per la creazione di King Kong atteso che in seguito dopo sostenne di aver sognato un gorilla gigante che terrorizzava New York (molte notizie integrano queste voci e si possono leggere on line ad opera di Daniele Imperi nel sito "Penna blu" nell'articolo Chi ha scritto il romanzo di King Kong?).
L'opera di Daniele Imperi, da consultare e studiare anche per correggere alcune sviste editoriali atteso che come si legge sull'S.B.N. esistono edizioni di King Kong attribuite ora a Wallace (con Cooper) ora a Lovelace, è una miniera di precisazioni e giustamente scrive = "In realtà Edgar Wallace, che morì prima della pubblicazione del libro, il 10 febbraio 1932, per una polmonite complicata da diabete, non scrisse nulla di "King Kong", come viene riportato nel libro The Making of King Kong di Orville Goldner e George E. Turner pubblicato nel 1975. Cooper promise a Wallace di mantenere la sua firma e così fece. Nel film fu scritto: sceneggiatura di James A. Creelman e Ruth Rose, idea concepita da Merian C. Cooper e Edgar Wallace. Scriverà Wallace nel suo diario: A dire il vero la storia è molto più di Cooper che mia. Prenderò molto più credito di quel che merito dal film se sarà un successo, proprio come sarò incolpato dal pubblico se sarà un fallimento, il che sembra giusto. Wallace rinviò perfino il lavoro alla sceneggiatura di King Kong per finire la sua storia Death Watch " ( ed a codicillo critico della sua oculata dissertazione ancora Daniele Imperi annota qual chiosa definitiva: "....È quindi chiaro che non fu Edgar Wallace a scrivere il romanzo King Kong. Sul suo
sito ufficiale, infatti, c’è l’elenco delle sue opere e fra quelle non compare il romanzo King Kong).
Fin qui la narrativa moderna, il moderno romanzo, la sceneggiature, la filmografia le riflessione sull'autore o meglio sugli autori.
Ma il romanzo, per quanto definito da Cooper come un sogno, potrebbe anche trarre origine dall'enfatizzazione e dall'inquadramento moderno (previo un'elaborazione onirica) di una storia nota nel passato -probabilmente trascorsa per generazioni e magari giunta a Cooper come leggenda o favola, narrata nell'ambito di qualche pausa lavorativa, stante anche la sua esperienza di aviatore e quindi di viaggiatore - ma registrata diversi secoli prima da Martin Antonio Del Rio
come una narrazione realistica (sic) contenuta negli "Annali della Lusitania" del Castaneda pur tenendo conto delle varianti e dell'inquadramento storico: del destino della enorme scimmia nulla si dice nella narrazione antica se non che uccise i figli come minacciato e quindi abbandonò l'inseguimento della nave su cui aveva trovato rietto la donna mentre a riguardo di questa si parla del rogo che le sarebbe stato comminato -senza le suppliche dei popolani e non- stanti i costumi giuridici paneuropei dell'epoca avendo ella -anche se non volente- praticato un coito contro natura (vagliando la genetica e le conoscenze geografiche all'alba delle grandi esplorazioni la scimmia era verosimilmente un incompreso selvaggio superdimensionato a figura gigantesca mostruosa dalla fantasia eccitata degli osservatori o addirittura una di quelle creature che nel contesto della zooantropia furono descritti quali uomini-scimmia ma che in effetti erano umani, seppur selvaggi ai primi contatti con la cultura europea.