cultura barocca

TERREMOTI NEL PONENTE LIGURE

La Liguria occidentale è "terra a rischio sismico" e vari son stati i TERREMOTI che l'hanno colpita
Nel 1564 un TERREMOTO aveva minato Ventimiglia ed il suo territorio: la sua analisi non è semplicissima ma da un'attenta RICOSTRUZIONE DEGLI EVENTI prende corpo l'idea che il ventimigliese sia stato provato da una serie di sismi anteriormente al tragico 20 luglio 1564 in cui NIZZA fu gravemente colpita dal terremoto: e di cui si è conservato un DISEGNO D'EPOCA.
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Prescindendo da quanto resterà per sempre ignoto, a proposito di questa terra speleologicamente complessa è comunque scientificamente doveroso riprendere dal Manoscritto Borea -apportando via via gli opportuni arricchimenti di documentazione critica- i TERREMOTI più significativi della Liguria occidentale, quelli cioè del 1564 - 1638 - 1755 - 1782 - 1808 (noto quale Terremoto di Pinerolo impropriamente datato al 1807 nel Manoscritto Borea) - 1812 - 1817 - 1818 - 1819 - 1820 - 1821 - 1829 - 1831 - 1832] una fra le pagine più sconvolgenti fu "scritta" nel febbraio del 1887, con un SISMA COSI' TERRIBILE che richiamò persino l'attenzione del Mercalli qui giunto per studiare il cataclisma, tanto grave che, come si vede dalle prime istantanee, convivevano DISTRUZIONE, TERRORE E CAOS cui si potè porre rimedio con una certa lentezza dati gli strumenti a disposizione e data la necessità di approntare per i senzatetto delle GIGANTESCHE TENDOPOLI come la TENDOPOLI che fu approntata nella piana di ARMA DI TAGGIA.
Del TERREMOTO DEL 1887 che comunque flagellò tutto il PONENTE LIGURE, causando oltre un MIGLIAIO TRA MORTI E FERITI esistono alcune relazioni e tra quelle che maggiormente coinvolgono si possono rammentare quella stesa, sotto forma di ricordanze, da LUIGI AMORETTI (nel suo volume di ricordi Le opinioni dello zio Giovanni) per quanto concerneva il territorio di ONEGLIA/DIANO e soprattutto quella redatta, in qualità di testimone oculare, da DON G.B. ZUNINI (originario di Baiardo) parroco di Pompeiana, nel vasto retroterra fra Taggia e S.Stefano, (che finì il suo apostolato come Parroco della Chiesa ventimigliese della Consolazione meglio nota come di S.Agostino e che, a suo modo, fece riparare i danni dell'edificio sacro ventimigliesed, anche se errando soppresse il Chiostro antico -oggi in buona parte riportato all'antico splendore- facendovi erigere sopra una sala di grandi dimensioni ad uso adunanze). Lo Zunini, da testimone oculare del cataclisma, offrì una straordinaria descrizione della tragedia in un suo Diario intitolato Pompeiana/ Memorie di sua antichità, dipendenze, Opere Pie, Chiese, Rettori, Prevosti e di quante altre notizie potè trovare e raccogliere il Prevosto Don Zunini:
"...1887:1. - Finché gli uomini avran memoria [scrive nel suo DIARIO il parroco Zunini]", non sarà dimenticato quest'anno in Pompejana [come si vede dalle immagini QUESTO PAESE, peraltro già provato da un violento sisma nel 1831, subì gravissimi danni] come in altri paesi di Liguria [tra i paesi dell'interno in particolare BUSSANA e BAIARDO SUBIRONO DANNI TERRIFICANTI]. Quali infelici giorni, e quai disastri non apportò esso dal 23 febbrajo, giorno delle Ceneri. Nei tre giorni precedenti a questo parve, che il demonio" ["per antonomasia anche la Bestia, il Drago, l'Anticristo" = le convinzioni supestiziose sopravvissero a lungo e nell'opinione dei semplici perdurarono ben oltre le prime indagini scientifiche che, tra tante incertezze, presero ad affermarsi, lentamente, poco prima del XVII sec. presupposto della "Scienza Nuova"
] più che in ogni altro Carnevale avesse acceso a scarnascialare la gioventù e quanti uomini e padri di famiglia son piuttosto dediti all' ubbriacchezza e al disordinato operare. Il mattino stesso del 23 sunotato, poco tempo prima suonasse l'Ave Maria, la funzione e la Predica delle Ceneri, giovinastri, scorrazzavano ancora per le strade, ebbri di divertimenti, di gozzoviglie, di balli fino allora tenutisi aperti in osterie [data l'epoca e con la scienza del poi si perdonino allo Zunini queste postulazioni proprie della predicatoria religiosa e che per esempio troviamo nella predica XV del Quaresimale di Padre Paolo Segneri e che giungono inasprite nei parroci del XIX secolo anche per direttive superiori, alimentate come qui si legge -con documenti e immagini non comuni- dal persistere della Questione Romana e dell'urto tra Stato e Chiesa dopo l'Unità italiana, e la soppressione dello Stato della Chiesa fermo restando, anche su scala internazionale, il persistere di contenziosi risolti molto dopo in forza dei Patti Lateranensi]. - Però sul far del giorno, verso le sei ore, mentre il popolo trovavasi in Chiesa intento ad ascoltare la predica delle Ceneri, che si fece dopo il Vangelo della Messa, quale sorpresa! Mentre il Predicatore, certo Teologo Giacomo Moraglia di Pontedassio, asserendo "che quaggiù tutto è labile e fugace", usciva in un infatti per le rispettive prove, s'ode come un rombo sotterraneo, indi uno scricchiolio dei tegoli della Chiesa, come fossero essi percossi da grossi chicchi di grandine. E che è? Che non è? - Tutti si mettono sull'attesa, ma non passa un'istante, che tutti capiscono di che si tratta. La Chiesa da est a ovest si muove ondulando agitata; indi traballa e par si contorca; il terrore è al colmo, quando con acuto suono sentesi come lo strappo del volto della navata di mezzo. Allora fu un gridio e strillo universale con un fuggifuggi indescrivibile: altri verso la porta, altri verso la sagristia. Ed era già vuota la Chiesa, quando durava ancora il terribile moto. Si cessò finalmente; ma volendo io, che m'ero inginocchiato presso l'altare con la pianeta, ripigliare la Messa, non trovai più chi la servisse. Solo era rimasto in coro certo Giovanni Clerici Scorrion. Pensai di qui recarmi sulla porta della Chiesa, passando nel corridoio di mezzo, ad invitare la gente, perché dalla piazza, chi non si fidava ad entrare dentro la Chiesa, sentisse la Messa, che io andava a continuare, per questi motivi: 1° per ringraziare Iddio, che non successe in Chiesa disgrazia ad alcuno - 2° perchè se Iddio avea permesso quel flagello a punizione dei nostri peccati, egli piu facilmente fosse indotto a placare il giusto suo sdegno. Devotamente infatti si inginocchiarono tutti sulla piazza, ed io a porte spalancate andai a riprendere la celebrazione del S. Sacrifizio. Se non che, era appena entrato nelle preghiere del Canone, che dopo un terrifico boato ripigliò veemente il terremoto sino a persuadermi, che fosse la fine del mondo, e a raccomandarmi, prostratto in ginocchio e invocando il patrocinio della Madonna e dei Santi, l'anima e la popolazione a Dio. Mi si rizzano i cappeli ogni qual volta penso a quegli istanti. Pregava io forte dall'altare e il popolo piangente mi rispondeva dalla piazza - gridando taluni: Fugga, Signor Prevosto, che si dirocca la Chiesa: scappi! Però, come Dio volle, finì senza danno ad alcuna persona anche questa seconda terribile scossa, e potei finire la S. Messa, che, spero, sarà stata graditissima al Cielo, non già per il raccoglimento e l'esattezza delle cerimonie, che solo sa Iddio come in questi mi sarò diportato, ma per la fede e la compunzione, che mi si eccittarono vivissime, e pel coraggio, con cui zelai il ministero, dinnanzi ad un popolo esterrefatto ed avvilito.

2. - Fin qui però non si pensò più lontano della Chiesa. Si sospettò, sì, da taluni, che da quelle scosse potea esserne venuto qualche pò di paura nelle case; ma non si sospettarono danni e disastri, perché nulla s'era visto rovinare in Chiesa. Io, ad esempio, per mia parte sospettai che case, come la mia Canonica, pregiudicate antecedentemente, si fossero aggravate - ma non credeva che ciò fosse in gran proporzione; giacché facea conto che in Chiesa la cosa fosse apparsa più grave, atteso l'argomento del predicatore, cui eravamo tutti intenti; e la vastità della Chiesa stessa; e l'oscurità della notte, che non ancor ivi dissipata nulla ci lasciava vedere -. Quando però uscimmo di Chiesa, e si riportò sulla piazza che il paese sotto la Chiesa era mezzo diroccato - che vi era gente a salvare dentro finestre riparatasi - che si teme siane altra rimasta vittima sotto le macerie - che altri grondano sangue ed altri morenti: mio Dio! fuori me stesso, piangendo, corsi sul luogo dimentico della Casa Canonica; e davvero! che le referenze non eran false. Straziato nel cuore ed attontito nella mente, vidi che l'abitato, tutto sdruscito, qui era in parte caduto dei volti, lì cadente; qui squilibrato, lì minaccioso - e che delle poche famiglie, che non eran venuti alla Chiesa, pochi andarono esenti da morte o da ferite. Vi furono infatti cinque morti, tutti trovati nel letto schiacciati, e undici gravemente feriti, che si scavarono e di cui però niuno mori. - Non oarlando di aui delle molte strazianti scene, cui dovetti assistere ora ascoltando confessioni a campo aperto, or intromettendomi tra rovinosi muri per assolvere, se fosser ancor vivi, i supposti morti sotto le macerie, basti sapere, che 131 famiglie dovettero abbandonare le antiche abitazioni e ritirarne alla meglio poche masserizie, per andarsi ad attendare nella vigna o Piano del Prevosto. E qui di nuovo come non piangere? Vedere tante miserie e tanti guai senza un rimedio, che crepacuore per un Parroco! - Suonarono intanto le nove ore da breve, cioé tre ore dopo la catastrofe, ed ecco nuova, più breve, ma non men terribile scossa preceduta da rombo terrifico. Si era all'aperto, eppure... tutti mettersi a strillare, e ad invocare la misericordia di Dio e della Madonna tra le lagrime e i singhiozzi, anche da parte degli uomini più ardimentosi ed ancor mezzi ubbriachi dalla notte, fu la stessa cosa. Questa scossa, che prima osservai dall'aperto, mi diede l'immagine viva di quello scotimento, che in tutto il suo corpo praticano i cavalli ed i muli dopo essersi levati da giacere. Viva, sussultoria, ed ondulante con rapidità indicibile. Decise essa a cadere molti muri, che eran rimasti, dirò così, a mezz'aria per le scosse precedenti. Finalmente il dopo pranzo verso due ore, mentre presso di mia sorella Felicina, sul Canto, m'ero assiso, come tutti gli altri sotto un'albero a sdigiunarmi e a pigliar fiato, si sentì altra scossa sensibile, che però, come le altre della notte e dei giorni seguenti, non eccitarono più a molto spavento, fino a quella degli 11 marzo seguente, che di nuovo mise in apprensione, e fece rovinare qualche muro.

3. - La prima giornata passò intanto senza che il popolo si avvedesse più che tanto dei suoi casi. Era la gente come sbalordita, e credeva d'aver sognato. Io ad esempio fino alla sera non avea ricordato di osservare la Chiesa, che tutta era stata ristorata due anni innanzi, e la Canonica, che già avea i volti abbastanza screppolati. Allor però osservai la Chiesa, e me meschino! le tre chiavi o rondini principali della navata di mezzo erano strappati; sicché il volto tutto era minaccioso avendo una fenditura dalla facciata al presbiterio ed altre fessure in cento direzioni. Più erano strappate le due chiavi o rondini della navata appoggiata al Campanile, e proprio le due, che pare si leghino col Campanile stesso - La Canonica poi faceva paura; il volto della sala s'era mezzo sfondato, e quelli delle camere, se non erano sfondati aveano pur essi marchi spaventosi. Fu di qui, che quella notte e varie altre in seguito seguii l'esempio di tutti, anche degli abitanti di Barbarasa e delle Ca-Soprane, i quali furono più rispettati dal terribile flagello benche non siano rimasti incolumi - fu di qui, dico, che non dormii in Canonica, ed accolsi l'ospitalità offertami dall'amico Vincenzo Natta Paladin, il quale colla sua famiglia ed i vicini improwiso una baracca in legni e tende coperta di tegole presso la sua casa. Eravamo assieme un 35 o 40 persone - L'indomani però quando giunsero le nuove della Liguria, qualmente cioè era stata quasi tutta colpita dall'immane disastro, sicché Savona, Finalmarina, Albenga e tutta la provincia di Porto Maurizio lamentavano danni incalcolabili - e che a Diano era successa una generale distruzione con molte vittime; a Oneglia uno sconquasso senza esempio; a Bajardo, mia patria, un'ecatombe di 231 persone schiacciate, e molte altre orribilmente ferite dal tetto a volto della Chiesa, che rovinò d'un colpo; a Bussana [scrisse ancora nel suo Diario il Parroco Zunini] il diroccamento delle case e della Chiesa, onde molti seppelliti sotto le rovine [BUSSANA VECCHIA sarebbe poi stata abbandonata dalla popolazione: in un sito prossimo alla costa venne riedificato il borgo, la NUOVA BUSSANA, destinata ad un proficuo sviluppo mentre il diroccato centro antico dopo un lungo abbandono -e tra varie controversie- divenne sede e ritrovo di molti artisti, specie stranieri, attratti dalla bellezza spettrale del sito e dallo spettacolo della terribile potenza naturale qui scatenatasi con la conseguenza tante vittime innocenti]; a Castellaro lo sfondamento del volto della Chiesa, benché a tratti, sicché molti si poterono salvare; a Ceriana, a Taggia ecc. altri guai - allora un panico più ragionato invase gli animi di tutti, ed ognuno cominciò a vedere seriamente i proprii guai, e a pensare alla giustizia di Dio - che quindi la si dovea placare con l'intercessione di Maria Vergine invocata con preghiere. Da quel dì infatti si manifesto un gran risveglio di fede; e per più tempo dopo il suono dell'Ave Maria della sera giovani e vecchi, buoni e malvagi si ritiravano nelle loro tende o dei vicini per attendere alla fervida recita del S. Rosario, che prolungavasi per ore ed ore con altre preghiere..." [edito in Pompeiana nella Storia di M. De Apollonia - B. Durante, Pompeiana/ Pinerolo, 1986, pp.132-136].

"...Ed insieme preghiamo...che giammai -Iddio nol voglia!- alcuno venga lasciato solo entro siffatto orrore...si dimentichino odii e parzialità ché siam tutti fratelli in questa somma sciagura, in tale dolore che appare vieppiù senza confini..."
[Nota del parroco Zunini entro il suo Manoscritto che narra il terremoto in Liguria del 1887 e che così continua alludendo poi ai soccorsi: edito in Pompeiana nella Storia di M. De Apollonia - B. Durante, Pompeiana/ Pinerolo, 1986, pp.132-136]
























La BUSSANA NUOVA fu edificata quindi sulla riva del mare e prese a fiorire anche in fuzione della sua vicinanza alla linea ferroviari ed a quella STRADA DELLA CORNICE che sarebbe poi divenuta la moderna STATALE AURELIA.
Gli orrori del terremoto non poterono però essere dimenticati e così sul promontorio detto delle anime si costruì il SANTUARIO DEL SACRO CUORE DI GESU' che tuttora presiede in modo imponente a tutto il complesso architetonico di BUSSANA NUOVA.
Ci narra Giovanni Meriana nel suo irrinunciabile e preziosissimo lavoro sui Santuari in Liguria che al centro di questa iniziativa stette la figura di Don Francesco Lombardi, parroco di Bussana dal 1857 al 1882, che la Domenica delle Palme del 1894 (era un 18 marzo) si pose idealmente a capo della "fuga" dei suoi antichi parrocchiani dal vecchio paese distrutto.
Pagine forse più poetiche anche se meno oggettive ci ha lasciato un testimone oculare, quel Fra Ginepro da Pompeiana che nei suoi scritti sul borgo natio, appunto Pompeiana, riferendosi al sisma ebbe modo di elogiare grandemente l'opera sociale e spirituale di F.Lombardi.
Convinto che nonostante la tremenda gravità dell'evento Dio avesse comunque dato una prova della sua clemenza e mosso da una sincera devozione per il SACRO CUORE DI GESU', don Lombardi, a titolo di ex-voto, volle "portar via" dalle macerie dell'antica Bussana e più precisamente della sua stessa ormai distrutta CHIESA PARROCCHIALE [vittima di una GENERALE DISTRUZIONE (come si ricava dalla drammatica confusione delle primissime istantanee)] , proprio il Culto del Sacro Cuore che vi era stato istituito nel 1767.
Ne derivò il grande santuario del SACRO CUORE DI GESU' di BUSSANA NUOVA reso splendido dall'opera indefessa di don Lombardi.
L'edificio, ad una sola navata, riflette un certo gusto bramantesco ed è carico di simboli e decorazioni: il Meriana in particolare definisce "straordinarie opere dell'artigianato artistico" il coro, che è del 1910, ed il pulpito (del 1901).
Sulla destra di chi entra nel Santuario si può quindi vedere la magnifica tomba di don Lombardi di cui è in atto la pratica di beatificazione.
























"1564/ Sucesse un Gran Teremoto il quale durò per due mesi, facendosi sentire quasi tutte le settimane, di modo che le persone per la paura dormivano alla campagna nei Contorni di Nizza e Sospello, e in altre parti rovinò alcuna torre. N. B. in detta epoca, ed in quella che i Lupi facevano stragi, nel 1532 fiorivano le sette di Calvino e Lutero. Datemi dal Marchese Lercari tali Notizie ricavate dalle Croniche di Taggia".













"1638/ Podestà Andrea Suares. Alli 25 Gen.° è venuto un freddo così veemente che gelò la maggior parte delli frutti, essendone venuto uno pocco avanti, ma non fece gran danno. Alli 6 Feb.° cascorono le volte della fabbrica delli R.di P.ri Giesuiti giudicandosi, cne fusse per cuosa del gelo grande seguito. Alli 5 Aprile fece un terremoto di notte a ore 8 in circa, donde si fece molte crepature nelle fabbricche. Si vuole che la Campana Maggiore dese 3 Botti. All1 2 7mbre le Gallere di Spagna in N° 15, e Gallere di Francia in N° 15 anno scaramucciato insieme nel mare di Peggi ("Pegli"), e Sestri ("Sestri Ponente">, dove si fece gran fracasso con perdita di più di 4000 uomini, dove che li Francesi condussero gallere n° 17 in Francia, ciò è 4 di Sicilia, e una di Spagna, e nella parte di Spagna di quelle di Francia n° 8 con grande uccisione più de Francesi che de Spagnuoli, e una di Spagna restò in l'Isola d'Albenga abbandonata da Francesi. 4 Maggio Not.° Gioseppe Fizero. Testamento del M.c° Bernardo Pesante q. Gerol.° in cui ordina si vendano li di lui beni e s'impieghino e la metà del reddito si distribuisca per un quarto a Pesanti discendenti da nominati in d.° suo testamento e l'altro quarto alli Anselmi discendenti dal Signor Agostino Angelo; e l'altra metà vada a Moltiplico sino al reddito di Scudi mille compito il quale si debba elleggere un Vescovo in S. Remo che si chiami Monsig.r Pesante. Li Pesanti et Anselmi nel 17 ("lacuna nel testo") ottennero grossa deroga sopra Colonna in Camera Ecc.ma sulla parte del moltiplico per il Ves.°. La discendenza Anselma è estinta nella morte del Can.° Lorenzo Anselmo de Lazagnone: quella de Pesanti va a restringersi in Gio. e Gio. B.a fratelli Pesante q. Bartol.°, detti della Bianchetta Cianenca, e ne discendenti del S.r Michel Angelo Pesante d.° Mangiafregate mediante il S.r Gio. Batta figlio, essendo ridotte in due Preti le linee de Pesante Galletti e dei Signor Vincenzo".













"1755 16 Gingno 1756 in 1757 Francesco Maria Gaetano Doria. Vic.° Bernardino Cerruti, C.e Gioacchino Maria Molinari. Ne primi giorni del suo governo di Luglio [1755] suddetto Governatore Doria ordinò che tutti li Magistrati dovessero intervenire nella Chiesa Parochiale di S. Siro ove inter Missarum solemnia, il Padre Reghezza di Taggia de Minori Osservanti di S. Francesco fece un Discorso, e finita la Santa Messa si portò con tutti li Magistrati e Capi di strada processionalmente cantando le letanie della Vergine Maria, quando furono al verseto Sa1us Infirmorum, alla mattina al FORTE DELLA MARINA ove erano già fatti i fondamenti a pian di terra, e nel Baluardo verso levante fu benedetta dal Reverendo Sig.e Preposito Gio. Batta Gollo una grossa pietra, quale nel mezzo aveva un incavo, ove fu riposto la Reliquia di Santa Tecla Vergine e Martire, ed una moneta d'argento in cui da una parte v'era scritto Francescus Mariaa Doria Gubernator pro Serenissima Repubblica e dall'altra parte vi è l'arma della Serenissima Reptubblica. E questa moneta è un scudo da L. 5 di Genova avendoli levato l'impronta della Concezione, e fatale col bolino la suddetta inscrizione. A 20 Agosto giorno della festa di S. Bernardo titolare della Chiesa de' R.di P.ri Cappuccini si è celebrata la messa all'altare maggiore, stato fatto del tutto nuovo a spese del Reverendissimo P.re Francesco Rebaudo de Castelfranco attuale provinciale di detta Religione de' Cappuccini. Sendo la mensa di detto altare di materiale e consecrata è stata trasportata intieramente in detto nuovo altare due palmi in tre circa verso la Chiesa, o sia verso la Porta maggiore. 1755. Fece una notte così orrenda, ed un freddo così forte che gelarono tutti li frutti Limoni e Cetroni senza ne pioggia ne neve venuta precedentemente. 1755 Novembre. Terremoto di Lisbona che si sentì in S. R. 1756 a 16 8bre. Passò la Regina di Spagna Farnese dalle Rive e gionse in S. Remo a ore 18 in 19 ed alloggiò in casa (nostra ="cancellato con tratto di penna") Borea"













."1783 5 Febraio. Teremoto di Messina che si sentì assai legero da noi".













"1807/ Maire M.e To.° Gio Batta Borea d'Olmo , Pr. Ag. Luigi Arnaud, 2° Aggunto Gio. Carlo Laura. 1807 nel Primo di Settembre a 3 ore di Mattino forte scossa durò 3 m. TEREMOTO DI PINEROLO" [ne esiste una rara relazione a stampa che, previo accordi, verrà resa di pubblica ragione per i richiedenti].













"1812/ Verso li primi Gennaro doppo una cascata di neve il frutto de limoni ha sofferto un danno assai mediocre. In quest'anno si sono principiate d'ordine ed a spese del Governo le strade pubbliche all'oggetto di renderle carrozzabili per tutta la nostra Riviera. La miseria in quest'anno è stata non poco indifferente, e molto maggiore ne circonvicini paesi, ove sono morte alcune persone dalla fame. I viveri correvano ad un prezzo eccessivo. I grani si sono venduti a L. 85 in 90 la mina, le farine a L. 92 in 98, il granone a L. 52, e l'avarizia di alcuni mercanti l'ha per sino portato a L. 90 dandolo a respiro per un anno. Maire Borea d'Olmo. 1.° Novembre a 7 ore di sera poi alle 9 1/2 lievi ma distinte scosse ripetute alli 2 ad un ora di Mattino".













"1817/ Nel mese di Aprile, stante una Grande Sicità si ordina Novena dal Publico in S. Siro a Nostra Sig. del Rosario e S.ti Avocati Siro e Romolo, si continuò per tre Novene s'agionse l'Orazione per evitare le malatie che in qualche Commune vicina esistevano; si incominciò una Novena dall'Oratorio di S. Rocco alla Costa, poi de 7 Dolori; fu in seguito ordinata una Novena publica all'Oratorio dell'Assunta che incominciò il giorno ("data non espressa") e si continuò . Vedendosi poi che il tempo continuava alla Sicità fu stabilito dal R.do Clero un Triduo di Penitenza che incominciò il Venerdì giorno 9 Maggio: v'intervennero il Sig. Capo Anziano e qualche Consigliere, e si stabilì una processione di Penitenza per la Domenica giorno 11 Maggio. Si calò la Vergine, e esposta nella Cornice guarnita di fiori ed arrangiata dalle R.de Madri Salesiane il Sabato giorno 10 alla sera. La Domenica all'ore 7 incominciò l'aqua mancata e durò sin all' ll. Li Pignaschi processionalmente intervennero a detto Santuario con esemplarita. Essendo il tempo piovoso all'acqua si combinò col Sig. M.° R.d° Preposto, Capo Anziano, e Priori di trasportare la Processione al dopo pranzo dell'Ascenzione se non fosse piovuto fuori di Penitenza. 7 Set. S. M. dà il Giardino vicino alla Chiesa una volta dei Missionari al Capellano Protempore della Chiesa sudetta. 23 Marzo. Teremoto a 7 1/2 di sera, teremoto di Sacca"













"1818/ 23 Febraro. All'ore 7 1/4 [si legge ancora nel Manoscritto Borea] una forte scossa di Teremoto con un Sofio di vento pria pocho oscilatorio indi ondulatorio 4 Minuti Secondi durò. Repete all'ore 7 3/4 poi alle undeci del matino ma più legero del primo che fu forte e mai sentito a memoria d'uomini. Cagionò dei danni alle Case, le più danificate furono quelle di Francesco Spinola e una di Casa Borea alla Fontanassa, la Chiesa dell'Ospizio, la Parochia, l'Assunta, S. Steffano : vi furono delle fesature al Locale dell'Ospizio, anche esso ha avuto delle fesure. Nei successivi giorni ne vennero ancora ma dei miti due o tre al giorno ma leggerissimi. Ci fu un tale spavento che tutta la popolazione se n'andò alla Campagna e la Gente dormiva nelle Capanne sino al Giorno 15: continui venti da Maestrale, turbinosi che ci allontanarono l'Aqua tanto desiderata e con le preghiere richiesta, sebbene i nostri vicini avesse adaguati. In Febraro incominciarono delle Malatie : febri petechiali ("tifo petecchiale"), ve ne fu una gran quantità nel mese di Aprile e Maggio, nell'Ospetale vi furono sin a sesanta malati, morivano specialmente quelli attaccati da Tifo petichiaIe. In casa Borea vi furono attaccati Paolino ultimo maschio, la Marchesa, il Marchese mentre Livietta, due Figlie, un Servitore, che morì, la figlia della Cameriera e tutti grazie alle acque, ad eccezione del Servitore, ne uscirono. La Domenica dopo la Trinità si fece la Processione col Quadro Miracoloso della Vergine che fu portata con devozione per la Città: incominciarno a cessare le malatie . Venne da Genova spedito per ordine del Ministro il Medico Liigi Marchetti a disposizione della Commissione di Sanità Eletta straordinariamente dal Governo composta dal Marchese Borea d'Olmo, il quale essendo ammalato fu rimpiazato dal Cavalier Borea suo fratello, Lorenzo Durante, Gio Batta Oliveri, Pietro Rambaldi, Gio. Celle. Avendo ottenuto la scusa i1 d.° Cav.r Borea d'Olmo fu rimpiazato dal Sig. Guglielmo Bestoso. Il Marchese ordinò che fossero pagate dalla Comm.e Sanità L. 1000 all'Ospedale per le Spese. Era Sindaco il Cavalier Stella".













"1819/ Nominato Sindaco il Sig. Francesco Gismondi. Aprile avendo ottenuto la sua demissione al sudetto Sig. Gismondi è stato per l'anno nominato il Sig. Gio Carlo Laura Sindaco. Genaro otto alle 11 e 20 m. leggera Scossa di Terremoto".













"1820/ 10-11 Genaro nella Notte. Alla Sera è cascata della Neve avendo fatto innanzi un forte vento da Gregale, nella Notte si fece Bianco di Neve asciutta che al Giorno seguente sopragiunto un vento da Maestrale forte si congelò, e nella notte, alle ore 1 1/2 circa, gelarono tutti i Frutti Lemoni, in Generale Portogalli con danno delli Rami nelli Siti più esposti. Qualche Portogalli si salvarono, l'Olivi gelarono quelli che eran alle AIture. L'Oleo dalle L. 90 ... ("spazio indecifrabile") salirono subito di prezzo a L. 140. I1 Barometro: fu li 16 G.° un vento da Gregale, nella Giornata diede il resto. Termometro di Reamur nel Giorno era piu due Gradi, nella Notte del 11/10 meno 1,4/2. I1 Giorno 23 fece un vento di Gregale che fece crescere il danno cagionato nell' Agrumi, essendosi rimasta dell'aqua venuta dopo il Gelo per due Giorni e s'incominciò a vedere il danno. Nessun Portogallo ne Limone, poche e nessuna foglia vi rimasero de Alberi e apresso l'Olio montò sino allc l. 150 e dell'Olivi che erano gelati se ne cavò una porzione d'olio e vi fu chi vi guadagnò. Nel mese di Marzo il Sig. Gismondi nella terra di Zunco incominciò e volle sparare i Lemoni contro l'opinione Generale, il che fece il Sig. Donetta nel Rentengo, la vedova Bottini al Pian di Nave verso a noi: e assai chi aveva fatto meglio per regola si averava. Marzo Eletto Sindaco il Sig. Lorenzo Durante. A L. 160 Ar. per una LIB 26 Abuccai ("concetto inespricabile"). Grano a L.36: a 37 Abuccai("idem"). L'apparenza nel mese di Aprile dell'annata non può essere meglio, si calcola a 4/5 d'annata ultima./ (1820)/ 11 Febraio 5 ore di sera leggera Scossa. Li 15 Luglio dell' 1820 vennero Li Sig. Missionari Sub Urbani chiamnati dalla Città e Prevosto. Il Sig. Podestà Preposito delle Vigne Superiore, il Sig. Traverso priore di S. Sisto, Mongiardini Parroco dell'Ospitale di S. Lazaro, Vernelli Parroco in una Villa di Chiavari detta Bucie. Il Sig. Garibaldi Paroco dell'Incoronata, il Sig. Storace allievo del Sig. Traverso, il Sig. Castelli Paroco di Teglia, il Can.° Buciageulege ("sic") delle Vigne, il Paroco Davigo di Finale, ed un Servitore allogiarono nei Capucini ove il Publico aveva fatto accomodare le Stanze che le furono amobigliate dal M. . Borea, una per il Superiore, due Gismondi, due Stella, Durante, Capoduro e la Tughe da altri Sogetti. Essi si spesavano, meno il Viaggio, le proviste di Legno, Olei, Carbone ed alloggi. Li 15 si andò incontro sino alle Porte di S. Francesco e nanti la Chiesa delle monache Salesiane si attendarono, il Clero col Preposito alla Testa con Crocefisso era il primo, le Confraternite dopo, i Frati Capucini con gonfalone aventi alla Testa i loro Priori con 4 Lumi ed il Popolo in seguito. Arrivati i Missionari il Superiore s'inginochiò con essi, baciò la terra e prese il Crocefisso ed il Paroco le fece un discorso d'un quarto d'ora. Si andò in Parochia ove il Sig. Podestà rispose con un discorso alquanto erudito: si aprì la missione e se n'andarono ai Capucini./ La Domenica alla matina vi fu di buon ora Dialogo instrutivo e Catechismo in S. Siro; al dopo Pranzo si mise il Palco dalla Cantonata di S. Siro che in seguito fu tramentato dal Canto della Cattanea e poi dal Canto di Gerbolini ove ha la Bottega. Faceva il Catechismo il Sig. Mongiardini e la Meditazione il Sig. Podestà in detta Piazza furono ordinate 4 Processioni di Penitenza: scalzi tutti quelli che potevano. L'Oratorio della Costa vi erano tutti, a riserva di Sertori S. Priore per non potere andarvi: si andò a1 Mare ove vi era un Palco e dove il Sig. Podestà predicava; il Primo Giorno della Processione accadde che s'abbruciò una Torcia, il secondo venne un vento furioso; in questa Processione fu eretta una Capella a latere del Palco verso Levante ove si repose il s.mo Sacramento e chiuso anche si predicava con un Padiglione di Damasco fatto a posta ("e") si diede la Benedizione. La Missione fu prolungata di 3 Giorni ed andò sino alli due Agosto: vi furono durante la Missione delli Oratori, pria nella Concezione, poi in S. Siro, che molto fecero del frutto. Il Mercoledì vi fu la Communione Generale e vi fu un Concorso immenso e più di 8mila Communioni ebbero luogo. Il Dopo Pranzo vi fu l'ultima Processione di Penitenza, dopo aver fatto la Predica della Perseveranza e dati 1i ricordi, mentre incitava che vi era un Peccatore inconvertito, venne dalli Missionari impetuosamente uscito il S.mo Sacramento sotto il Baldachino portato da otto della Compagnia del Corpus Domini con dodeci Confratelli della Concezione e 4 Fanali due delli quali della Costa, e venne nanti il Palco, i Gridi di Misericordia, i Pianti furono Generali. Restò il S.mo e si diede la Benedizione e si ritravano le Confraternite, la Popolazione della Colla, del Poggio, e di Verezzi che v'intervennero. Il Glovedì giorno 3 fu stabilito per la Piantaggione della Croce intorno i Missionari: Messa in Parochia, benedirono la Croce, poi andarono a prendere un piccolo ristoro, poi presa la Croce sulle spalle, ajutati da Preti di S. Remo, la portarono sulla Piazza di S Rocco, ove fu piantata. Intervennero tutte le Confraternite e donne e uomini di S. Remo, le Confraternite con 12 Lumi e Confalone e Fanali, altri senza lumi: arrivati sul luogo si piantò la Croce, il Superiore Podestà disse qualche parole dando li recordi. Racomandò che sentendo che qualcheduno di loro fosse morto li dicessero un Requiem Eternam e in mezzo ad una folla di Gente immensa s'imbarcarono a S. Rocco nel Batello delle Dogane, strapasati dalla confusione e dall'affollamento delle donne che accorevano. Erano le 9 1/2 della Matina quando si sono imbarcati ed il Popolo se ne ritornò. Sotto la Croce vi è stata posta la seguente iscrizione ("ma non risulta riportata">. I1 Bene è stato grande, conversioni communioni, arrangiamento di Matrimonij, infine Iddio faccia che continui il bene che hanno fatto. Diedero anche qualche giorni di esempi ai R.di Preti.













"1821/ Luglio 16, 7 di sera lieve scossa. 24 Xbre. Incominciò ne scorsi giorni un abbondantissima desiderata pioggia che continuò nella giornata dei 25 Xbre alle nove della Sera: il Mare già grosso si rese più furioso e maggiormente infierì verso le due della notte. Il Bastimento Latino del Capitan Bottino avendo perduto due uomini investì vicino cavi Zerbidi: si salvarono le Persone ma perduto il Bastimento. All'Arma ("Arma di Taggia") varij Bastimenti fra quali un Francese Patroneggiato da Capitan Francese di Tolone Genero di Modena, Borea Persone ("lettura dubbia") andò di Giorno ad investire. Ma del Modena Francese non se ne salvaron alcuni de Uomini. Altri Bastimenti e fu Generale sulla Spiaggia quanti ve ne erano furon perduti tutti nel Porto di Savona, di Genova ed in questo ultimo vi seguì una grande perdita, danni a S. Remo pochissimi, la Braja nostra di Rubra perdettimo tutto il Muro verso mare, l'acqua del Mare lo scavò, i marosi lo fecero cadere".













"1829/ Abbassamento del Termometro + 1.6. Nell' 1828 Sulle Replicate istanze al Ministro e per parte del M. Borea e della Città il Ministro mandò un Uffiziale del Genio Civile Sig. Negretti. Venne esso, appena giunto la Città si allarmò, ed essendo andato con un mio Figlio Michele alla visita , si mandò delli Emissarij per le case a dire che si voleva togliere l'aqua il Giorno della Concezione. Mentre vanno l'Ingegneri alla Sorsa, e fatte le venti, si accorse tumultuosamente con Palme, Bandiere e si fecero delli atrupamenti, istando per la Città il Comandante debole non vi oppose ostacolo. Si gridava, si tiravano dei motti senza però nominare alcuno e tutta questa Gente andò incontro sino sopra S. Giacomo ove si posero a gridare. Michele mio Figlio credette, giunto all'Assunta, di venersene. Si fecce qualche fracasso ma il Comandante li fecce decampare. Il Governatore di Nizza voleva mandare 4 Compagnie, mandò un Ajutante del Stato Maggiore certo Nuibourgh che voleva che il M. Borea li denunziasse i Soggetti, il che non vole fare; il Governatore aveva ordine del Ministro di farli condurre a Nizza, le cose restarono usurpate così./ (1829)/ 9 8bre 2 del Mattino Piccola Scossa più forte alle 3 1/2, ripetuta alle 10, alle due del mattino e poi alle 2 1/2. Al 10 più forte torna di ieri. 10 Febraro. Regie Patenti per le Fontane emanate da S. M. alla conclusiva all'amichevole o Induzione. Abbassamento del Termometro + 2. Uscì pure proggetto amichevole che la R. D. diede un termine ad accettare di reciproca convenienza: fu acetata dal M. Borea ma regetata dalla Città, e malgrado questo proposto componemento che lasciava le acque alla Città e non lasciava timori per i Giardini, la R. D. malgrado le assicurazioni del S. Intendente fatte ai Borea che non volle che più rispondesse ante all'Avvocato Fiscale, sotto li ("la data non è scritta") emanarono Sentenza colla quale decisero non essere ammisibili le domande delli Coniugi Borea non avendone pregiudizio stando il Rapporto Negretti e Clerici. ("Di") questa Sentenza ingiusta che emanò contro tutti Principi di Giustizia per Cabala ne vedranno i Posteri le Conseguenze, si poteva ridurre le cose che la Città avesse l'acqua e i Giardini non avessero a temere coi Molini di nocumento andava allibrato all'1830.













"1831/ Giug.° 9 In seguito di istanze da diversi particolari non volendo in modo alcuno concorere alla Perizia fatta dal S. Architetto Bottino per la Restorazione di tutti i Canali della Valle di Francia il Consiglio fece una Commissione , vi furono delle discordie e si pasò da varij interessati Ricorso alla R. delegazione che decise che i Canali di Francia si debbano arrangiare, per ogni comune riunirsi il Consorzio degli interessati davanti l'Intendenza perché dagli interessati stessi si proveda secondo li usi e Statuti Antichi. Avute da Giordano, che conosce l'astronomia, nota sul teremoto 26 Maggio 1831 e socessive scosse accadute in S. Remo e Paesi limitrofi [tra i "paesi limitrofi" registrati nella Cronaca si può citare nell'area di Taggia il borgo di Pompeiana di cui ancora verso la fine del XIX secolo si additavano di danni causati dal sisma del 1831 nella sua frazione detta Costa Panera] A tutta memoria di uomini non si risentì in S. Remo un terremoto sì violento e sì terribile: la durata venne calcolata generalmente da 10 secondi a 12. La direzione fu la medesima di quella che ebbe la fiera scossa del 1818 cioè di NNO e di SSE. In quasi tutto il mese di Maggio, e qualche parte di Giugno, era piovuto, nonché sofficienza abbondevolmente, dopo una pertinace sicità di 3 anni che ci fece perdere due consecutivi ricolti d'Olivi. Detto disastroso fenomeno accade la mattina dei 26 a 11 e 30 circa tempo di sera per la pentecoste. Il terrore e lo spavento degli Abitanti è più facile immagirarselo che descriverlo: la costernazione e l'abbatimento era generale, un silenzio da sepolcri soccesse al favellio della opperosa popolazione. Il Barometro non segnò niente per cotale meteoro frangoroso e tomoltuante. Parecchie furono le scosse in d.° Giorno 26, le più distinte sono quelle di 10 e 35 e 11 e 20 di sera. Il 27 a 5 di Mattina altra scossa. Il 28 a 0 e 3/4 pomeridiane altra scossa molto sensibile e della durata di 4 o 3 secondi. Le trepidazioni si possono credere quotidiane sempre accompagnate da un rombo e fulgore più o meno distinto. Quelle della notte dal 18 al 17 Giugno e della notte dal 28 al 29 pure Giugno furono per lo più sensibili. Al 10 Luglio alle 7 1/4 sintese altra scossa, in detto giorno tuonò forte e un tuono si distinse singolarmente per lo scopio affatto insolito. Gravi furono i danni sofferti dal fabbricato, però all'esclusione di 2 o 3 case che si dovettero dirocare, essi danni si limitano a dei fissi più o meno notevoli ma ristorabili con chiavi, sottomorazioni, scarpe e simili ("lavori di restauro edilizio"). Li più danneggiati furono la Chiesa Ospidale Assunta S. Stefano, conventi delle monache e Cappuccini: la perizia ascende a L. 8000 circa. Furonvi ("città e luoghi") che più sofrirono ("di Sanremo") sono: Castellaro , Taggia, Bussana. Le persone vittime di tal disastro ascendono al numero di 7, nessuna però in S. Remo. Il Reggio Governo, dopo alcune istanze fatte dal Signor Intendente mandò il Signor Mulbrae ufficiale delle Miniere nella direzione di Genova onde visitasse la qualità delle terre e rocce su cui posano li comuni sudetti. Questi dietro la più accorata visita e disamina, nulla trovò che facesse sospettare l'esistenza di qualche volcano nascosto. Una cosa dovrà in qualche modo tranquillare gli animi degli abbitanti de Sud.ti Communi e quelli di S. Remo e il riflettere che l'andamento del terribile fenomeno e fra noi sempre il medesimo, e il tremoto del 1564 fu simile al presente 1831. Quello fu fiero ugualmente che questo per la dorata delle repliche successive e per danni sempre alla primitiva e forte esplosione succedono altri che sono pochissimo o nulla temibili. Si sentivano continui rumori sordi. 1831 4 Ag. e 5 la Giornata ha avuto mezza ora di Giorno di più era Gia ("parola non interpretata dal Lamboglia") dell'Astronomo Cassini. 8 Borasca cd Aqua Furiosa. Limoni in Maggio e Giug. 81 a Luglio L. 19, Luglio e Ag. 12 Scarti L. 10. 9 Agosto il Sole nero, senza Raggi tutta la Giornata fatosi oscuro, alle 24 appariva un Chiarore che si vedeva a due Zodiacale non descrisse l'astronomo Cassini. 21 7bre all'ore 5 3/4 un Soffio e poi una Scossa Ondulatoria delle più forti dopo il Giorno 26, sucessivamente nei Giorni appresso se ne sono sentite a Taggia ed in altri Paesi ed anche si pretende in S. Remo. Ha avuto luogo la Riunione della Provincia alla Diocesi di XXmiglia, l'Arcivescovo venuto da Genova avuta l'istanza del Vescovo di Nizza, e quella del Vicario Capitolare d'Albenga come Delegato Apostolico ha Emanato il suo Decreto di separazione che il Vescovo ha mandato ai Parochi confermando tutte le Autorità Eclesiastiche. Monsignore Arcivescovo Ajunto resosi di Retorno al Porto Maurizio andò a Dolcedo dovendo la Domenica consacrare la Chiesa: il Sabbato ("data non interpretata dal Lamboglia") Aprile, morì d'apoplessia e fu trovato morto nella stanza il mattino. Si pretende che nei scorsi Giorni sianzi sentite varie piccole scosse di Teremoto; il Giorno 11 all'ore 7 se ne sentì una con soffio e piccola scossa, molti non la sentirono ma la pluralità la sentì. Si continuò a vedere l' Aura Boreale, sopra S. Romolo delle Nuvole. Il giorno 8 7mbre all'ore 7 della sera si sentì una Scossa, il Giorno due Ottohre alle 1 3/4 si sentì una scossa con due ondulazioni che durò due minuti grossi secondi. Il tempo è stato ("parola non interpretata"). 13 8bre. E' entrato a fare la visita in S. Remo secondo il solito dei Vescovi, alloggio nei Capuccini. I Lemoni che ve n'era abbondanza si sono venduti a vilissimo prezzo ed in 8bre a L. 2 il mille. L'Olivi ("parola non decifrata") non ve n'erano quasi più, l'olio li 30 8bre era 63 in 64 L."













"1832/ Varie piccole scosse li ("data in bianco") Giorno di S. Franc. di Sales nella notte della vigilia al Giorno, in Domenica a ore una 1/4 e a ore 5 3/4 del Mattino due Scosse di Teremoto".













Il PALAZZO della casata BOREA, fu un poco come la REGGIA INFORMALE della città di Sanremo: qui dato l'altissimo prestigio sociale degli aristocratici proprietari vennero scanditi tutti i momenti più eccezionali della STORIA DI SANREMO.
Per commemorare la STORIA DI SANREMO ma anche queste glorie della illustre CASATA una sequela di nobili scrittori di siffatta famiglia registrarono tutti i dati, locali e non, del succedersi degli eventi attraverso ben 7 secoli di storia e tale mole di informazioni utilissime le concentrarono in un'opera di straordinaria importanza documentaria che è appunto il MANOSCRITTO BOREA che fu trascritto da Guido Orazio Borea D'Olmo per i tipi dell'Istituto internazionale di Studi Liguri nel XV volume (anno 1970) della "Collana Storico-Archeologica della Liguria Occidentale" con il titolo de Il Manoscritto Borea - Cronache di Sanremo e della Liguria Occidentale.