cultura barocca

I DEMONI

Il DEMONE DEL TURPE LUCRUM (IL GUADAGNO MOLTIPLICATO PER SE STESSO, RICORRENDO MEDIAMENTE ALL'USURA, IDENTIFICABILE ANCHE CON L'INTERESSE INIQUO SOTTO OGNI FORMA):
La prima figura un pò estranea alle immagini diaboliche è il DEMONE DEL TURPE LUCRUM cioè il DEMONE DEL GUADAGNO VERGOGNOSO fatto lucrando sul denaro e cadendo nei peccati capitali come quello dell'AVARIZIA o nei peccati discussi (in qualche modo giustificati dagli Stati e, seppur senza troppi successi, condannati dalla Chiesa) in massima parte connessi alla pratica dell'USURA: è un DEMONE del tutto particolare: è FORMA DEMONIACA nel senso di ESPRESSIONE DEL MALE DI VIVERE che affonda le radici e vegeta con successo tra i meandri dell'umanità dal tempo dei tempi, purtroppo sino ad oggi.
Non sarà un DIAVOLO con ali da pipistrello ma è una creatura che "realmente" agisce nel contesto sociale e che attraverso i secoli ed i millenni ha certamente mietuto e continua a mietere più vittime sventurate che tanti terrificanti demoni della fantasia orrorifica: per questo merita un posto di rilevo accanto a Satana, anzi, se Satana è un mistero/ mostro della teologia, il DEMONE DEL TURPE LUCRUM è, purtroppo, realissimo e, certamente più di qualsiasi Idra ereticale -come dicevano i teologi del ''500- o di qualsiasi espressione scismatica di Religioni alternative, alla maniera che si può raccontare oggi) trascina ancora -quasi a valanga stando alla cronaca- tanti infelici e sventurati nelle pieghe di una insormontabile disperazione, ove gli interessi passivi, moltiplicati a dismisura dalla ferocia umana per il TURPE GUADAGNO, diventano una marea, una montagna di marosi e di flutti entro cui si annega, passando prima attraverso la disperazione ed uscendo quindi da questa, troppe volte (senza avere il coraggio di denunciare gli indegni prestatori a usura illecita per timore di vendette contro la propria persona o contro quella dei famigliari) per la via tragica del suicidio.

-DEMONE INCUBO [spesso in cooccorenza con SUCCUBO / DEMONE SUCCUBO] dal lat. tardo [daemon] incubus (S.Agostino) "che sta sopra" da incubare = "giacere sopra" (ISIDORO DI SIVIGLIA, VIII, 11, 103)> Importante testimonianza della lunga pratica inquisitoriale ecclesiastica (FLORO in DELRIO, lib.V, p.68, col.II) avverso le pratiche di magia è, fra altre, quella di Domenico Cavalca (ca. 1270-1342) che nello Specchio dei peccati (p.256 dell'ediz. milanese del 1840) definiva "Demoni incubi" gli "spiriti importuni alle femmine" nel senso di genio o spirito malefico che, assunte sembianze maschili, si congiungeva carnalmente con le femmine. Nel Fasciculo di medicina di MANILIO (p.6)l'I. è "fantasima in sogno la quale comprime ed aggrava el corpo ed il moto e perturba la favella"; nel Decameron la credenza nel demone notturno ispira al Boccaccio la novella VII, 1, ove monna Tessa si fa gioco della credulità del marito Gianni cui, con la complicità dell'amante, fa credere di essere nottetempo visitati dalla fantasima, che si credeva essere un demone I. a metà fra il satiro ed il gatto mammone. Satiri o fauni sono incubi anche per Guido da Pisa (prima metà del XIV secolo, Fiore d'Italia, a c. di L. MUZZI, Bologna,1800):"Questi cotali fauni chiamavano li greci panisci (da Pan, dio della caccia e dei boschi, corrispettivo maschile di Diana, dea preposta alle medesime cure),e noi latini li chiamiamo incubi"> la sua opinione è interessante perchè specchio di una campagna diffamatrice portata avanti dal clero ai danni delle culture non cristiane, considerate incivili e demoniache, genericamente comprese sotto il concetto di paganesimo.> La consuetudine dei Padri della Chiesa di dar nomi della mitologia pagana ai demoni e di personificare con essi le paure degli uomini del proprio tempo portò S.Agostino a parlare di "fauni e silvani comunemente detti Incubi o Pilosi" ed a porre fra essi i Dusij, nei quali non è difficile riconoscere i druidi, sacerdoti e capi carismatici delle società celtiche. Nel Malleus maleficarum (pag. 31 dell'ediz. del 1620) si legge:"...I Galli chiamavano questi incubi (fauni e silvani) dusji" e nella glossa corrispondente: "Demoni Dusii, da altri chiamati Druidi, Truti o Drusi". La riedizione del 1620 del Malleus è corredata di numerosi trattati, come esso strutturati seguendo un procedimento di domande e risposte simulate da due (o più) ipotetici interlocutori mirante a confermare o sconfessare le ipotesi via via avanzate:fra essi è un Tractatus utilis et necessarium, (...), de Pythonicis mulieribus. Qui l'alto prelato Ulrico di Costanza disserta con Corrado Eschac, per anni pretore e rappresentante dei magistrati (...) di Costanza, e con Sigismondo, Arciduca d'Austria, su tematiche a loro note circa I., angeli caduti, lamie, maghi, sirene e tutta una corte di esseri fantastici o mitologici, arrivando ad affrontare il tema, controverso e dibattuto, della nascita di Merlino di Britannia, forse, grazie alla letteratura arturiana, il druida più famoso di cui la storia ci abbia tramandato notizie sulla pur incerta esistenza. Alle pagg. 46, 47, 48 e 65 Merlino diventa il nocciolo delle dotte diatribe fra Ulrico, Sigismondo e Corrado che, con dotte citazioni e ricorrendo all'autorità delle Sacre Scritture, tentano di istruire e convincere i propri lettori circa i misteriosi natali del druida. In alcune loro posizioni si riconoscono, senza forzature sul significato dei simboli, i sintomi di patologie del sistema nervoso quale la gravidanza isterica, le superstizioni come fonte di manie e nevrosi e, nell'ambito della più generale accezione di I., l'allusione a problemi digestivi o dell' apparato respiratorio (la presenza dell'I. dava alla vittima l'impressione di essere schiacciata da un peso che comprimeva il cuore e non permetteva di respirare, provocando affanno: perciò l' I. fu posto in relazione con un demone del sesso cui le vittime soggiacerebbero con doloroso affanno)> "-Ulr.:-Si dice che (Merlino) sia stato un vero uomo- Sig.:-Figlio di chi (?)- Ulr.:-Di genere umano tanto da parte di padre che di madre?- Sig.:-perchè, dunque, sua madre ammise, di fronte al Re di Britannia, di averlo concepito con un incubo?- Ulr.:-Secondo me si ingannò la donna, illusa dal demone, a credere di aver generato Merlino dal seme dell' Incubo - e si procede su un tal registro di ipotesi fin a concludere che, con permesso divino, la madre di Merlino, dedita a pratiche poco ortodosse, sia stata ingannata dal diavolo, cadendo vittima della suggestione di una finta gravidanza. Giova ricordare, al proposito, che la tradizione letteraria attribuiva a Merlino,(come anche a M. Lutero) una nascita scandalosa, frutto dell'incontro fra il diavolo ed una monaca, oppure una principessa ignara e vergine, quasi mai consenziente, posseduta nell'incoscienza del sonno. Dietro questi deliri di fantasmi si nascose,forse, il più reale delitto dell'incesto, poi riconosciuto in un sistema di simboli studiati e sperimentati dalla scienza psicoanalitica. La questione dei rapporti carnali fra umani e demoni interessò ed ossessionò le istituzioni civili ed ecclesiastiche e, parimenti alle diverse posizioni che si andarono assumendo circa la realtà o l'illusione del sabba, divise giudici e teologi in "colpevolisti" (volo concreto delle streghe verso contrade prestabilite, e realtà della tregenda e di tutti gli atti che in essa si compirebbero/ gli I. sono reali demoni che assaltano gli umani istigati dalle streghe, creature del demonio) ed "innocentisti" (le streghe assumono sostanze allucinogene e si cospargono di unguenti che provocano stato d'incoscienza, durante il quale credono di recarsi in volo al sabba/ gli I. sono frutto di suggestioni diaboliche o di azioni, anche involontarie, di evocazione di demoni; era questa, tuttavia, solo un'attenuante alla colpa di reale partecipazione al patto demoniaco ed ai festini, la cui sola supposizione prevedeva penitenze sufficientemente pesanti). Nel Compendio di demonologia del GUACCIO, che raccolse gli estremi del pensiero inquisitoriale di Sprenger, Institoris, Delrio ed altri, l'XI cap.del Lib.I è occupato dalla trattazione degli I. Dopo l'asserzione sulla partecipazione di I. e Succubi alla copula e confortato dal pensiero di autori illustri sulla realtà del rapporto carnale donna/demonio, il Guaccio passa ad una dimostrazione "razionale": "Infatti i demoni possono assumere i corpi dei defunti o creare corpi tangibili dall'aria o da altri elementi, e possono muovere questi corpi a loro piacere ed eccitarli", "...possono anche portare del seme preso altrove, ad esempio, da un uomo eccitato nel sonno e...conservare il calore generatore del seme e, nel momento in cui la donna è meglio disposta a concepire, immetterlo nella matrice e mescolarlo al seme femminile" (lib. I,cap.XI, pp.42, 43). Ciò che è precluso ai demoni I. o Succubi, e su cui sono sostanzialmente d'accordo sia gli autori del Malleus Maleficarum e del De Pythonicis Mulieribus che il Guaccio, è il "generare con la loro forza e dalla loro propria sostanza", perchè "come possono avere seme, se esso è parte della sostanza corporea vivente e residuo di un cibo ottimamente digerito, e i demoni sono sostanze incorporee?" (lib. I, cap. XI, pp.43, 44). Se ne deduce che la prole nata, o nascitura, da una donna ed un demone non è figlia legittima dell'I., ma del "prestatore del seme", spesso sconosciuto alla donna stessa (archetipo di inseminazione artificiale!). Guaccio fa poi altri esempi "conosciuti" e propone ai lettori una similitudine: è vero che il potere generatore non è nell'I., ma nel seme, così come il potere calorifico non si trova in chi versa o nella bottiglia, ma nel vino stesso. Ne segue che il seme del diavolo è freddo e sterile: ammonisce quindi a non credere che dall'amplesso demoniaco possa nascere un umano. Non manca l' intervento divino, che si limita ad una concessione in virtù dell'elemento naturale (il seme), garante che dall'unione di due esseri umani ne possa nascere un terzo. Ne risulta mortificata l'azione del demonio, che si riduce a strumento in un'azione di per sè naturale> Dio giammai soccorrendo l'opera del diavolo perchè il feto, fine del coito, è risultato dell'incontro d'umori femminili e maschili: "Dio aiuta la Natura, ma non sostiene il peccato, del quale non è autore" .

DEMONE SUCCUBO e meno comune Succube del francese succube> dal lat. succuba - "chi giace sotto altra persona" - composto di sub e del tema di cubare -"giacere": > FLORO in DELRIO, lib. V, p.70, col. II> spirito demoniaco che si riteneva prendesse forma di donna ed avesse rapporti carnali notturni con gli uomini. E' poco chiara la questione sulla possibilità di generare di questi demoni (se mater semper certa est è dubbio che un'entità di puro spirito possa copulare, figurarsi partorire!), su cui il Malleus Maleficarum ritorna spesso. E' probabile che, considerata la familiarità del S. con la strega, essendo il primo un demone e la seconda concubina del maligno, si siano, in alcuni casi, confuse le acque, facendo campione di negatività la malefica, diventata addirittura consustanziale al suo signore. Troviamo cenni ai succubi nella Bolla di Innocenzo VIII, Summis desiderantis affectibus, del 1484, che scatenò la bramosia di purezza degli autori del Malleus e permise loro di eternare i propri deliri e quelli di un' epoca intera nelle pagine, per molti letali, del manuale. Ecco uno stralcio della bolla: "Recentemente siamo venuti a conoscenza, non senza un certo dolore, che in alcune parti dell'alta Germania...un certo numero di persone di entrambi i sessi, dimentichi della propria salute e allontanandosi dalla fede cattolica, si concedono ai demoni incubi e succubi e ... distruggono e uccidono il frutto del ventre delle donne, il bestiame ed altri animali di diverse specie". Si è in pieno delirio magico, in un XV sec. che si lasciava alle spalle il giogo medievale ma in cui si acutizzavano paure arcane, le stesse che, 4 secoli prima, nel Canon Episcopi, erano state liquidate come credenze da donnette: se un papa credeva ai demoni, tutta l'umanità era autorizzata a credervi! Nella II parte del libro gli autori studiano il fenomeno incubo-succube (pp. 177, 182, 183, 184, 186 in ediz. lionese del '600). Il S. è demone legato a sessualità alterata, che comporta condanna laica ed ecclesiastica di pratiche considerate contro-natura (sodomia - omosessualità: Stat.Crim., II, 2) o immorali (prostituzione: Stat.Crim., II, 5-6): è esso prodotto di una ecclesiatica misoginia, che faceva di ogni donna un demone tentatore. Un riflesso di ciò si rintraccia nella duplice valenza della figura della fata medievale: nelle pagine dei chierici troviamo la fata madrina, il cui prototipo è Viviana, Dama del Lago, casta madre adottiva di Lancillotto, rimandante allo stato virginale di Maria, e la fata amante, da identificarsi con Morgana, sorella incestuosa (ma solo in versioni moderne) di Artù, fanciulla dagli insaziabili appetiti, come le ninfe delle combattute leggende pagane. Un tipo di demone comune in Europa centro-settentrionale del XV sec. era la cauquemare, sostantivo tutt'oggi usato nei paesi di lingua franca per designare l'incubo. Nel testo de Les Evangiles des Quenouilles essa viene definita incubo, ma sembra trattarsi piuttosto di un S. La cauquemare popola le notti delle donne del centro rurale teatro della vicenda, riconfermando l'ambiguità del genere sessuale di questo d., di nome femminile e comportamento virile, molestante le donne. Nel nome è implicito l'atto sessuale (chevaucher = cavalcare, grassa metafora erotica, e mare, radice di parole bretoni ed inglesi per incubo)> La natura femminea dello spirito, a parte le digressioni saffiche, si scopre nella versione, detta C da JEAY, del trattato, anteriore di 10 anni al ms. base, in cui una credenza elimina l'ambiguo: i figli maschi del loup-garou (lupo mannaro) saranno licantropi, e le femmine cauquemares.

ABRAXAS (pure ABRASAX)> parola magica scoperta incisa su parecchi talismani del periodo ellenistico e che sarebbe servita contro le forze del male (alcuni studiosi la fanno derivare da ABRACADABRA).
Attribuendo alle lettere il valore numerico che esse avrebbero secondo la matematica greca (i numeri si indicavano con lettere) la somma dà il numero 365, equivalente dei giorni dell'anno: A. entrò così a far parte dell'eresia gnostica combattuta con vigore dagli apologisti cristiani tra cui Tertulliano. Durante la lotta contro Gnosi e Gnosticismo la parola si caricò di vari significati negativi sino ad indicare un demone legato al dio Mithra o addirittura identificato con quest'ultimo.

MITRA (2)> Mithra dio indo-iranico della luce riproposto, dopo un periodo di dimenticanza, nel monoteistismo del tardo zoroastrismo seppur come figura minore rispetto al dio "Ahura-Mazda": in seguito fu assimilato a divinità come quella babilonese di Shamash, quelle greche di Elio ed Apollo, quella romana del "Sole invitto": Dio creatore e salvatore dell'umanità ("nato il 25 dicembre da una roccia, con i pastori che gli recano doni e quindi alleato del Sole") fu simbolo della lotta al male e del ritorno alla fine dei tempi per premiare i giusti. La sua religione misterica fu culto diffuso nell'impero romano: i misteri erano celebrati in santuari sotterranei (ipogei) detti "mitrei", riservati agli uomini: 7 erano i gradi di iniziazione forse corrispondenti a quelli delle 7 sfere planetarie, distinti coi nomi di "corvo, sposo, soldato, leone, persiano, corriere del sole, padre". L'iniziazione era caratterizzata da una sorta di battesimo, coll'imposizione di un segno sulla fronte (STIGMA), quando si arrivava al grado di soldato, e dalla partecipazione ad un banchetto sacro: col Cristianesimo e gli imperatori cristiani il culto (diffuso tra i soldati) decadde e fu estirpato quale roccaforte del paganesimo. Fu Tertulliano a citare lo Stigma ritenendolo rovesciamento malefico del Diavolo, cioè sua utilizzazione, per il male, dei Sacramenti cristiani affini ai riti mitraici>in Mitra (il cui sacerdote Rufus = "Il Rosso", fu creduto essere malefico e pervertito) si identificarono via, via Satana, l' Anticristo o il demone Abraxas (Abrasax).

-SATANA [o la "BESTIA" ] (antico e letterario Sàtan, Satàn, Satanne, Satanno, Satano) alternativamente detto LUCIFERO e in senso apocalittico meglio detto la BESTIA SUPREMA nella tradizione biblica e cristiana il Demonio ( anche detto il Maligno o Lucifero = 'portatore di luce' il più splendente degli angeli, dopo la sconfitta, metamorfizzato cioè 'trasformato e rovesciato' dalla potenza divina nell' opposto, cioè in essere spaventoso e simbolo delle tenebre) o capo degli angeli ribelli precipitato da Dio nell'Inferno per il peccato d'orgoglio che lo indusse a rivoltarsi contro il Creatore: personificazione del male, emblema del vizio e dell'immoralità, nemico di Dio, virtù e verità, Satana, signore di tutti i Demoni avrebbe potere di tentare l'uomo per farlo schiavo [il latino Satan, per il greco, deriva dall'ebraico Satan 'avversario - nemico', dalla radice stn 'osteggiare - aggredire'> BATTAGLIA, Grande Dizionario della lingua Italiana, UTET, Torino s. v.].

ARETALOGIA> TRADIZIONE MIRACOLISTICA PAGANA recuperata spesso nella novellistica sacra pagana greco-ellenistica (sorta di agiografia dei Gentili) che, per rovesciamento, fu interpretata in ambito cristiano come tradizione "diabolica". In un Papiro di Ossirinco ( XI, n.1381 della prima metà del II secolo d. C. edito da Grenfell ed Hunt e ripreso da W.Schubart in Einfurhung in die Papyruskunde, Berlino, 1918, pp.157 sgg.) si elenca un miracolo del dio Imouthes - Asclepio [in contesto cristiano queste "forme" di potenza divina terapeutica furono confuse con vecchi culti per demoni e forze oscure: come l' INCUBATIO (v. Incubo) o sonno terapeutico presso un luogo o recinto sacro o più spesso ancora un bosco sacro, spesso conservato nelle chiese primigenie dai cristiani fin oltre il mille, specie nelle zone rurali più arretrate, nonostante le proteste e gli anatemi dei vescovi> per eccellenza durante l'Impero di Roma assimilato il culto del greco Asclepio in quello del dio taumaturgo romano Esculapio il luogo per eccellenza dove si praticava l'incubatio e dove spesso si manifestava la potenza dell'aretalogia era la sede del tempio di Esculapio che a Roma costituiva un sito monumentale che sorgeva sull'Isola Tiberina: tuttavia si trattava di un fenomeno estremamente esteso di cui si rintracciano costumanze nel Ponente Ligure, ad esempio un pò per tutta la val Nervia e particolarmente nel sito della sorgente termale di lago Pigo].
Nel testo di Ossirinco sopra menzionato si legge: "Era notte, quando ogni essere vivente giace nel sonno tranne i sofferenti, e la divinità appare con maggiore efficacia, e violenta mi bruciava la febbre, ed ero squassato dall'asma, dalla tosse, e dal dolore che mi saliva dal fianco; con il capo appesantito dalla pena scivolavo nell'incoscienza del sonno; e mia madre perché accanto al figlio, giacché è per natura amorosa, soffrendo per i miei tormenti sedeva non concedendosi neppure un attimo di sonno. Poi improvvisamente vide - né sogno né sonno - giacché gli occhi erano immobili ed aperti, benché non vedessero chiaramente, in quanto una apparizione divina le si presentò spaventandola e impedendole di distinguere con facilità sia lo stesso dio sia i suoi ministri. Solo che c'era una figura di statura più che umana avvolta in splendida veste di lino che portava nella mano sinistra un libro, e dopo avermi soltanto guardato dalla testa ai piedi due o tre volte, scomparve. Ella quando tornò in sé ancora tremante cercava di svegliarmi. Avendomi trovato senza febbre e gocciolante di sudore, fece atto di ossequio all'apparizione del dio, e detergendomi mi rese più lucido. E quando presi a parlare con lei ella decise di rivelarmi il prodigio del dio, ma io prevenendola le raccontai tutto per primo; infatti quanto ella vide con la visione io vidi in sogno. E cessatimi i dolori al fianco ed datomi il dio ancora una cura lenitiva, proclamai i suoi benefici".

DEMONOLOGIA>s.f.> Branca di storia delle religioni che studia credenze su spiriti o demoni.

DEMONOMANIA s.f.> Delirio sulla base di sentimenti di colpa che si traducono nel terrore per l'inferno e i demoni.
Diffusa in certi mistici, ha dato in passato spazio a manifestazioni di isteria collettiva come nel caso degli ossessi di Loudun.
Un evento significativo di isteria collettiva fu il caso degli OSSESSI DI LOUDUN legato al timore delle punizioni infernali -connesso tanto a slanci di demonologia e demonomania.
I fatti di LOUDUN hanno dei punti in comune col tragico evento di quelli delle liguri Streghe di Triora.
Sempre i fatti di LOUDUN son collegabili con quello delle nordamericane vergini di Salem: anche se persistono delle distinzioni da non trascurare, specie per la maggiore valenza politica dell'episodio di LOUDUN.
SALEM è una cittadina del Massachussets sita la fondo di una piccola insenatura nella più vasta Massachussets Bay sull'Oceano Atlantico: il piccolo centro si trova a circa 23 Km. a NE di Boston e conta (cens. del 1980) 38.220 abitanti.
SALEM, che fu un fiorente centro commerciale e portuale, perdendo rilievo dopo l'apertura dell'Erie Canal nel 1825: nonostante vi operino industrie meccaniche, elettriche e concerie la cittadina non ha mai perso l'aspetto antico e coloniale che l'ha proiettata nel mito dell'orrorifico. Fondato nel 1626 da un gruppo di pionieri capeggiato da Roger Conant il paese di Salem a fine secolo fu sede di uno degli eventi più terribili nella storia della stregheria.
Intransigenza e superstizione innescarono nel 1692 un terribile procedimento di Caccia alle Streghe in cui, attraverso un intreccio di accuse e denunzie ottenute con la tortura ma altresì saldamente evocate da incredibili manifestazioni di isterismo di massa, ben 19 donne furono impiccate come streghe dopo vari processi. Le manifestazioni di isteria collettiva cessarono solo nel 1693 quando il governo coloniale ordinò la scarcerazione di un ulteriore gruppo di persone accusate di identici reati ed in serio pericolo di esser condannate e condotte al supplizio estremo.
Nel caso di LOUDUN centro della Francia (dipart. di Vienne) nel Poitou ha connotati un pò particolari: nel XVI sec. fu caposaldo dei calvinisti, finché nel 1591 venne eretto a ducato, ma non obbedendo alla cattolicissima monarchia di Francia, Loudun divenne con La Rochelle uno degli obiettivi su cui si abbatterono gli eserciti di Richelieu inteso a ripristinare l'assolutismo dinastico.
Il pretesto per l'intervento militare fu dato da una confessione della priora del locale convento delle orsoline, Giovanna degli Angeli che (1633) accusò sè e le suore d'essere indemoniate, attribuendo la responsabilità del maleficio al parroco Urbain Grandier.
Nel clima di superstiziosa isteria collettiva favorito dagli esorcismi pubblici, il caso fu sfruttato in senso politico, indicando le cause dei disordini nelle tendenze "eretiche" di Grandier condannato al rogo per intervento dello stesso Richelieu [la vicenda del parroco (1590 Bouère presso Sablé-sur-Sarthe/ 1634 Loudun ) - accusato di aver provocato nelle suore casi di "invasamente demoniaco", imprigionato nel 1633, torturato senza rispetto delle norme istituzionali e pur in assenza di prove inviato al rogo - ispirò il romanzo storico "I diavoli di Loudun" di A. Huxley nel 1952 e poi il film I diavoli di K.Russel nel 1971] > I fenomeni di Demonomania si possono considerare di duplice entità: quelli ascritti, come nel caso sopra illustrato, che si radicano in convinzioni personali e si manifestano in fobia dei demoni e della possibilità di cadere in loro balia, e quelli indotti.
I fenomeni di Demonomania ascritta si esprimono in una serie di comportamenti, coatti e simbolici, miranti ad allontanare il pericolo, scongiurandolo con certi rituali come preghiere ripetute ossessivamente, nel rispetto di un ordine la cui infrazione è vissuta come spiraglio, frattura attraverso cui il demone può insinuarsi; oppure, per i comportamenti sostitutivo-simbolici, le autoflagellazioni, le punizioni corporali, i digiuni e le astinenze. La Demonomania ascritta ha dunque il carattere di volontarietà.
Lo stesso non può dirsi per i fenomeni di Demonomania indotta di cui son esempio le confessioni sotto tortura di certe streghe (ed eretici) che, per liberarsi dei tormenti, confessavano non solo di essere state tentate dal demonio, ma di essersi macchiate del delitto di commercio sessuale col Nemico.
La letteratura giuridica, laica ed ecclesiastica, è ricca di questi casi di confessioni, come nel caso del processo di Triora (1587-90) durante il quale, fra i tormenti, si strapparono ad alcune "streghe supposte" autoaccuse fuor di logica (come il volo notturno al sabba in presenza del Maligno) che contraddicevano quanto testimoniato da persone incaricate della loro vigilanza.