informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante Illustrazione di G. Dore' per l'Inferno dantesco

Per ch'io mi volsi, e vidimi davante
e sotto i piedi un lago che per gelo
avea di vetro e non d'acqua sembiante

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto XXII)
Nella mitologia greca, il COCITO (in greco Cocytos può significare fiume delle lacrime) è uno dei cinque fiumi degli Inferi, il sotterraneo regno dei morti dominato dal dio Ade. Questo immaginario luogo infernale viene ripreso anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri, nella quale viene però descritto non già come un fiume, ma come un enorme lago ghiacciato situato sul fondo dell'Inferno.
Il Cocito nella mitologia greca
Nell'ambito della mitologia greca, e stando ad alcune tradizioni, il Cocito era il fiume che delimitava il confine tra il regno dei vivi e quello dei morti, in continuità con il più noto Acheronte, di cui era un affluente. I defunti chiamati ad attraversarlo erano costretti a pagare un obolo al traghettatore Caronte; coloro che non potevano permettersi la traversata erano costretti a vagare, come ombre, lungo le sue rive. Molte altre tradizioni, comunque, attribuiscono il ruolo di spartiacque dell'inferno greco al fiume Stige, ed altre ancora all'Acheronte. Oltre a questi, gli altri fiumi infernali della tradizione mitologiaca greca erano il Flegetonte, il Lete e l'Eridano.
Il Cocito nella Divina Commedia
Nell'immaginaria descrizione dell'INFERNO resa da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, il Cocito è un immenso lago ghiacciato situato nel nono cerchio dell'Inferno. Qui, sempre secondo Dante, vengono puniti i traditori, immersi nel ghiacchio e sferzati continuamente dalle gelide folate di vento generate dalle immense ali di Lucifero. Nella descrizione dantesca, il Cocito viene dipinto come un luogo terrificante, la cui aria risuona dei lamenti delle anime sofferenti continuamente torturate dal morso del gelo, con gli arti congelati ed i volti stravolti dal freddo.
Dante immagina che i peccatori qui puniti, colpevoli di tradimento, siano sepolti nel ghiaccio a vari livelli di profondità, a seconda della gravità del loro crimine. Di conseguenza, divide il Cocito in quattro zone circolari, concentriche tra loro:
la Caina, dove vengono puniti coloro che tradirono i propri parenti, seppelliti nel ghiaccio fino al collo; deve il suo nome al personaggio biblico Caino
l'Antenora, dove vengono puniti coloro che tradirono la propria patria, seppelliti fino al busto, con la parte superiore del corpo esposta ai gelidi venti infernali; deve il suo nome al personaggio dell'Iliade Antenore
la Tolomea, dove vengono puniti coloro che tradirono i propri ospiti, distesi supini con la parte posteriore del corpo immersa nel ghiaccio; deve il suo nome al personaggio biblico Tolomeo di Gerico
la Giudecca, dove vengono puniti coloro che tradirono i propri maestri e benefattori, completamente immersi nel ghiaccio; deve il suo nome al personaggio dei vangeli Giuda Iscariota.
Al centro della Giudecca, l'ultima delle quattro zone concentriche, si trova Lucifero, immerso nel ghiaccio fino alla cintola. Questi viene descritto come un'essere enorme, trifronte; con le sue tre fameliche bocche mastica in continuazione quelli che secondo Dante sono i tre massimi traditori della storia: Bruto e Cassio, traditori di Cesare, e, nella bocca centrale, Giuda, traditore di Gesù.
Dante si giunge nel Cocito all'inizio del trentaduesimo canto dell'Inferno, e ne prosegue la descrizione nei due capitoli successivi, fino al trentaquattesimo, l'ultimo della cantica.
Nel Cocito, fra gli altri, Dante incontra il celebre Conte Ugolino, qui punito insieme al suo aguzzino, l'Arcivescovo Ruggeri, ed indiscusso protagonista del trentatreesimo canto.