26-VI-1561: "Assalto a Castellaro" in Cronaca del Calvi

" Anno del Signore 1561, 26 giugno (era però il 28 giugno). Di buon mattino si avvicinò al nostro litite presso il capo San Siro la flotta turca, comandata dal pirata apostata calabrese Luzalino. Mentre essi erano vicini alla spiaggia, era presente Battista Arlotto, onesta persona di Riva di Taggia, che attese il loro sbarco. Ma appena vide che essi cominciavano a scendere, a gambe levate, si diresse di gran corsa a Taggia e informo di tutto quello che aveva visto i nostri che erano gia preparati. Tutti, avendo gia ciascuno un posto prestabilito, si schierarono coraggiosamente per la difesa della patria. Giunsero intanto i nemici ordinatamente fino al luogo detto l'Anguilla e San Marino, e qui si trattennero un poco. Meta di essi si fermo, l'altra parte invece si diresse verso il ponte, e mentre qui indugiava, Antonio Berruto, comandante della rocca detta della Beata Vergine, che sorgeva dove ora e il convento dei Cappuccini, con un colpo di cannone ne ferì alquanti. Subito essi retrocedettero lungo la via che conduce a Castellaro. L'altra parte che era presso la chiesa di San Martino sal' verso il monte dalla medesima via e con giuntisi tutti, devastarono le difese di Castellaro, prendendo pochi prigionieri perché quasi tutti erano fuggiti.
I Turchi, proseguendo la salita sui monti fino alla cappella di San Salvatore, raggiunsero Pietra Bruna, Boscomare e distrussero e bruciarono tutti gli altri paesi. Fornivano aiuto e guida per tutti questi disastri alcuni "pessimi" dei nostri, che fatti prigionieri da quei barbari, avevano rinnegata la fede cattolica. I tre loro capi si chiamavano: uno Marco di Civezza, il secondo di Riva di Taggia era detto il Gonnella, il terzo di Pompeiana era detto Nasomozzo (o Naso marcio). Essi non miravano ad altro che alla rovina della loro patria, ma tutti miseramente perirono. Accadde anche un caso degno di memoria: mentre devastavano Cipressa, il rettore di quel popolo, un devoto sacerdote di nome Pietro Bosco, vedendo i suoi parrocchiani che da liberi erano condotti in schiavitù, come un secondo Eliseo ed Ezechiele, profeti di Dio, li seguiva invisibile in mezzo ai nemici ".