inf. Durante

In una RELAZIONE del 12/X/1970 il geometra Luigi Teodori per incarico del Genio Civile ricostruì il CIRCUITO DELL'ANTICA CINTA MURARIA e ciò in rapporto ai lavori per bonificare (dai processi di minamento e di fortificazione della II guerra mondiale) il PORTO. Egli lasciò scritto:
"Durante gli scavi per il congiungimento delle due banchine vennero alla luce tre torri del diametro di m 5, distanti l'una dall'altra m 3.
Terminata la posa dei massi per la formazione della banchina (Impresa Fincosit di Genova) e fatto il riempimento a tergo per formare il piazzale di lavoro, ebbi l'ordine di iniziare la demolizione dell'edifico del Circolo Andrea Doria (ex stabilimento bagni); appena terminata la demolizione si dava corso alla costruzione della nuova Capitaneria: tale costruzione veniva eseguita con pietre di recupero dell'ex Circolo Doria.
Nel proseguire tali lavori sono venute alla luce altre tre torri identiche a quelle su cui sorgeva la vecchia capitaneria e la scala reale tra le due banchine della Calata.
Le tre torri su cui era innalzato il Circolo Doria erano un capolavoro come opera muraria; anche per queste torri ho fatto il rilievo, anzi, qui ho esteso per mia iniziativa la ricerca più completa fino a raggiungere i portici della Calata, in prossimità del cantiere Terrizzano e, verso la parte di levante, sino al Rio S. Lucia.
Qui venne alla luce un ponticello in pietra da taglio di pregiata fattura lavorata a punta e mazzetta e due spalle che indicavano l'entrata al forte o alle mura...
(ponticello di cui demolito nel 1851 e ricostruito in robustissimo legno ) ...Verso monte il muro andava a congiungersi con quello del bastione che si può vedere ancora oggi.
Dalle mie ricerche posso assicurare che il palazzo di interesse nazionale che fa angolo con piazza Nino Bixio e via del Collegio è stato costruito sul vecchio forte.
Infatti, a monte dell'edificio esiste ancora un muro con la scarpata e marcapiano in pietra lavorata.
Mi sono spostato nella ricerca verso ponente, nella zona del tribunale; cominciamo dal palazzo ancor oggi denominato De Amicis: questo caseggiato è parzialmente costruito sui resti delle mura di Oneglia, così pure una parte del Palazzo di Giustizia.
In questa zona ho trovato un cunicolo, in pietra lavorata, che porta nella zona in cui sorgeva la caserma degli alpini (l'ex convento di San Francesco di Paola) e sfocia nell'angolo tra la banchina e il molo corto.
Si può pensare che questo cunicolo fosse quello che portava l'acqua intorno al castello Doria, il quale sorgeva proprio dove era la caserma sopraddetta.
Qui si può vedere ancora una delle quattro torri a tergo del fabbricato dove aveva sede la caserma dei Vigili del Fuoco.
Sempre a monte del fabbricato esiste un tratto di muro identico a quello del Rio S. Lucia.
Vorrei precisare un particolare riguardo alla caserma per la strana forma a tenaglia: essa, secondo la mia versione, sarebbe costruita sulle fondamenta delle mura di protezione del castello, come dimostra la veduta d'insieme.
Ci spostiamo ancora sulla Calata: qui ho esaminato attentamente alcuni tratti dei portici, sono più che certo vi sorgessero le mura di Oneglia, mura che correvano dalle tre torri a le vante, dal Rio S. Lucia, alle tre torri a ponente, dal torrente Impero.
Infatti qui, durante i lavori di scavo per la costruzione di un caseggiato di civile abitazione, era venuto alla luce un tratto di mura.
Vorrei precisare che le mura dt Oneglia sono state più volte distrutte e ricostruite, perché durante le mie ricerche mi son trovato spesso di fronte a tratti di muro di diverso periodo
".
Come scrive Narciso Drago, che ha peraltro riportata la suddetta RELAZIONE, ai primi dell'Ottocento la cittadina di Oneglia era ancora chiusa entro la CINTA MURARIA: verso il 1833, l'amministrazione locale faceva presente al Ministero della Guerra "che pel cattivo stato in cui trovasi il muro di cinta verso il mare il quale essendosi avvicinato in alcuni punti sino a tre metri, si giudica imminente pericolo di rovina, locché venendo a succedere, sarebbe la conseguenza che le retroposte case rovinerebbero puranche, e che fra le dette mura e le stesse case esiste uno spazio di due o tre metri di larghezza, il quale, malgrado le indefesse cure per ripulirlo è divenuto ricettacolo d'immondezze le quali tramandano fetide esalazioni e perciò gran danno arrecano alle adiacenti abitazioni".
In relazione a ciò si chiedeva la demolizione di questo tratto di mura e il Ministero acconsentiva tanto più che non era di alcuna utilità per la difesa della piazza.
L'Ammiragliato in Genova osservava tuttavia che "siccome nella demolizione della cinta vi si troverebbe compresa la Batteria di S. Barbara esistente nel centro dell'abitato, sarebbe a desiderarsi che dalla medesima Città si contribuisse all'ingrandimento di quella di S. Erasmo che si trova a levante e non esposta ad essere danneggiata dal fuoco de' legni nemici".
Di conseguenza per delibera comunale si procedette alla demolizione del bastione S. Barbara il cui definitivo abbattimento si concluse nel 1851: lo stesso poi avvenne anche per il bastione di S. Erasmo o di S. Elmo visto che costituiva un grave impedimento al passaggio necessario al fine del prolungamento del molo orientale.