informatizzaz./riproduz. a cura di B. Durante

Lo scrittore DINO COMPAGNI nacque a Firenze nel 1255 da una famiglia popolana, ma riuscì ugualmente a farsi spazio nella vita politica della città, dove fu eletto per ben sei volte Console dell'Arte della Seta, dal 1282 al 1299. Priore nel 1289 e poi nel 1301, collaborò alla riforma popolare insieme a Giano della Bella e fu gonfaloniere di giustizia nel 1293. Riuscito a scampare all'esilio che sicuramente l'avrebbe colpito dopo la disfatta del Comune ad opera dei neri e di Carlo di Valois, si ritirò in completa solitudine fino alla sua morte, avvenuta nel 1324. Autore di versi in stile provenzaleggiante, Dino Compagni è legato in primo luogo all'opera CRONICA DELLE COSE OCCORRENTI NE' TEMPI SUOI, composta dal 1310 ed in cui lo scrittore narrò gli eventi che caratterizzarono Firenze dal 1280 in poi, ai quali aveva partecipato in prima persona. E' proprio questa partecipazione, soprattutto emotiva, a conferire allo scritto la forza e l'incisività ad esso caratteristiche: in particolare egli costituisce una fonte essenziale per ricostruire le lotte tra GUELFI e GHIBELLINI e successivamente lo scontro, peraltro chiave di volta di tutta l'esistenza di Dante Alighieri, tra GUELFI BIANCHI e GUELFI NERI che coinvelge emotivamente il lettore specie laddove descrive il tracollo della fazione BIANCA:
CAPITOLO XXI
Vittoria de' Neri. Difesa de' vecchi Priori Bianchi.
Molti disonesti peccati si feciono: di femmine vergini; rubare i pupilli; e uomini impotenti, spogliati de' loro beni; e cacciavanli della loro città. E molti ordini feciono, quelli che voleano, e quanto e come. Molti furono accusati; e convenia loro confessare aveano fatta congiura, che non l'aveano fatta, e erano condannati in fiorini M per uno. E chi non si difendea, era accusato, e per contumace era condannato nell'avere e nella persona: e chi ubidia, pagava; e dipoi, accusati di nuove colpe, eran cacciati di Firenze sanza nulla piatà. Molti tesori si nascosono in luoghi segreti: molte lingue si cambiorono in pochi giorni: molte villanie furono dette a' priori vecchi a gran torto, pur da quelli che poco innanzi gli aveano magnificati; molto gli vituperavano per piacere agli adversari: e molti dispiaceri ebbono. E chi disse mal di loro mentirono: perché tutti furono disposti al bene comune e all'onore della republica; ma il combattere non era utile, perché i loro adversari erano pieni di speranza, Iddio gli favoreggiava, il Papa gli aiutava, messer Carlo avean per campione, i nimici non temeano. Sì che, tra per la paura e per l'avarizia, i Cerchi di niente si providono; e erano i principali della discordia: e per non dar mangiare a' fanti, e per loro viltà, niuna difesa né riparo feciono nella loro cacciata. E essendone biasimati e ripresi, rispondeano che temeano le leggi. E questo non era vero; però che venendo a' signori messer Torrigiano de' Cerchi per sapere di suo stato, fu da loro in mia presenza confortato che si fornisse e apparecchiassesi alla difesa, e agli altri amici il dicesse, e che fusse valente uomo. Nollo feciono, però che per viltà mancò loro il cuore: onde i loro adversari ne presono ardire, e inalzorono. Il perché dierono le chiavi della città a messer Carlo. CAPITOLO XXII
Ai cittadini colpevoli della distruzione della città.
O malvagi cittadini, proccuratori della distruzione della vostra città, dove l'avete condotta! E tu, Amannato di Rota Beccannugi, disleale cittadino, iniquamente ti volgesti a' priori e con minacce studiavi le chiavi si dessono, guardate le vostre malizie dove ci hanno condotto! O tu, Donato Alberti, che con fastidio facevi vivere i cittadini, dove sono le tue arroganze, che ti nascondesti in una vile cucina di Nuto Marignolli? E tu, Nuto, proposto e anziano del sesto tuo, che per animosità di Parte guelfa ti lasciasti ingannare? O messer Rosso dalla Tosa, empi il tuo animo grande; che per avere signoria dicesti che grande era la parte tua, e schiudesti i fratelli della parte loro. O messer Geri Spini, empi l'animo tuo: diradica i Cerchi, acciò che possi delle fellonie tue viver sicuro. O messer Lapo Salterelli, minacciatore e battitore de' rettori che non ti serviano nelle tue questioni: ove t'armasti? in casa i Pulci, stando nascoso. O messer Berto Frescobaldi, che ti mostravi così amico de' Cerchi e faceviti mezano della questione, per avere da loro in presto fiorini XIjm, ove li meritasti? ove comparisti? O messer Manetto Scali, che volevi esser tenuto sì grande e temuto, credendoti a ogni tenpo rimanere signore, ove prendesti l'arme? ove è il séguito tuo? ove sono li cavalli coverti? Lasciastiti sottomettere a coloro, che di niente erano temuti appresso a te. O voi, popolani, che disideravate gli ufici, e succiavate gli onori, e occupavate i palagi de' rettori, ove fu la vostra difesa? nelle menzogne, simulando e dissimulando, biasimando gli amici e lodando i nimici, solamente per campare. Adunque piangete sopra voi e la vostra città. CAPITOLO XXIII
Caduta e sperpero dei Guelfi bianchi (novembre 1301 - ...).
Molti nelle rie opere divennoro grandi, i quali avanti nominati non erano: e nelle crudeli opere regnando, cacciarono molti cittadini, e feciolli ribelli, e sbandeggiorono nell'avere e nella persona. Molte magioni guastorono, e molti ne puniano, secondo che tra loro era ordinato e scritto. Niuno ne campò che non fusse punito: non valse parentado, né amistà; né pena si potea minuire né cambiare a coloro, a cui determinate erano: nuovi matrimoni niente valsero: ciascuno amico divenne nimico: i fratelli abbandonavano l'un l'altro, il figliuolo il padre: ogni amore, ogni umanità, si spense. Molti ne mandorono in esilio di lunge LX miglia dalla città: molti gravi pesi imposono loro e molte imposte, e molti danari tolson loro: molte riccheze spensono. Patto, pietà, né mercè, in niuno mai si trovò. Chi più diceano: "Muoiano, muoiano i traditori! ", colui era il maggiore. Molti di Parte bianca, e antichi Ghibellini per lunghi tempi, furono ricevuti da' Neri in compagnia, solo per loro malfare; fra' quali fu messer Betto Brunelleschi, messer Giovanni Rustichelli, messer Baldo d'Aguglione, e messer Fazio da Signa, e più altri; i quali si dierono a distruggere i Bianchi. E oltre agli altri, messer Andrea e messer Aldobrando da Cerreto, che oggi si chiamano Cerretani, per antico d'origine ghibellina, e diventorono di Parte nera.