INSULAE (CASE CONDOMINIALI ROMANE)

L'incremento demografico ed urbanistico di Ventimiglia Romana richiese l'edificazione lungo l'asse viaria ortogonale dell'antico castrum militare di soluzioni abitative. A tale riguardo, nell'area dell'ex officina del Gas e per un vasto spazio circostante, sono state individuate sette insulae che testimoniano il notevole sviluppo edile di II e III secolo.
In questo caso si trattava di GRANDI CASAMENTI, con più appartamenti ed un cortile centrale comune. Gli appartamenti in genere erano di un solo proprietario che li affittava, con veri e propri canoni d'affitto, a diverse famiglie: lo schiavo che teneva per conto del padrone la sorveglianza dell'edificio, ne affittava le parti, riscuotendo le pigioni prendeva nome di insularis od insularius figura intermedia fra quelle del moderno "custode" e dell'"amministratore di condomini". Mediamente in queste case risiedeva la popolazione meno abbiente, senza case di proprietà, ma nelle grandi case d'affitto si sistemavano, per periodi di durata variabile, anche funzionari dello stato, impiegati, pubblici operatori, commercianti che non intendevano stabilirsi definitivamente nel sito. In una città di frontiera come Ventimiglia romana la consistenza di insulae doveva essere legata altresì all'insediamento periodico dei molti commercianti, trafficanti e visitatori che, per ragioni connesse alle esigenze dei mercati, dovevano sistemarsi nella città anche per periodi abbastanza lunghi (naturalmente accanto a questi "ospiti periodici" stavano per tutta la vita, ad affitto, intere famiglie di operai e lavoratori portuali economicamente non in grado di acquistare una casa autonoma nella città o nelle sue immediate vicinanze, dove il costo del terreno, delle proprietà e dei vani immobiliari era assai alto).