informatizzaz. a cura di B. Durante

NELL'IMMAGINE UN VIRGINALE DEL 1560, DETTO PURE SPINETTA DI PROVENIENZA ARTIGIANALE FIAMMINGA E GIA' CUSTODITO A BRUXELLES NEL "MUSEO DEL CONSERVATORIO DI MUSICA"













Il madrigale risulta in Italia, l'espressione di musica profana di maggior credito e caratterizzata da una vasta congerie d'atteggiamenti: talora è un canto d'amore, sospiroso, dolorante, appassionato, ma in tante altre evenienze costituisce una pagina pittoresca di bellezze naturali oppure un lavoro giocoso, burlesco, satirico, non raramente strutturato su ritmi di danza.
Furono maestri nella composizione di madrigali Willaert, Verdelot, Arcadelt e Cipriano di Rore, fiamminghi di nascita ma operanti in Italia, Luca Marenzio (1533-1599), Giovanni Giacomo Gastoldi (1556-1622 ), Baldassare Donato Donati (scomparso nel 1603), Adriano Banchieri (1 567-1634), Orazio Vecchi (1550-1605), Gesualdo da Venosa (1560- 1604) e naturalmente Claudio Monteverdi (1567- 1643).
Assiemeal madrigale godette di successo tra il pubblico la villanella una breve composiz.ione musicale quasi sempre a tre voci, assolutamente omoritmica, scritta in diversi casi su testi dialettali, non raffinata come il madrigale ma fresca e piacevole nell'indubbia sua semplicità.
Nel Cinquecento venne coltivata in Francia la chansorz (canzone), mediamente a quattro parti: una forma vocale elegante, talora umoristica e imitativa il cui miglior compositore probabilmente fu Clemente Jannequin, la cui produzione conferma alcune peculiarità della musica transalpina, vale a dire la squisitezza dell'elaborazione e la tendenza al descrittivo.
I1 madrigale di tono popolaresco venne altresì trattato nel XVI secolo in Inghilterra, dove la polifonia ebbe sviluppo inferiore che nelle restanti contrade d'Europa.

Sino al cinquecento gli strumenti ebbero la primaria funzione di accompagnare o surrogare le voci.
Furono piuttosto inconsuete le manifestazioni esclusivamente strumentali, quali la citaristica e l'auletica nel mondo classico .
Nel contesto di tale considerazione è sempre doveroso soppesare la condanna ecclesiastica avverso parecchi strumenti ritenuti "armi diaboliche di seduzione" con la pur rilevante ma altresì tarda eccezione dell'organo.
Di conseguenza pure la polifonia sacra fiorita sopra il canto gregoriano venne prudentemente conservata nell'ambito della mera vocalità.
Per siffatta conseguenza la MUSICA STRUMENTALE, che, vistesi precluse le porte dei luoghi di culto in funzione delle postulazioni e delle sanzioni della Chiesa, visse eminentemente a servizio dell'ARTE PROFANA.
Fu dall'emblematico "anno 1000" che molti STRUMENTI presero a godere di divulgazione e credito finendo per esser basilari nell'accompagnamento del canto dei trovatori.
Parecchi di essi vennero quindi usati onde esecuguire le danze oppure in qualche occasione si sostituirono alle voci nelle composizioni polifoniche: più spesso ancora in merito a queste ultime, una o più loro parti vennero scritte dai compositori proprio per la fruizione della strumentazione musicale.
Così cominciarono a crescere autonomamente nel pubblico giudizio le reputazioni di alcuni esecutori tra cui l'organista trecentesco Francesco Landino, il quattrocentista Antonio Squarcialupi (morto attorno al 1475 in Firenze), e soprannominato "Antonio degli organi"), alcuni quattrocenteschi suonatori di piffero come, in particolare, Leonardo Grassello e un tal Baldassarre, cui fu condonata una pena grazie appunto alla sue perizia quale esecutore.
Fu tuttavia nel XVI secolo che gli STRUMENTI MUSICALI ottennero crescente importanza, sì che vide la luce uno stile strumentale del tutto autonomo.
Il musicista proprio in virtù degli STRUMENTI ottenne possibilità superiori a quelle concessegli dalla fruizione della sola VOCE.
questa infatti non risulta in grado di generare oltre un suono alla volta, comporta una piu ridotta estensione di suoni e parimenti deve esser trattata dal compositore con cautela onde inibirle rischiosi sbalzi dal grave all'acuto e viceversa e passaggi troppo rapidi di note.
All'opposto di lei agli STRUMENTI , primieramente, appartiene la qualità di una grande estensione, vasta liberta nell'emissione dei suoni, tanto negli sbalzi quanto nella velocità.
Inoltre molti STRUMENTI (principalmente quelli a tastiera e l'arpa, in minor misura quelli ad arco) possono produrre contestualmenete piu suoni ossia accordi.
Tali peculiarità doverosamente utilizzate dai compositori determinarono la genesi del linguaggio strumentale.
In merito all'organo invero qià nel XV secolo il tedesco Corrado Paumann (1410-1437) aveva redatto un suo metodo ma fu nel Cinquecento che vennero trascritte per organo musiche vocali ornate di passaggi adeguati allo strumento: quindi si composero specifici lavori ad esso pertinenti, ora riproponendo la tipologia delle forme polifoniche vocali (come nei ricercari) in altre circostanze invece rifacendosi alle potenzialità strumento (come in occasione della toccata e della fantasia composizioni caratterizzate da tanti accordi, da passi veloci e da fioriture sonore).
I due Gabrieli, l'emiliano Claudio Merulo 1533-1604), Girolamo Cavazzoni da Urbino furono i principali cultori della nascente musica organistica in Italia.
In particolare Giovanni Gabrieli compose lavori per vari strumenti, lavori che lui stesso denominò col termine onnicomprensivo di sonata.
Nella stessa epoca si qualificò con estremo successo il liuto: in funzione delle sue caratteristiche Francesco da Milano (nato verso il 1490), Simone Molinaro (scomparso nel 1610) e finalmente Jacopo Gorzanis composero danze, ricercari e fantasie.
Fuori d'Italia la musica strumentale cinquecentesca godette di sincera affermazione in Inghilterra, ove fiorì una schiera di compositori per
virginale, piccolo strumentc a corda con tastiera, dal suono tenue e breve.
I1 tasto, nella parse interna dello strumento, pizzicava la corda con la punta d'una penna: sfruttando le qualità di simile strumento gl'Inglesi trattarono eminentemente la variazione vale a dire quella forma per cui una melodia risulta reiterata ed in ogni circostanza si ripresenta variata e quindi mutata (per quanto sempre riconoscibile) in forza d'aggiunta di suoni, di mutazioni del ritmo, dell'uso di espressione diverse.