cultura barocca
CONFINE DEL MUNICIPIO

MUNICIPIO ROMANO DI ALBINTIMILIUM

L'imperatore Ottaviano nel contesto del suo progetto di "Pace Universale" curò di strutturare in maniera durevole i confini occidentali d'Italia. Per completare tale progetto intervenne contro molte genti alpine e l'impresa vittoriosa venne immortalata nel Trofeo delle Turbia .
Il Municipio di Albintimilium fu ascritto alla IX regione augustea (Liguria e Piemonte subpadano): esso si stendeva sino al Trofeo della Turbia (esistono comunque versioni contrastanti sul fatto che l'attuale località di Monaco dipendesse compiutamente dal municipium di Albintimilium) e, rispettando le partizioni geografiche, raggiungeva il colle di Tenda (abbracciando i bacini del Roia e del Nervia per poi estendersi verso Sanremo e Taggia ma ritirandosi, verisimilmente, verso costa sin nell'area di Ospedaletti.
In virtù di siffatta configurazione il Municipio intemelio finì col risultare l'ultimo amministrativamente italico nonostante il CONFINE OCCIDENTALE dell' ITALIA AUGUSTEA fosse al FIUME VARO (come si credette a lungo, anche per il DOMINIO DI GENOVA, da cartografi moderni, specie se stranieri e imbevuti di letture dei geografi classici): apprendiamo infatti dall'opera geografica di STRABONE (IV, 1, 3) e dal computo delle pietre miliari della Giulia Augusta che fino al FIUME VARO avevano una numerazione progressiva dal miliarium aureum o "miliario iniziale donde tutte le strade si numeravano" sito a Roma mentre oltre il VARO i miliari si calcolavano progressivamente da Fréjus.
Politicamente italiane erano quindi Nizza e Monaco ma, come ancora precisò Strabone, erano amministrate dall'episcopo di Marsiglia città cui Roma riconobbe antichi previlegi.
Nella COMPLESSA CONFIGURAZIONE AMMINISTRATIVA DELLA GALLIA il "corridoio" tra la Turbia ed il Varo fu invece incluso nella Provincia delle Alpi Marittime con capitale Cemenelum che, governata da un prefetto, poi procuratore, di nomina imperiale, svolse il duplice scopo di fungere da cuscinetto strategico tra Gallie ed Italia e di romanizzare le popolazioni da poco vinte.
A questo punto ben si intende che il Trofeo augusteo della Turbia dovette essere più di un simbolo di vittoria: esso delimitava giuridicamente l'Italia e faceva del complesso municipale di Albintimilium un centro limitaneo del tutto italico presso il quale, autentico nodo di traffico stradale e marinaro, si pagava la Quadragesima Galliarum o "dogana di passaggio dall'Italia alle Gallie".
Nizza e Monaco, politicamente italiche, non lo erano invece dal lato amministrativo ed il restante territorio tra la Turbia ed il Varo costituiva in pratica una zona anomala o di passaggio tra Italia e Gallie.
Anche per questo è giusto parlare di un'antica tradizione frontaliera di Ventimiglia: non è peraltro un caso che il territorio della Diocesi intemelia (in qualche modo "calco" della giurisdizione municipale romana: Albintimilium...,cit., p.52 e nota) ad onta di interpretazioni discutibili, sia stata, come la moderna indagine storica ha provato, una sorta di "isola di transizione" in cui si smorzava decisamente la strutturazione diocesana italica e vi prendeva corpo, quasi anticipando il valico d'una frontiera politica e culturale, una progettazione di tipo "gallicano".


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Albintimilium, dopo un lento processo di inserimento nella piena romanità scandito da varie leggi e dalla conquista di crescenti diritti, divenne "municipio romano", con sua ampia giurisdizione, nel 49 a.C. dopo le concessioni cesariane: tale municipio (il cui capoluogo -naturalmente- stava nella città costiera nervina di Ventimiglia era ascritto alla "tribù Falerna" ed apparteneva alla IX regio augustea: non si hanno tracce del archeologiche del Foro, cioè della sede degli uffici pubblici, dei "pubblici consessi" e delle "magistrature", che verisimilmente però doveva trovarsi nell'area [già prebenda del Capitolo della Cattedrale] dell'odierno ex civico ospedale S.Spirito, già sede di un monastero femminile e tuttora struttura sanitaria a poliambulatori.




Durante la Repubblica per municipio (municipium) si intendevano le città legate a Roma ma prive dei diritti politici tipici dei cittadini romani (in particolare sotto l'aspetto dell'elettorato sia passivo che attivo). Di conseguenza la maggior parte dei municipia conservavano i propri magistrati ed una certa autonomia amministrativa ed in questo si distinguevano sia dalle città federate cioè vincolate a Roma da un foedus o "particolare patto di collaborazione" (molto spesso un attestato di vassallaggio, più o meno mascherato) sia dalle colonie che, sempre in Roma antica, erano degli stanziamenti di cittadini romani entro territori nemici conquistati col compito di dividere le terre e costruire una città.
Tuttavia, nell'evoluzione del dominio di Roma, ed in particolare dopo il 49 a.C., con l'"estensione della cittadinanza romana" a tutti i popoli della penisola, i municipia persero le antiche caratteristiche per diventare città amministrate secondo il modello della capitale e con cittadini provvisti di tutti i diritti politici: il processo si estese ulteriormente dopo il 212 d.C. quando a tutte le genti del vasto impero venne concessa la piena cittadinanza romana.