cultura barocca
Alluvione a Vallecrosia del 1910 = clicca per narrazione e referenze di stampa

Carattere polemico e fumantino quanto spesso realistico e obbiettivo Angelico Aprosio non fu sempre amato nonostante la fama raggiunta ed anche una volta tornato in patria (cioè a Ventimiglia) pieno di aspettative -anche per i consigli di Monsignor B. Bonifacio- per erigervi la sua grande "Libraria" nonostante molte offerte alternative si imbattè in impreviste opposizioni e resistenze -a rigor di logica non sempre ingiustificate- su cui oramai esiste una variegata letteratura.
A prescindere dalle dispute in merito all'erezione della Biblioteca con conseguente trasformazione muraria del Convento all'epoca fatto di delicatezza estrema l'agostiniano non mancò di crearsi delle diverse ostilità di cui qui si può leggere sia a riguardo dell'ambiente ecclesiastico che di quello magnatizio e nobiliare locale non mancando di sottolineare che costoro avevano anche saputo avvalersi dei popolani e villani soprattutto o "figliuoli della terra", opportunatamente manipolati sì da metterli contro di lui e le sue iniziative (con il tempo e magari anche con la morte di alcuni oppositori - come quella del Tragopogono, mai nominato con nome e cognome per l'evidente importanza locale che aveva, invero soprattutto geloso che intitolando "Aprosiana" la Biblioteca Angelico volesse celebrare la casata Aprosio cui apparteneva - particolarmente accesi, è da dire che le cose si quietarono ed Aprosio venne pienamente accettato e stimato anche per certe sue affermazioni e postulazioni filantropiche a pro degli umili, ma non solo sin a poter essere omaggiato alla morte da un sincero compianto generale: anche occorre dirlo per l'opera del suo discepolo D. A. Gandolfo, indubbiamento di lui più diplomatico).
Ma Aprosio, prescindendo da una certa albagia intellettuale e dai problemi sostanzialmente ma non solo connessi all'erezione della "Libraria" che lo avevano anche indotto a scrivere sotto pseudonimo e in crittografia, si era creato altri tipi di inimicizie e in altro contesto, specie in relazione a
certe considerazioni -da lui pubblicate- a riguardo dei potenti locali o dei funzionari genovesi da lui imprudentemente quanto coraggiosamente definiti più interessati al proprio tornacconto che a quello pubblico specialmente in merito ai ripari da farsi prontamente
in rapporto alla vita di relazione e ai suoi possibili drammi con speciale attenzione ad un problema generale in una Liguria carente di una adeguata strada litoranea cioè quello assai importante delle periodiche
pulizie, con adeguate arginature, dei corsi d'acqua spesso intasati da immondizie varie e dei ripascimenti delle spiagge onde evitare alluvioni, impaludamenti e conseguenti malattie e gravi incomodi esistenziali
rifacendosi in ciò da collezionista ed antiquario di matrice classica qual era a rammentare i provvedimenti, in fatto di igiene pubblica e di reti idriche, della scomparsa civiltà di Roma antica
[ ad integrazione di quanto sopra -pur facendo notare che Aprosio si riferisce nelle sue considerazioni anche ad altre località liguri- dato che le rilevazioni dell'erudito agostinano concernono prioritariamente il "Capitanato di Ventimiglia" occorre dire come post scriptum a necessaria integrazione che nel caso del Capitanato di Ventimiglia (ove extra moenia nel Convento Agostiniano sorgeva la Biblioteca Aprosiana) non il grosso fiume Roia poi menzionato da Ugo Foscolo in fuga da Genova presa dagli Austriaci con i resti dell'Armata Francese nelle Ultime lettere di J. Ortis e precisamente nella celeberrima Lettera da Ventimiglia (vedi qui) ma il Nervia, usando un'espressione forzata a riguardo dell'idrogeologia "sorta di ibridazione tra fiume e torrente" fu invero causa non unica ma spesso primaria di ripetute e drammatiche alluvioni divenendo come qui si legge anche un caso politico interrompendo con le tracimazioni nei periodi di piena i contatti tra il capoluogo Ventimiglia e le sue ville rurali orientali -quelle ove risiedevano i "figliuoli della terra" citati da Aprosio- sì da causare innumerevoli proteste da parte di questi e al segno di determinare infine una scissione autorizzata dalla Repubblica di Genova per l'amministrazione economica del Capitanato tra la città e appunto quelle sue dipendenze rurali e marinare per quanto concerne Bordighera che si organizzarono nella "Magnifica Comunità degli Otto Luoghi" ]




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