Informatizzazione a cura di B. E. Durante

BENEDETTO VARCHI nacque a Firenze nel 1503, ma le sue origini erano a Montevarchi, dove la famiglia era una delle più importanti.
Il padre lo mise come apprendista in tre diverse botteghe, ma Benedetto era costantemente immerso nella lettura di favole: i suoi interessi erano altri.
Finalmente il padre si decise a mandarlo a scuola, dove primeggiò nello studio e nella composizione latina.
Ancora adolescente frequentò gli "Orti oricellari", dove ricevette le attenzioni dell'ormai vecchio Machiavelli.
A diciotto anni fu mandato a Pisa, a studiare da notaio.
Rientrato a Firenze si dedicò alla letteratura e aderì alla fede repubblicana.
A Firenze visse vivacemente le inquietudini politiche del suo tempo e fu spesso costretto ad allontanarsi dalla sua città.
Rientrò nel 1543 dopo essere diventato famoso in tutta Italia per la sua attività letteraria e filosofica.
Entrò nell'Accademia fiorentina dove dette sfoggio della sua cultura enciclopedica che spaziava dalla conoscenza approfondita di Dante, all'esistenza dei mostri, all'alchimia, alla botanica, al tema dell'amore.
Il Varchi espose nell'opera "Ercolano", che fu pubblicata postuma, le sue teorie linguistiche che riconoscevano i modelli letterari nei grandi fiorentini del Trecento ( Dante, Petrarca, Boccaccio) .
Nel 1547 il duca Cosimo Dei Medici lo incaricò di scrivere la Storia Fiorentina, la cui stesura impegnò gli ultimi vent'anni della sua vita.
I sedici libri della Storia Fiorentina narrano gli avvenimenti dal 1527 al 1537, cioè dalla ribellione fiorentina che portò alla cacciata dei Medici, alla salita al potere di Cosimo e al suo governo della città.
Il grande pregio di questa opera è la ricerca continua e instancabile delle fonti da cui attingere: documenti, carte di archivio, testimonianze dirette di chi quei fatti li aveva vissuti (e di molti egli stesso era stato spettatore).
Nel 1555 ricevette in dono dal duca la villa della Topaia, a Castello, dove trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita.
In questo periodo scrisse circa duemila sonetti dallo scarso valore letterario, ma che rivelano la sua inquietudine religiosa.
Questa crisi spirituale lo portò alla decisione, nel 1565, di diventare prete.
Cosimo gli affidò la Pieve di Montevarchi.
Tornare nel paese dei suoi genitori gli parve provvidenziale, ma la morte, sopraggiunta nel dicembre di quello stesso anno, gli impedì di tornare nel paese dove erano le sue origini. [testo on line di ANSELMO TANZI]