MONETAZIONE ROMANA

Albintimilium, in quanto municipio di frontiera, era certo popolato da cambiavalute. La zona nel pieno impero si trovò peraltro sulla linea di importanti zecche, alternative a quella principale di Roma: "Arelate" (marchio: AR), Ticinum (Pavia, marchio I), Aquileia (AQ).
Molte monete di via sono state rinvenute in territorio ligure: esse venivano perse dai viandanti che percorrevano la via Julia Augusta e che erano dediti a svariati commerci (in altri casi, come -stando a voci fondate nel sito nervino di Veonegi- si son rinvenuti dei tesoretti, depositi di monete, spesso d'oro e d'argento, sepolte dai proprietari in luoghi sicuri, entro cassette o contenitori di coccio, ai tempi di guerre interne o delle invasioni barbariche)

Le monete primitive di Roma erano l'aes rude, l'aes signatum e l'aes grave.
Le monete repubblicane, anche dette consolari, erano coniate da appositi Magistrati (triumviri A.A.A. FF. ).
Le monete imperiali vanno da Augusto (27 a.C.) a Romolo Augustolo (476 d.C.).
Augusto nel 15 a.C. assunse come Imperatore il diritto di coniare monete d'oro e d'argento, riservando al Senato quello di coniare monete di bronzo.
Queste riportano in genere nel rovescio le lettere "S.C." ("Senatus Consulto" = per delibera del Senato).

Aurei: Durante la repubblica le monete auree erano emesse in numero limitato. Nell'impero se ne ebbe una discreta coniazione. Tra quelle circolanti, l'aureo o denaro d'oro era il pezzo di massimo valore, corrispondente a 25 denari d'argento. Fu coniato invece in numero ridotto il quinario d'oro o mezzo aureo. L'aureo ebbe varie riduzioni di peso. Nell'alto impero, sotto Augusto, esso pesava gr. 8,175; con la decadenza scese a gr. 4,71 sotto Costantino, pur conservando un grado notevole di purezza metallica.

Denari: sotto Augusto il denaro (moneta d'argento pari a 10 assi) pesava gr. 3,90; dopo Nerone scese a gr. 3,41 e resto tale sino a Settimio Severo.
Dopo Caracalla (211-217) si ebbe l'antoniniano o doppio denaro (circa gr. 5,45) con la corona radiata sul capo dell'Imperatore e spesso con la mezzaluna su cui poggia il busto dell'Imperatrice. L'antoniniano sparve nel basso impero.
La lega del denaro e dell'antoniniano in seguito peggiorò per la percentuale d'argento. Il metallo prezioso scomparve poi quasi del tutto: si rimediò con monete di bronzo coperte con lieve argentatura.
Nel 301 Diocleziano, con una riforma monetaria, ripropose un denaro argenteo di gr. 3,41. Durante l'impero fu poco usato il mezzo denaro o quinario d'argento.

Bronzi: erano monete di 3 misure: "grande bronzo" (sesterzio), "medio (dupondio e asse) e "piccolo bronzo".
Il sesterzio, per la grandezza si riconosce bene; il dupondio e l'asse, di identica dimensione, hanno i caratteri seguenti: il primo la corona radiata ed il metallo (oricalco = 4/5 di rame e 1/5 di zinco); il secondo la corona d'alloro ed il metallo (rame). Schema di comparazione:

1 AUREO = 25 DENARI = 100 SESTERZI
G. B. > SESTERZI , gr. 27,2 , di oricalco. M. B. > DUPONDI, gr. 13,5, di oricalco/ ASSI, gr.12, di rame. P. B. > SEMISSI, gr.6 (di rame) o 3,5 (di oricalco)/ QUADRANTI>, gr.3 (di rame) o 1,66 (di oricalco)

Nell'alto impero si usavano tutte le misure di monete; nel basso im- pero predominarono i piccoli bronzi e sparvero a poco a poco i grandi: si diffuse un medio bronzo di modesto spessore, detto "follare" o follis.

Monete di consacrazione e di restituzione: monete di consacrazione erano quelle con l'effigie dell'Imperatore o dell'Imperatrice morti ed il nome al diritto preceduto da DIVUS o DIVA.
Queste monete hanno spesso effigiato sul rovescio un rogo, un'ara, un'aquila o un carro funebre tirato da elefanti; recano la leggenda CONSECRATIO AETERNITAS o AETERNAE MEMORIAE.
Il loro numero è scarso.
Monete di restituzione furono riconiate sotto un Imperatore con l'effigie di un predecessore: recavano la leggenda REST o RESTITVIT con il nome dell'Augusto in carica. Tale coniazione era ritenuta omaggio alla memoria dell'Imperatore defunto e divinizzato.

Medaglioni: medaglioni erano i pezzi di dimensioni superiori a quelle delle monete di eguali metalli, in uso sotto l'Augusto o Augusta, di cui recano l'effigie. Su tali monete non si legge S.C.: nell'alto impero il medaglione era multiplo di una moneta di simile metallo, e alcuni pensano che abbia fatto parte della circolazione monetaria.
Nei secoli tardi il medaglione, di metallo nobile, era ritenuto quale espressione d'arte romana.
Mentre l'aureo, il denaro ed il bronzo erano di normale fattura, i medaglioni venivano realizzati da eccellenti incisori.

Raffigurazioni: Le monete imperiali portano al diritto l'immagine del- l'Imperatore o dell'Imperatrice, e poche di loro recano più di un busto. La testa dell'Imperatore può essere scoperta, coronata (di alloro o quercia), con testa velata, diademata, radiata od anche elmata.
Le teste femminili presentano varie acconciature; talora sono ornate da un diadema o da un velo. I rovesci sono svariati. Il soggetto può essere religioso, storico o allegorico. Vengono considerati di ordine religioso i rovesci raffiguranti divinità o eroi divinizzati, come Giove, Giunone, Minerva, Marte, Nettuno, Venere, Diana, Vesta, Giano, Ercole, Romolo e altri ancora. A soggetto storico sono i rovesci che documentano fatti vari, monumenti, eserciti, spostamenti dell'Imperatore, elargizioni, vittorie, trofei. Vi sono rovesci con virtù astratte personificate: l'eternità, la carita, la concordia, la felicità, la fortuna, la pietà, la vittoria, l'equità, la fede, la letizia, la liberalità, il valore.