cultura barocca
Inf. di B. E. Durante Margherita Sarrocchi, Lorenza Strozzi, Isabella Sori ma anche Anna Renzi e Barbara Strozzi: letterate, compositrici e pure cantanti nell'assai poco noto e da lui prudenzialmente ben poco divulgato per varie pregresse ragioni giudizio di Aprosio contro l'opinione antipagana, anticlassica e misogina in merito al Teatro e alle Teatranti ai suoi tempi riassunta nelle grevi espressioni "...l'alme avvelena / femminea voce..." , Meglio sarebbe a l'uom diventar sordo / che damigella udir quando cantilla / barzellette d'amor..." od ancora "Pudica esser non può donna vagante/ la cantatrice è tal, dunque è puttana"

Su MARGHERITA SARROCCHI (sopra effigiata in un ritratto, autrice nota all'Aprosio, il cui contraltare può esser costituito nel suo giudizio da LORENZA STROZZI o dall'alessandrina ISABELLA SORI) molti dati sono recuperabili dalla PINACOTHECA.. di Giano Nicio Eritreo, autore assai caro all'agostiniano ventimigliese e di cui l'erudito spesso recuperò, proprio da quest'opera tuttora posseduta in Ventimiglia dalla C.B.A., importanti elementi documentari (consulta dal LIBRO I la voce SARROCCHIA MARGARITA). L'Eritreo si soffermò a dissertare sulla SARROCCHI di cui vantava conoscenza personale e che presentò quale una donna sostanzialmente complessa.
L'Eritreo ne loda apertamente il talento poetico, la capacità di comporre in lirica ed epica, la versatilità dell'ingegno espressa in tante Accademie e parimenti la predisposizione alla filosofia. Ma contestualmente ne registra il carattere fieramente polemico, l'alto concetto di se stessa e del sesso femminile: allo stesso tempo però registra, con qualche parentesi cautelare, osservazioni spicciole alquanto sorprendenti.
Ad esempio afferma che nel giudizio di parecchi "maligni", era giudicata "uomo tra le donne e donna fra gli uomini" (p. 260) ed ancora che "...in quanto a pudicizia ella godeva della fama [pessima] riservata alle poetesse, alle musicanti, alle cantanti ed attrici ed a tutte quelle che si volsero alle arti della pittura e della scultura tralasciando quelle della lana e della conocchia...".
Sorprende che Aprosio non si sia soffermato sulla soglia di queste affermazioni stando a certe sue postulazioni sulle "donne virago" che mascheravano, anche malamente, più delicate osservazioni sulle "tribadi" o "donne omosessuali" e la cosa giunge ancora più sorprendente calcolando il credito conferito dallo stesso Aprosio a GIAN DOMENICO OTTONELLI da lui apprezzato censore delle donne in particolare "CANTATRICI O ACCADEMICHE MA ANCHE "ARTISTE E PITTRICI" come pure si legge nel qui citato e già inedito Scudo di Rinaldo II pur se il
MASSIMO DELL'AVVERSIONE CONTRO LE DONNE DELLO SPETTACOLO SI PUO' VEROSIMILMENTE RAVVISARE NELLE SATIRE DEL PIU' TARDO POETA ALESSANDRO ADIMARI CHE GIUNSE A SCRIVERE PUDICA ESSER NON PUO' DONNA VAGANTE / LA CANTATRICE E' TAL, DUNQUE E' PUTTANA .
In effetti, quasi consequenzialmente, la voglia di sfuggire alla nomea d'esser "poeta" ma nel senso negativo di "stravagante" se non "inaffidabile" qual religioso e di qualificarsi come "religioso" ben inserito nel sistema socio-esistenziale - sì da evitare ogni censura di Stato e Chiesa in forza anche di scritture criptiche, affettazione e dissimulazione onesta finì per accostare - l'oggettivamente ondivago Angelico Aprosio, quanto meno formalmente, a postazioni ideologiche, anche legate all'opportunismo ed all'amicizia, le quali
LO TRASCINARONO NEL TORMENTATO, EPOCALE DIBATTITO SU TEATRO, MUSICA, SULL' ANTICA POSTULAZIONE DI MATRICE ANTIPAGANA DEL CANTO FEMMINEO CHE CORROMPE L'ANIMO E TENTA IL CORPO E QUINDI SU CANTANTI FEMMINE, EVIRATI CANTORI ECC. (VEDI INDICE)
un dibattito peraltro antichissimo che si evolse partendo dalla condanna di teatranti e cantatrici del cristianesimo originario e, procedendo dal XIII secolo con le prediche di Stefano di Borbone, Umberto da Romans e Gilberto da Tournay ("Ma tu vergine..., che canti le cantilene del secolo...attrai e inganni l'incauta gioventù") giunse alla seicentesca Satira sulla Lussuria del misogino Vescovo Lorenzo Azzolini (sono attive le voci evidenziate nel testo) dove si dice (vv. 364-365) "...l'alme avvelena / femminea voce..." ed ancora (vv. 370-372) "Meglio sarebbe a l'uom diventar sordo / che damigella udir quando cantilla / barzellette d'amor...".
Tuttavia, approfondendo la tematica ben oltre le "autocollocazioni di facciata", si evidenzia facilmente che l'erudito frate agostiniano ventimigliese era segretamente, per quanto possibile, un
APPASSIONATO DEL TEATRO, COME ATTESTA L'ELENCO DELLE OPERE, ANCHE RARISSIME, DA LUI RACCOLTE
e che, al di là della sua anche talora enfatizzata misoginia, si soffermò
per esempio in relazione alla cantante e compositrice veneziana
BARBARA STROZZI come in rapporto alla celebre ANNA RENZI
(ferma restando la sua curiosità da antiquario sul TEATRO DAI TEMPI DI ROMA ANTICA e sui vari aspetti di quella ANTICA VITA DI SPETTACOLI ALIMENTATA ANCHE DALLA RELAZIONE CULTURALE CON IL COLLEZIONISTA G. B. CASALI)

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