Informat. B. D. LO STUDIUM DI PARIGI

"[...]Gli studi furono indubbiamente una delle prime questioni sulle quali l'Ordine agostiniano dovette riflettere, dato che, fin dalla sua origine, molti dei suoi membri erano sacerdoti e si dedicavano all'apostolato pastorale. Dovettero pensare inoltre alla formazione di nuovi candidati. Non è possibile conoscere con una certa precisione la legislazione dell'Ordine sugli studi fino al periodo 1281-90.
Non vi è il minimo dubbio che il card. Riccardo degli Annibaldi dovette lanciare con efficacia l'Ordine in questo campo. L'Ordine apprezzò in maniera particolare coloro che prendevano titoli accademici e li collocò nei posti piú prestigiosi.
Nel 1259 il p. generale Lanfranco da Milano comprò a Parigi una casa per gli studenti, che cominciò a funzionare fin dal 1260 ca. Uno dei primi che vi abitarono fu il grande teologo Egidio Romano, che per qualche tempo fu alla scuola di s. Tommaso d'Aquino. Nel 1285, primo nell'Ordine, Egidio divenne Maestro di Teologia. Egli aveva scritto già diversi libri. La sua fama nell'Ordine era tale, che il capitolo generale di Firenze (1287) lo dichiarò guida degli studenti e degli studiosi dell'Ordine, sia per le opere che già aveva scritto che per quelle che avrebbe preparato in futuro (cf. AnalAug 2 [1907-8] 275). Come professore all'università di Parigi, Egidio Romano venne considerato il migliore della sua epoca. Il suo prestigio e il suo influsso aiutarono molto l'Ordine non solo in Francia, ma anche in Inghilterra e in Belgio. L'Ordine gli conferí grandi responsabilità e pose una grande confidenza in lui. Nel 1292 venne eletto priore generale. In seguito scrisse all'Ordine una lettera, nella quale si dice ai provinciali: « Conservate e anzi accrescete con tutta la vostra energia anche gli studi di teologia, poiché conviene che attraverso di essi, insieme con l'osservanza regolare, il nostro Ordine cresca con umiltà > (cf AnalAug, ivi, p. 337). Nel 1295 venne creato arcv. di Bourges da Bonifacio VIII. Morí nel 1316. « La sua produzione letteraria - dice D. Gutiérrez - può essere paragonata per estensione e varietà soltanto con quella dei tre maggiori dottori del secolo d'oro della Scolastica, s. Alberto Magno, s. Tommaso e s. Bonaventura, e per i suoi commenti aristotelici e l'opuscolo De erroribus philosophorum - scritto intorno.al 1270 - il suo nome è l'unico che possa essere messo accanto a quello di s. Alberto Magno e dell'Angelico in tutta la storia dell'aristotelismo cristiano. Infine, Egidio influí per quest'ultimo aspetto anche nella diffusione della scienza con il piú noto dei suoi libri, il De regimine principum - tradotto in breve tempo nelle principali lingue d'Europa, ivi incluso l'ebraico - nel quale esorta i re a moltiplicare nei loro domini i centri di insegnamenti e a procurarsi uomini di scienza che la comunichino ai loro vassalli, « se vogliono meritare il nome di re e non di tiranni » (AnalAug 33 [1970] 81). Fu inoltre Egidio che compose la preghiera « Anima Christi, sanctifica me », attribuita a scrittori spirituali posteriori.
A partire da Egidio, cresce il numero di coloro che ricevono i gradi accademici. Non è strano questo, dato l'interesse che l'Ordine poneva per le case di formazione, fondando sedi di studi provinciali e generali. Nel 1287-90 venne inserita nelle costituzioni dell'Ordine, parlando del p. generale, la seguente esortazione: « Provveda poi con cura come sia possibile continuare gli Studi (ossia le case di formazione o di studi), nei quali sta il fondamento dell'Ordine, con sollecitudine in tutto l'Ordine, e soprattutto come gli Studi generali possano essere nutriti nel fervore e nell'assiduità dello studio, e coloro che sono atti allo studio nelle singole province dell'Ordine vengano incoraggiati » (c. XL, ed. I. Aràmburu, n° 433, p. 139).
Nel capitolo generale celebrato nel 1324 a Montpellier (Francia), si comanda con parole ammirevoli di conservare le biblioteche come un tesoro: « Poiché la nostra Religione per la promozione, lo stato e l'onore non possiede un tesoro piú caro dei libri adatti per lo studio, definiamo e ordiniamo che tutti i libri appartenenti alla libreria comune di ciascun convento vengano conservati senza alcuna sottrazione » (AnalAug 3 [1909-10] 468).
I priori generali da Egidio in poi vengono eletti in buon numero tra i grandi studiosi e autori di importanti opere teologiche o filosofiche. Celebri sono i pp. Alessandro da S. Elpidio (1312-26), Guglielmo da Cremona (1326-42), Tommaso da Strasburgo (1345-57 ), Gregorio da Rimini (1357-8 ), Ugolino da Orvieto (1368-71), Bonaventura da Padova (1377-8), Agostino Favaroni da Roma (1419-31), Guglielmo Becchi da Firenze (1460-70), Egidio da Viterbo (1507-18), Gerolamo Seripando (1539-51), Taddeo da Perugia (1570-81), Fulgenzio Bellelli (1726-33 ), ecc.
È stato scritto talvolta che già dai sec. XIII-XIV si registrò una grande tendenza nell'Ordine contro gli studi. Tale affermazione è priva di fondamento. Sono stati indicati come rappresentanti di tale tendenza il b. Simone da Cascia e l'inglese Guglielmo Flete. In realtà, questi autori non furono mai contro gli studi. Ciò che essi condannavano erano le ambizioni legate ai gradi accademici, la perdita di tempo in sottigliezze scolastiche e il culto che credevano reso in forma eccessiva alla filosofia scolastica. Essi furono anzi studiosi esemplari. L'atteggiamento del b. Simone da Cascia appare ben chiaro in una lettera del 21.4.1342, scritta al giovane agostiniano Bartolomeo da Settimo di Pisa in occasione della sua professione: « Cerca la dottrina sana, evita le vanità. Dedicati con fede allo studio delle cose divine, praticale con amore, leggi la storia del Verbo Incarnato. Leggi con grande attenzione le lettere apostoliche. Ti darà infatti il Signore intelligenza per queste cose. Dedica il tuo tempo di sollievo alle scritture agiografiche. Nutri la tua anima piú con le discipline cristifere e apostoliche che con quelle aristoteliche. La disciplina di Cristo ti ammaestri. La sua disciplina ti diriga a lui fine di tutti » (N. Mattioli, Il beato Simone Fidati da Cascia... e i suoi scritti editi e inediti, Roma 1898, p. 349). Guglielmo Flete scrive al provinciale d'Inghilterra: « Ordinate inoltre ai priori che nessun fratello rimanga ozioso; coloro che non sono adatti alla predicazione o allo studio, facciano con le mani qualche buon lavoro » (AnalAug 18 [1941-2] 320). Senza dubbio è ammirevole vedere come questi due e altri autori agostiniani che seguivano sotto vari aspetti le tendenze degli Spirituali sappiano raccogliere i punti e gli aspetti positivi senza cadere in sottigliezze contro l'obbedienza e l'autorità.
I principali centri di formazione erano gli « Studia generalia Ordinis ». Il primo fu quello già citato di Parigi, che restò il principale almeno fino al sec. XVII; altri studi importanti vennero fondati a Bologna, Padova, lo « studium curiac », Firenze, Cambridge, Oxford.
2. 1 periodi nei quali si può suddividere la storia dell'Ordine per quel che si riferisce agli studi sono i medesimi che abbiamo indicato parlando della espansione dell'Ordine. a) Nel primo, che va fino al 1357, oltre a quelli già citati come priori generali famosi per le loro pubblicazioni, debbono essere ricordati Giacomo da Viterbo, discepolo di Egidio Romano e uno dei suoi successori sulla cattedra universitaria di Parigi. È particolarmente importante il suo De regimine christiano, scritto intorno al 1301-2, che viene considerato il primo trattato De Ecclesia. Esso s'inserisce nella serie di scritti che vennero fatti dagli A. nella prima parte del sec. XIV sulle relazioni tra la Chiesa e lo Stato. Già verso il 1301, Egidio Romano aveva scritto la non meno conosciuta De ecclesiastica potestate. Egidio esercitò un influsso grandissimo sull'Unam sanctam di Bonifacio VIII. A questi due si aggiunge, con non minore importanza, Agostino da Ancona (+1328), con la sua grande opera Summa de potestate ecclesiastica, che viene considerato il primo trattato De Romano Ponti f ice. Egidio e Giacomo difendono i diritti di papa Bonifacio VIII contro Filippo il Bello, re di Francia; Agostino d'Ancona, quelli di Giovanni XXII contro Ludovico il Bavaro. Poco dopo, interviene Guglielmo da Cremona (+1356) con la sua Reprobatio sex errorum sive de auctoritate apostolica. È stato detto che questi autori difendono una teocrazia oltranzista; si può dire, senza volerli giudicare esenti da taluni eccessi, che, esaminata attentamente la loro dottrina e considerata l'importanza che concedono alla grazia, la loro posizione si mantenga abbastanza nel giusto.
Tra i pp. generali conviene evidenziare come teologi anche Tommaso da Strasburgo (+1357) e Gregorio da Rimini (+1358): quali superiori, uno conclude la prima epoca e l'altro apre la seconda, però in quanto teologi appartengono entrambi alla prima. Tommaso da Strasburgo esercitò un grande influsso con il suo prezioso commento In quattuor libros Sententiarum, « conservato in molti manoscritti e in varie edizioni, nel quale ci lasciò il corso teologico piú completo, piú uniforme e piú apprezzato di quanti produsse la scuola agostiniana prima di Gianlorenzo Berti (+ 1766) » (D. Gutiérrez, AnalAug33 [1970] 97s). Gregorio da Rimini fu forse l'agostiniano che fino ad allora seguí piú da vicino s. Agostino per la teologia; una delle sue opere migliori è il commento Super primum et secundum Sententiarum. Solo attraverso un grave disconoscimento della sua dottrina egli è stato qualificato come tortor infantium, poiché avrebbe condannato alle pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo: niente di ciò; Gregorio espone le due sentenze e non si pronuncia per nessuna delle due. È, stato detto che egli fu « antesignanus nominalistarum » (antesignano dei nominalisti): non si riscontra alcun nominalismo in lui; anzi, i suoi stessi contemporanei lo ritennero contrario ai nominalisti. « La verità è che egli è uno dei grandi teologi del secolo XIV, e se gli si vuole attribuire la gloria piú appropriata, Gregorio è uno dei migliori conoscitori di s. Agostino di ogni tempo » (D.A. Trapp, Gregorio de Rímini y el nominalismo, in August 4 [1964] 5).
Com'è noto, in questo periodo, gli autori erano allo stesso tempo quasi sempre filosofi e teologi. Tuttavia, occorre indicare come filosofo soprattutto l'agostiniano spagnolo Alfonso Vargas da Toledo (+1366). Egli è una grande personalità per diversi motivi: fu uno dei migliori collaboratori del card. Egidio de Albornoz nel governo dello Stato pontificio; divenne arcv. di Siviglia. Su di lui valga il giudizio che ne dà il gesuita p. Urraburu: « Tanto nel suo trattato de Anima come nei suoi commenti sul I libro delle Sentenze, si manifesta una intelligenza superiore e desta invidia il suo stile sobrio, ordinato, vigoroso e piú chiaro dell'acqua. Se avessi potuto vedere il suo trattato de Anima mentre stavo scrivendo la Psicologia, piú di una volta lo avrei citato elogiandolo. Se Dio vorrà che possa redigere la storia della filosofia, vi si potrà sottolineare questo scrittore che è tanto meritevole ed è un vero peccato che egli sia cosí sconosciuto » (CiudDios 177 [1964] 224).
La stessa cosa avviene per gli autori di vita spirituale. Tuttavia, forse tre dei rappresentanti piú caratteristici di questa epoca sono Enrico da Friemar (+1340), uno dei migliori rappresentanti della mistica tedesca medievale; il b. Simone da Cascia (+1348) e il p. Ermanno da Schildesche (+1357). Le opere del b. Simone, L'ordine della vita cristiana e il De gestis Domini Salvatoris, hanno esercitato un grande influsso sulla spiritualità, rilevabile particolarmente in s. Caterina da Siena e in molti altri autori. Ermanno da Schildesche lasciò una chiara e profonda conoscenza della vita spirituale soprattutto nel Claustrurn animac. È interessante sottolineare che egli, in contrasto con la tesi di s. Tommaso d'Aquino, sostiene che il voto specifico della vita religiosa è il voto di castità.
b) Il periodo 1357-1539 è invece un periodo di decadenza. Esso tuttavia comincia molto bene, poiché sono ancora viventi diversi dei grandi teo. logi e altri scritti del periodo anteriore, alcuni dei quali abbiamo piú sopra ricordato. Durante questo periodo e già negli ultimi anni dell'anteriore, abbonda la corsa ai titoli o gradi proprio per ambizione e vanità e onde godere di certi privilegi che in gran parte avrebbero dovuto essere eliminati, in quanto erano in contrasto con la vita fraterna agostiniana.
Durante il periodo 1350-80, furono tanti i teologi usciti dalle file agostiniane, che, secondo Hurter (Nomenclator litterarites, IV, Innsbruck 1892, p. 507), sembra che debba essere riconosciuto appunto all'Ordine agostiniano il primo posto. Francesco di Biancozzo de' Nerli, agostiniano, fu il primo che conseguí il dottorato nella facoltà teologica di Firenze. Nell'organizzazione dell'università teologica di Bologna, inaugurata il 2.6.1364, esercitò un grande influsso l'agostiniano Ugolino da Orvieto (+1374): fu lui il principale redattore degli statuti della nuova facoltà, e fissò il suo indirizzo scientifico. Con lui collaborò il p. Bonaventura da Padova, il quale, già cardinale, fu uno dei tre incaricati da Urbano VI di riformare o adattare i primi statuti per altre università italiane. Ugualmente agli statuti della medesima facoltà nell'università di Vienna prestò la propria collaborazione l'agostiniano Leonardo da Carinzia, che appare tra i firmatari del 1380. Uno dei primi professori dell'università di Praga fu il p. Nicola da Laun. Merita di essere citato pure Stefano d'Ungheria, professore a Gran, vesc. di Nytria e arcv. di Kalocsa (1350-82). Prima di lui, l'Ordine aveva già avuto un grande professore ungherese, il p. Alessandro d'Ungheria. Data la levatura di entrambi, è stato possibile affermare che, nei primi tempi del sec. XIV, furono gli A. i principali rappresentanti della teologia in Ungheria. Gyso da Colonia e Nicola da Neuss presero parte alla fondazione della facoltà di teologia nell'università di Colonia, in cui furono professori.
Gli A. proseguirono per molto tempo l'insegnamento nei centri universitari che abbiamo citati per il periodo precedente ed ebbero buoni professori universitari in Spagna: Bernardo Oliver (+1348), Martino da Córdoba e Jaime Pérez da Valenza (+1490).
Altri teologi meritevoli di nota in questo periodo sono: Giovanni Clencot (+1375), Giovanni Hiltalinger da Basilea (+1392), i cui commenti alle Sentenze sono una vera enciclopedia teologica, Tommaso Winterton (+1392), Roberto Hardeby (+1398), Giovanni Zaccaria (+1428), Paolo Veneto (+1429), grande filosofo, Agostino Favaroni da Roma, forse il principale teologo, Bartolomeo Arnoldo da Ussigen (+ 1532), che scrisse con brillantezza contro Lutero e seguaci, Egidio Canisio da Viterbo (+1532), che divenne generale dell'Ordine e cardinale ed esercitò un grande influsso nel Concilio Lateranense V, sul quale provocò una profonda impressione il suo discorso in cui pronunciò la frase famosa: « Homines per sacra immutari fas est, non sacra per homines: è necessario che gli uomini vengano riformati dalla religione e non la religione dagli uomini». Dionisio Vàzquez (+ 1539) fu il primo professore di Sacra Scrittura nell'università di orientamento umanista di Alcalà (Madrid): egli era molto esperto in filologia e patrologia.
Già nell'ultima parte del periodo precedente, era sorta tra gli A. italiani una forte corrente umanistica. Essi furono forse i frati maggiormente amici di Petrarca, sulla cui vita influirono non poco, come pure sul Boccaccio. Quest'ultimo s'imbatté nell'agostiniano Martino da Signa (+1387), suo confessore e padre spirituale, che lo portò a una morte degna. Fu tale la gratitudine del Boccaccio verso di lui, che lo lasciò erede della propria biblioteca ed esecutore delle sue ultime . volontà. Tra gli amici di Petrarca, e umanisti essi stessi, occupano un posto speciale Dionigi da Borgo San Sepolcro (+1342), Bartolomeo da Urbi.. no (+ 1350), autore del celebre Milleloquium S. Augustini, già iniziato da Agostino d'Ancona, Giovanni Cocci (1-1364), Luigi Marsili (+1394), animatore del gruppo umanistico di Firenze, e il già citato p. generale dell'Ordine e card. Bonaventura da Padova, che pronunciò l'elogio funebre al funerale del Petrarca.
Altri umanisti insigni di questo periodo furono l'italiano Andrea Biglia (+ca 1435), il francese Giacomo Legrand (1-1414-5) e Ambrogio Calepino (+1511), che divenne immortale con il suo Dictionarium septem linguarum, che ha fatto si che in diverse lingue il suo cognome di « Calepino » sia divenuto sinonimo di « dizionario ».
c) Con l'inizio del periodo successivo 1539-1785, viene avviato un particolare sforzo di rinnovamento degli studi, grazie all'energia e all'attività dinamica del grande p. generale Gerolamo Seripando ( t 1563), il quale fu inoltre uno dei maggiori teologi ed esegeti che l'Ordine agostiniano abbia posseduto; oggi, è indubitato che egli fosse il migliore teologo del Concilio di Trento,. Nel corso del suo generalato (1539-51) emanò ottime disposizioni relative agli studi e li promosse egli stesso personalmente in occasione delle visite che fece alle province d'Italia, Francia, Spagna e Portogallo durante gli anni 1539-42, raccomandando con insistenza che si seguissero gli autori della scuola agostiniana, specialmente Egidio Romano. La sua opera venne proseguita in maniera particolare dal suo eminente discepolo Taddeo da Perugia, che fu generale dell'Ordine durante gli anni 1570-81.
Considerevole influsso esercitò l'Ordine all'università di Salamanca, nella quale ebbe allo stesso tempo fino a quattro professori. Quando venne fondata la prima università di America in Messico (1553), ebbe un notevole ascendente l'agostiniano Alonso de la Vera Cruz, che ne può molto facilmente venir considerato il fondatore intellettualea lui venne affidata la cattedra di esegesi biblica. Morto nel 1584, fu sua la prima opera di filosofia pubblicata in America. In questo tempo, gli A. fondarono in America alcune università: una a Quito (1586) e un'altra a Bogotà (1694). Una specie di collegio universitario fu quello di s.Ildefonso di Lima. In Spagna, nelle isole Canarie, venne fondata l'università de La Laguna (1744).
Tra i teologi principali, oltre a quelli già ricordati, vi sono: Giovanni Hoffmeister (+1547), Cristoforo da Padova (+1569), Lorenzo de Villavicencio (+1583), Gaspare da Casale (+1584), Luigi de León (+ 1591), uno dei migliori teologi spagnoli ed eccellente esperto di Sacra Scrittura: speciale ricordo merita la sua opera I nomi di Cristo; Pietro de Aragón (+1592), Giovanni de Guevara (+1600), il portoghese Egidio della Presentazione (+1626), Agostino - Antolínez ( t 1626), Basilio Ponce de León (+1629), che esercitò un influsso dominante nella formulazione della dottrina sulla grazia nella scuola agostiniana; Bartolomeo de los Ríos (+1652), il teologo della schiavitú mariana; Agostino Gibbon (+1676), Cristiano Wolf (o Lupo: +1681), Enrico Noris (+1704), Enrico Nicola Gavardi (+1715), Bernardo Desiderant (+1725), Pietro Manso (1-1736), Fulgenzio Bellelli (+1742), GianIorenzo Berti (+1766), Enrico Flórez (+1773), Giordano Simon (+1776), ecc. Tra i filosofi merita un ricordo particolare il p. Diego de Zúniga (+1599 ca); M. Solana ha detto di lui: « Fra Diego de Zuniga può essere chiamato il Vives della Scolastica spagnola alla fine del secolo XVI » (Historia de la Filosofia espanola, III, Madrid 1941, p. 221-60).
Abbondante è il numero di coloro che si dedicarono in maniera particolare alla spiritualità: s. Tommaso da Villanova (' 1555), il suo discepolo il b. Alonso de Orozco (+1591), Luigi Montoya (+1569), il portoghese Sebastiano Toscano (+1580 ca), Tommaso di Gesú o Andrada (+ 1582), Giovanni Nicola Chiesa ( t 1782), ecc. Emerse nella trattazione di questioni liturgiche G. M. Cavalieri (+1757).
d) Il periodo 1785-1880 è caratterizzato, invece, da una grande decadenza, benché non mancassero neppure in esso grandi teologi e scrittori di altri temi e anche professori universitari. Conviene citare: l'orientalista Antonio Agostino Giorgi (+1797), Michelangelo Marcelli (+ 1804), J.F. Sidro Villarroig (+1816), Engelberto Klúpfel (+1811), ecc.
e) Il periodo che inizia con il 1881 ha molto promosso gli studi. In Spagna influí grandemente il p. Tommaso Càmara, in seguito vescovo di Salamanca e uno dei migliori promotori degli studi nella Chiesa spagnola; morí nel 1904. Tra i suoi discepoli vi fu il p. Onorato del Val (+1910); eminente patrologo fu il p. Antonio Casamassa (+1955), ecc. Come filosofo merita di essere citato il p. Marcellino Arnaiz (1-1930), discepolo del card. Mercier. Meritano anche una menzione speciale i teologi e orientalisti card. Agostino Ciasca (+1902) e A. Palmieri (+1927). Buon patrologo e storico fu il p. Angelo C. Vega (+1972).
Nei primi tempi di questo periodo, lo studio fu avviato principalmente verso le scienze non ecclesiastiche. Vennero fondati molti collegi. Le stesse università proprie dell'Ordine, quella di Villanova negli Stati Uniti, quella di Villanueva a Cuba e quella di Iloilo nelle Filippine, ne hanno conservato l'impronta. Per le scienze ecclesiastiche merita di essere notata la erezione pontificia dell'Institutum Patristicum Augustinianum, avvenuta il 25.7.1969, con sede a Roma[...]" [tratto da David Gutiérrez GLI STUDI NELL'ORDINE AGOSTINIANO DAL MEDIOEVO AD OGGI - LOS ESTUDIOS EN LA ORDEN AGUSTINIANA DESDE LA EDAD MEDIA HASTA LA CONTEMPORÁNEA da Analecta Augustiniana Vol. XXXIII (1970) pp. 75-149 - Traduzione dallo spagnolo a cura di ANGELICA ORNELAS e MASSIMO GUIZZARDI (CENTRO STUDI GHIRARDACCI)] .