cultura barocca

Nell'età di mezzo, dimenticata la grande tecnologia viaria romana, si introdusse un grande uso di GUADI A PEDATE, rozzi percorsi di pietroni disposti nei siti fluviali di minor profondità in linea con qualche percorso d'accesso al paese o borgo da raggiungere: a confronto del guado romano, sopra citato, dei Piani di Vallecrosia era un'opera rudimentale davvero il guado a pedate che permetteva di valicare il rio Crosa o Verbone e raggiungere l'abitato di Vallecrosia alta o medievale e così pure il
guado a pedate identificato presso la chiesa di S.Giorgio a Dolceacqua
atteso che il celebre ponte monumentale era una
struttura ad uso esclusivo della nobiltà egemone e dei relativi serventi come ben si vede dalla cinta muraria.
Sopra è proposto un particolare del complesso di Dolceacqua tratto dal Theatrum Sabaudiae, Tav. 68 del volume II = "incisione (mm.475 x 560) di anonimo su disegno di Giovanni Tommaso Borgonio" che, alla guisa dei cartografi dell'epoca, militari e non, rappresenta i guadi come una successione qui ben visibile di linee, diversamente colorate nel letto dei fiumi, indicando le pedate o massi disposti in modo da valicare le acque: linea di massi cui ben si vede portano fra l'altro due percorsi procedente dalla Chiesa di San Giorgio e dall'areale del tragitto di val Nervia.
La salvaguardia dei
guadi fu a lunga soggetta a controlli assidui con pene severissime per i danneggiatori eppure il fenomeno era diffuso sì che non mancavano personaggi senza scrupoli ancora nel XIX secolo che per farsi pagare il traghetto, specie di merci,
non esitavano a distruggere, come qui si vede per Vallecrosia, i guadi a pedate.

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