inform. Durante

Nella foto, conservata con molte altre nel Museo Lombroso di Torino, si vede il brigante Carbone (in piedi al centro) con alcuni componenti della sua banda. Come giustamente scrive A. Capone nel suo contributo alla Storia d'Italia (edita a Torino da U.T.E.T. volume XX, Destra e Sinistra - da Cavour a Crispi, 1981, pp. 45 - 47) Il BRIGANTAGGIO POST-UNITARIO più correttamente si deve definire BANDITISMO SOCIALE e rappresentò una risposta tipica delle società rurali nel momento di passaggio, sostanzialmente atipico da un'organizzazione sociale su base familiare ad un genere di moderna società capitalistica. In effetti nel periodo iniziale dello sviluppo socio-economico delle regioni meridionali, in periodo preunitario, il BRIGANTAGGIO aveva avuto i connotati di una risposta sociale drammatica a momenti di crisi estrema come guerre, invasioni, carestie ed era destinato a svanire contemporaneamente allo sparire delle situazioni critiche: costituiva cioè un fenomeno endemico di una povera società agraria in cui v'era popolazione in eccesso a fronte della richiesta di mano d'opera. Dal 1860 i caratteri del BRIGANTAGGIO ENDEMICO si alterarono in direzione di quelli del BANDITISMO SOCIALE. Si trattava di un fenomeno per certi aspetti speciale, di una sorta di evoluzione del FENOMENO DELINQUENZIALE: non era, come spesso semplicisticamente si sostiene, solo un aumento degli uomini sani che, abbandonando il lavoro o la ricerca di lavoro, si concedevano ad una vita di rapine. Col BANDITISMO SOCIALE si manifestava piuttosto la "disgregazione di un'intera compagine sociale, la ascesa di classi e strutture sociali nuove, la resistenza di intere comunità o popolazioni alla distruzione del proprio modo di vievere" come ha lasciato scritto E.J. Hobsbawm nel suo lavoro I banditi,il banditismo sociale nell'età moderna, pp. 18 e 20-21 (Einaudi, Torino, 1971, edizione terza)