In ALGERIA i reperti fossili umani (atlantropo) al apri delle industrie litiche (lavorazione della pietra) datano al Paleolitico inferiore (chelleano): da questo momento l'archeologia ha recuperato dati di presenza umana sin al Neolitico, quando peraltro compaiono testimonianze di arte rupestre (pitture, graffiti ed incisioni nel Tassili, nello Hoggar e nell'Atlante Sahariano) e reperti di ceramica impressa.
Sempre nel Neolitico (in cui si individua la comparsa di dolmen) la regione algerina risulta popolata da genti europidi ma di razza e lingua berbera destinate ad importare presto dal civilizzato Egitto alcune metodiche per la domesticazione dei cibi e degli animali.
L'Algeria risente di una potente trasformazione a partire del XII secolo a. Cristo allorquando si abbatte sul territorio l'influsso mercantile dei fenici che porta alla fondazione de Cartagine nell'814 a.C.: l'espansione punica riesce a coinvolgere anche le popolazioni autoctone che assimilano nuove specializzazioni agronomiche ed abbandonano la vita nomado per un'attività sedentaria caratterizzata dalla realizzazione di complessi demici stanziali.
Una ancor più evidente trasformazione geopolitaca e socio-economica della regione data al periodo della dominazione romana che parte dal II secolo a. C.: la tecnologia romana rende infatti possibile ampliare considerevolmente la fascia agricola dell'Algeria (come di tutta l'Africa settentrionale sita ad occidente delle due Sirti): soprattutto sotto l'amministrazione imperiale la regione acquisisce connotati di sempre maggiore estensione per quanto concerne la vivibilità, gli insediamenti e le attività agricole. Peraltro questo progresso è attestato dall'individuazione di significative testimonianze archeologiche (comprese documentazioni di strade ed acquedotti), provenienti anche da centri urbani solo abbastanza recentemente riportati alla luce come Lambesi, Tebessa, Timgad ecc.
Nel crepuscolo dell'Impero di Roma l'eccezionale situazione demica ed ambientale viene compromessa dalle ribellioni degli indigeni sempre meno controllabili da un appartao istituzionale in crisi: la ragione è spesso da individuare in contrasti religiosi e nel fatto che la regione algerina, specialmente per quanto concerne i nomadi berberi, è investita dall'eresia donatista he attecchisce ma a scapito di persecuzioni abbastanza severe ad opera della Chiesa ufficiale..
Anche in Algeria i barbari scardinano l'ecumene romana ma i Vandali (che pure conquistano Ippona nel 430) non riescono a creare che un effimero dominato presto annientato dall'ancora forte Impero romano d'Oriente (battaglia di Tricameron - epoca di Giustiniano il grande).
Per circa 150 anni i bizantini controllano la regione: poi subentrano gli arabi in piena espansione militare-religiosa. I conquistatori assistono ad una rapida ritirata delle ultime sacche di resistenza bizantina ma incappano in una resistenza notevole degli autoctoni, a dire dalla tradizione virilmente guidati dalla mitica regina al-Kahina (morta nel 709).
Solo da fine VII secolo gli arabi conseguono il controllo della regione, sottomettendo i berberi tra cui (previa una rapida conversione all'Islam) reclutano il fior fiore delle truppe destinate ad invadere la Spagna.
Tra berberi ed arabi sussistono però contrasti religiosi e ideologici che spesso frantumano l'unità della REGIONE NORDAFRICANA: in un primo momento il MAGHREB, che costituisce l'occidente del vasto impero dei califfi, viene di conseguenza smembrato (dati i contrasti fra sunniti, sciiti e karaiti) in una parcellizzazione di deboli stati karaiti.
La storia della regione resta comunque difficile e passa attraverso una riunione (sotto i Fatimiti, gli Almoravidi ed infine gli Almohadi) cui succedono altre divisioni, fra cui merita di essere citata quella dell'epoca caratterizzata dall'egemonia degli 'Abd al-Waditi padroni del Tlemcen, pur se mai nessun dominio può godere assoluta tranquillità viste le reiterate invasioni beduine.
Finalmente nel secondo decennio del XVI secolo tutto il MAGHREB [ occupato da popolazioni genericamente denominate dagli arabi Berberi ] riacquista compattezza unitaria vista la sua CONQUISTA ad opera di SOLIMANO IL MAGNIFICO che eleva la regione al rango di pascialato ed a riguardo della sua meditata aggressione all'occidente cristiano ne costituiva una BASE DI FONDAMENTALE IMPORTANZA STRATEGICA
Dopo la grande ESPANSIONE TURCA, nel pur lentissimo declino dell'espansionismo ottomano, l'ALGERIA prende ad emanciparsi nella sostanza più che nella forma: la regione rimane parte essenziale della SUBLIME PORTA, cioè dell'IMPERO TURCO, di cui segue le grandi scelte politiche ma, vista anche la lontananza da Costantinopoli, finisce per godere di una rilevante autonomia divenendo sede tanto di pirati che di corsari, caratterizzati da vari gruppi di potere fra cui si distinguono soprattutto avventurieri greci e giannizzeri anatolici che si avvalgono dei servizi delle popolazioni berbere locali quanto di rinnegati cristiani e criminali banditi dalla cristianità: questo rende possibile lo sviluppo di impensate fortune di vari CORSARI E PIRATI MAGHREBINI destinati (partendo soprattutto dalle basi portuali di Algeri ed Orano) ad arrecare non poco danno alle genti del mediterraneo cristiano comprese quelle del Ponente ligustico e provenzale. Del resto è proprio dall'Algeria che prende mare per le sue scorrerie la "flotta turchesca occidentale", in pratica la flotta destinata prioritariamente ad aggredire Italia, Francia e Spagna, restando la vera e propria "flotta imperiale del Gran Turco" o "flotta d'oriente" alla salvaguardia della Sublime Porta e quindi di Costantinopoli.
Il graduale distacco dell'Algeria dalla autorità imperiale turca risente di una trasformazione epocale verso il 1711 quando la "reggenza di Algeri" viene sottoposta ad una trasformazione istituzionale di modo che al pascialato si sostituisce un dey non eletto dalla Sublime Porta ma direttamente dai giannizzeri. Questo nuovo stato, senza più essere soggetto ad alcuna normativa del potere centrale, acuisce però la sua naturale caratteristica piratesca e predatoria mettendo le potenze mediterranee cristiane (massimamente la Spagna di Filippo V e la Francia) nella necessità di colpire queste basi islamiche: si segnalano al riguardo i reiterati interventi bellici avverso il porto di Orano con un'impresa spagnola che risulta celebrata addirittura dal poeta genovese Carlo Innocenzo Frugoni in diverse composizioni encomiastiche nei confronti del conquistatore di Orano, appunto il Sovrano Spagnolo Filippo V.
Nonostante le gesta iberiche sarà però la Francia, commercialmente interessata a tutto questo areale geopolitico già dal XVI secolo, ad occupare Algeri verso il 1830 fruendo di una serie di contingenze diplomatiche favorevoli, compreso l'inarrestabile declino dell'Impero turco, formalmente titolare del MAGHREB ma ormai impegnato duramente contro la Russia e soprattutto contro la sua stessa frantumazione determinata dall'insorgere di solidi e fortunati irredentismi tra cui in primi quello della Grecia. La resistenza di arabi e berberi alla conquista francese risulta però durissima e soprattutto vengono ricordati come leggendari gli eroismi antifrancesi dell'eroe Abd el-Kader che, in virtù di indubbie capacità belliche e strategiche, resiste valorosamente sin al 1847: la conquista del territorio dai francesi viene datata quindi al 1879 ed è infatti in questo anno che le autorità militari risultano surrogate da funzionari civili. Ma la resistenza indigena si procrastina nel tempo: neppure funziona perfettamente il meccanismo dei bureaux arabes, cioè l'epsediente transalpino di amministrare gli arabi d'Algeria facendo leva sulle loro autorità tribali.
Al 1942, anni di grandi sbarchi anglo-americani in Algeria, data la storia moderna di questa regione che, finito il II conflitto mondiale, la Francia trasforma in parte integrante del proprio territorio metropolitano: la permanenza di discriminazioni a favore dei cittadini francesi, a scapito della maggioranza africana, determina un clima di estreme tensioni. Tra il 1945 ed il 1954 si va gradualmente formando un forte comitato rivoluzionario e indipendentista algerino, sì che la IV Repubblica francese è obbligata a stanziare in Algeria un esercito sempre più numeroso che oltre a controllare di fatto solo le città è peraltro vittima di frequenti atti di terrorismo.
Tutto ciò determina la caduta della IV Repubblica in particolare dopo il colpo sedizioso del 13 maggio 1958: è per questa ragione che onde fronteggiare un comitato di salute pubblica sorto in Algeri si richiama al potere il generale De Gaulle che, dopo qualche inutile tentativo di pacificazione, si vede costretto ad avviare il processo di indipendenza dell'Algeria. Le trattative di pace sono laboriose, tormentate ed insanguinate (spiccano fra tanti atti di violenza il colpo di stato dei generali ribelli di Algeri Salan, Challe, Jouhaud, Zeller tentato il 22/25 aprile 1961 e le azioni indipendentistiche e terroristiche dell'OAS od estremistica Organisation de l'armée secrète)









BERBERO è termine derivato dall'arabo Barbar, nome dato agli abitanti indigeni dell'Egitto occidentale: sotto forma di sostantivo maschile plurale con iniziale maiuscola (Berbero - Berberi) indica invece il nome della popolazione della zona dell'Africa settentrionale un tempo detta Barberia al modo che nella sua opera nel parla espressamente GIOVAN ANTONIO MENAVINO, ex schiavo letterato genovese, nel IV LIBRO della sua opera di memorie (ne sono derivati termini zootecnici (cavallo, di razza berbera) e linguistici (lingua berbera = lingua parlata dai Berberi).
BARBARESCO aggettivo e sostantivo maschile (derivato però da Barbaria, variante antica di Barberia formatosi con il suffisco -esco) è risultato termine preferenziale usato nel mondo cristinao per indicare la "gente della Barberia" specie nell'accezione di "pirati e corsari barbareschi"