informatizz. Durante La REPUBBLICA DI GENOVA forgiò la sua potenza sull'efficacia di uno straordinario APPARATO MERCANTILE strutturato su una lunga TRADIZIONE PER I VIAGGI MERCANTILI. Come si legge qui nel testo, il lessema MERCANTE (voce dotta derivata dal latino MERCANS -ANTIS, a sua volta participio presente dell'infinito MERCARI, da cui l'originario lessema italiano MARCANTE) è esito relativamente recente, pienamente diffuso solo dal 1300: la prima citazione del termine è proprio di area genovese e risale al XIII secolo, registrato dal poeta noto come Anonimo Genovese quando scrive: Chi menna tanta mercanzia,/ peiver, zenzavro e moscao,/ chi g'è tanto manezao,/ e speciarie grosse e sotir/ chi non se porean dir,/ .../ e le atre cosse che mercanti/ ge mennan da tuti canti? [Anonimo Genovese in Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, vol. I, Milano-Napoli, 1950, p. 756). La miniatura fiamminga sopra proposta, che illustra una traduzione francese del Decameron del Boccaccio (custodita a Parigi, Biblioteca dell'Arsenale, ms. 5070) rappresenta un MERCANTE in discussioni d'affari davanti al suo magazzino, ma l'immagine è già prodotto d'arte del XV secolo, del 1440 circa, quando le valenze linguistiche e concettuali di MERCANTE e MERCATURA si erano ormai affermate, trainando con sè il giudizio del viaggio d'affari di certo ma evento da ritenersi quasi sempre connesso al viaggio di esplorazione, mirante ad acquisire nuovi orizzonti geografici, nuove conoscenze, per talora, e fortunatamente, registrarle in varie maniere entro documenti, carte, diari (uso da cui deriva oggi la non impropria accezione di MERCATURA COLTA e di MERCANTE COLTO)