cultura barocca
Medicina, Chirurgia, Ospedali attraverso i millenni (con testi digitalizzati e corredo iiconografico) LA CIRUGIA ("Chirurgia", digitalizzata e con indici moderni) del cinquecentesco LEONARDO FIORAVANTI (l'immagine riproduce la dotazione strumentale di un Medico dell'età intermedia (in epoca romana e specie imperiale la strumentazione era di livello decisamente superiore) ma anche di un Barberio anche se non bisogna dimenticare una figura peculiare di barberio itinerante, a volte non privo di qualità, il CANTA IN BANCO ("CANTABANCO" = IN QUALCHE MODO EVOLUZIONE DEL MARSUS DEGLI OSPEDALI MILITARI ROMANI) uso recarsi nei mercati e nelle fiere per curare la gente di umile condizione]

SRUMENTI CHIRURGICI (vedi qui l'immagine sopra proposta ingrandita), tratti da un'incisione in legno di fine XV secolo: inoltre cliccando sui collagamenti si possono visualizzare un' OPERAZIONE ALL'ADDOME ed ancora l'AMPUTAZIONE DI UN ARTO
Il problema sostanziale di qualsiasi chirurgo era però di dover operare senza anestesia avvalendosi talora di sostanze allucinogene o meglio ancora di oppioidi utilizzati negli ospedali romani, militari e non o facendo ubriacare sin all'intontimento il paziente (auspicando poi il non manifestarsi di infezioni estreme contro cui si ricorreva a piante ritenute utili contro le infezioni ed in certi casi all'usnea: ben si intende comunque quanto fosse drammatico un intervento chirurgico e quali complicanze potesse avere anche in dipendenza dell' IGIENE possibile nei locali ospedalieri e non.
Qui scorrendo la pagina (con le voci attive anche in questa altra stampa) si evidenzia una delle ragioni per cui dal medioevo la chirurgia fosse assolutamente posposta alla medicina (nonostante lo scontro in essere fra la scuola ufficiale medica e le scuole alternative compresa la paracelsiana) e come fosse temuta l'opera pur a volte inevitabile del chirurgo spesso però, in mancanza di anestetici e antibatterici, definita medicina del dolore (termine invero applicato per la castrazione dei fanciulli per renderli evirati cantori ma dall'opinione popolare poi esteso a tutti i chirurghi).
La professione del medico ed ancor più quella del chirurgo (e del resto non tutti potevano avvalersi di medici o chirurghi di fama e valore: spesso ci si doveva accontentare di un barberio o di un "canta in banco" "esperto" di cure e chirurgia spicciola, operante nei giorni di mercato) era del resto esposta a molteplici rischi non escluse le ritorsioni anche violente dei parenti del paziente = una norma particolare tratta dalla settecentesca Bibliotheca Canonica, Juridica, Moralis, Theologica del Ferraris, tra le tante voci concernenti i medici coi loro severissimi obblighi e doveri (vedi) comportava anche indicazioni sul rispetto loro dovuto e sulla loro salvaguardia.
L'illustre medico (e scrittore in merito alla sua professione di chirurgo) ANDREA MAJOCCHI (di cui si può qui leggere la biografia) ha vissuto tra fine ottocento e '900 l'evoluzione della chirurgia e in dettaglio della chirurgia ostetrica (aggravata da responsabilità estreme per i medici quanto per le ostetriche specie solo mammane e praticanti di basso profilo: professione così a rischio che nell' '800 comporterà inevitabili, per quanto spesso evase specie negli strati sociali più miseri e/o malfamati riforme -qui dello Stato Sabaudo- a pro delle competenze necessarie per esser lecitamente "Chirurgo Ostetricante" e "Levatrice"), pur con il quasi necessario scorrere di certo tempo ancora, a lasciare finalmente poi del tutto lo stato di "umilissime ancelle" della medicina finendo per essere tal celebre chirurgo anche uno straordinario testimone storico di una chirurgia sospesa tra due mondi e due ere, la vecchia caratterizzata dalla monumentalità ma non dall'efficienza dell'Ospedale Maggiore di Milano alla "nuova": all'inizio segnata, nel suo destino votato ad inarrestabile progresso, dal carisma del chirurgo Bernardino Moscati, di cui parlò nelle sue opere e su cui son qui digitalizzati alcuni passi emblematici = lui stesso svolgendo la professione presso la Guardia Medica quale ostetrico conobbe l'esperienza non solo di assistere a parti normali in ambienti tranquilli ma anche di muoversi in un contasto umano ora poverissimo seppur onesto ora drammatico ora stravagante e di tipo circense ora decisamente malfamato con situazioni da Grand Guignol come nel caso di questo suo intervento in un "tempio quasi infernale del sesso mercenario" per soccorrere una giovane prostituta d' un modestissimo lupanare -di Via Vetraschi, la Suburra del già lurido quartiere di Piazza Vetra a Milano- colpita da grave aborto emorragico dopo tre mesi di gravidanza (colpisce la descrizione tutta del Majocchi riuscito poi a salvare la sventurata, pur operando in condizioni quasi surreali e come scrisse in uno strano contrasto di baccanale e di morte, in un'atmosfera di profumi inebrianti, di quadri osceni, e di luridume) o come in occasione d'altro suo intervento nel corso del quale fu aggredito da un padre disperato di una giovane messa in stato interessante da un farabutto e con un aborto in atto. Durante queste visite notturne a sua differenza molti medici ostetrici (e non solo) si spostavano armati (p.55): ritornato, malconcio, in sede ospedaliera fu rimproverato di non girare armato nottetempo specie chiamato in certi pericolosi quartieri dal suo amico e mentore dott. Ferri che gli raccontò un episodio drammatico in cui morta la donna gravida che con un collega aveva soccorso furono entrambi circondati da una folla di energumeni e donne di malaffare che li accusavano minacciosi di averla uccisa e che ebbero il coraggio di attraversare tenendo ben ferma la mano sulla pistola che portavano con se stessi.
Ma questi tempi passarono come scrive il Majocchi grazie soprattutto ai rapidi progressi della chirurgia compresa la chirurgia ostetrica e la quasi contemporanea scoperta dell'antisepsi, l'uso dei guanti in sala operatoria e quindi dell' anestesia (pag. 77 e seguenti: sottolineando l'importanza di questa datata da Andrea Maiocchi sulla base delle pubblicazioni scientifiche al 1846, ma poi in varie altre forme da lui utilizzata, a fronte delle sostanze di cui sopra si è detto, dall'"uso spesso problematico e suscettibili del sospetto di stregoneria") [contestualmente menzionando l'amputazione di una gamba al Romagnoli descritta nelle Mie Prigioni di Silvio Pellico l'orrore che in molti suscitava un intervento chirurgico importante su una persona viva, spesso portata a frenesia e pazzia dal dolore, tanto che il suo maestro il Prof. Bottini disgustato dal dolore provocato ai pazienti scelse alla fine di abbandonare la chirurgia e ritirarsi nell'Istituto del Sappey a studiarvi anatomi sostenendo che "almeno i cadaveri non soffrivano né davano luogo a così triste spettacolo" (p. 79, dall'inizio)]


Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante


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