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In particolare durante la GUERRA DI SUCCESSIONE AL TRONO IMPERIALE DI META' '700 si fecero le "prove generali" per i futuri conflitti su scala europea ed in dettaglio fu esperimentata l'efficienza delle MODERNE E ADDESTRATE TRUPPE e si rinforzò invece notevolmente (acquistando quella nomea bellica che lo rese l'unico Stato Italiano in grado poi di sostenere militarmente lo sforzo per l'Unità della Penisola) il PIEMONTE SABAUDO (che già nelle Guerre del XVII sec. contro la Repubblica di Genova aveva "esperimentato" l'efficienza della sua macchina bellica) il quale spesso risultò (anche sorprendentemente) VITTORIOSO SUL FRONTE LIGURE AD OPERA IN PARTICOLARE DI CARLO EMANUELE III DI SAVOIA (cosa poco nota, in virtù di un'EVOLUTA ARTIGLIERIA PRODOTTA DALLE SUE ARMERIE E NASCENTI INDUSTRIE DI GUERRA) sulla formidabile coalizione dei Franco-Spagnoli (fondamentale sul fronte occidentale, la vittoria del 1747 all'Assietta compenso di peso ben più notevole che la momentanea conquista franco-spagnole del Ponente ligure e della distruzione del Castello di Dolceacqua tenuto dalle forze sabaude.) e che fu compensato col guadagno di importanti territori in Lombardia (v.: R. CAPACCIO-B. DURANTE, Marciando per le Alpi...., Gribaudo (Paravia), Cavallermaggiore, 1993).
Per integrare le vicende, oltre i testi storici, vale la pena di consultare alcune opere dell'epoca tra cui questa
ODE CON ALLEGATA UN'ORAZIONE DI GIUSEPPE BARTOLI QUI INTEGRALMENTE DIGITALIZZATA
ALLA QUALE, PER TESTIMONIARE LA POTENZA SABAUDA E IL LEGAME DEL POPOLO ALLA CASA REGNANTE, SI PUO' ALLEGARE QUESTA RARA PUBBLICAZIONE SULLA GRANDEZZA DI TORINO OPERA DI ANDREA STERPI INTEGRATA DA ULTERIORI CONSIDERAZIONI SULLO STATO SABAUDO E SULLA SUA EFFICIENZA BELLICA.
Con tutte le implicazioni che caratterizzano un'opera sostanzialmente agiografica è però dall'
ORAZIONE DEL BARTOLI che si deducono le imprese di Carlo Emanuele III sin alla sua avanzata verso Nizza mentre l'INFANTE DI SPAGNA ERA IN RITIRATA
pur fermandosi la
TRATTAZIONE (COME QUI SI PUO' LEGGERE DAL TESTO ANTICO) ALL'ARRIVO IN BORDIGHERA (VEDI INDICE TESTUALE, STAMPE E CARTOGRAFIA)
in previsione del fatto di congiungere le sue forze con quelle del
LEUTRUM.
L'avanzata del Re, come sotto si vede, riprese veemente e Nizza venne riconquistata seppur seppur a grave personale prezzo del Sovrano contraendovi, seppur guarendo non senza lunga malattia e grave indebolimento, il
VAIOLO.
Prescindendo dalle ricostruzioni moderne la narrazione più esauriente delle gesta di Carlo Emanuele III di Savoia della riscossa per gli Austro - Sardi od Austro - Piemontesi condotta personalmente dal Sovrano Sabaudo dopo l'apparentemente inarrestabile invasione dei Gallo - Ispani o Franco - Spagnoli sul fronte occidentale europeo durante la Guerra di Successione al Trono Imperiale di estrema utilità risulta il Manoscritto "Racconto dei fatti avvenuti in Ventimiglia negli anni 1745/46/47/48/49", manoscritto del M.co Don Vincenzo Orengo (trascrizione moderna di Roberto Capaccio) (assieme al coevo ms. "Relazione sulle fortificazioni di Dolceacqua 1747 - 1748" del notaio Pietro Noaro primenti conservato a Bordighera in Istituto Internazionale di Studi Liguri entro "Biblioteca G. Rossi", I, 8. (trascrizione moderna del medesimo) = entrambe le opere sono ora edite nell' "Appendice Bibliografica" del volume di R. Capaccio - B. Durante, Marciando per le Alpi / Il ponente italiano durante la guerra di successione austriaca (1742 - 1748), già Gribaudo, Cavallermaggire, poi Paravia-Gribaudo, Torino.
Entro il manoscritto del M.co Don Vincenzo Orengo sono leggibili le imprese in Liguria di Carlo Emanuele III procedendo dall'areale di Savona per procedere alla volta di Finale e del Ponente Ligure riprendendo il saldo possesso di tutto il Principato già sabaudo di Oneglia, laddove nonostante la presa della città da parte del Las Minas, eran rimaste formidabili sacche di resistenza austro-sarda nell'entroterra: nella sua avanzata [mentre Don Filippo Infante di Spagna riparando verso Nizza e il Delfinato onorevolmente lasciò Ventimiglia (fine Maggio 1745)]
il 29 settembre 1745 Carlo Emanuele III con la Guardia e truppe austriache entrò a BORDIGHERA in previsione di unirsi alle forze del Leutrum e del Gurani (6 compagnie di granatieri e 40 ussari) e a quelle di De la Roque (brigata Savoia, brigata fucilieri)
APPRENDENDO
però contestualmente tramite le relazioni di propri ingegneri e di disertori nemici rimastivi che contro dicerie e previsioni la città di Ventimiglia
oltre che non particolarmente provata aveva un sistema difensivo dei nemici che rendeva periglioso un attacco frontale consigliandone un aggiramento

Dopo che Carlo Emanuele III
ebbe preso quartiere in Bordighera a nome di Ventimiglia si recarono da lui a consegnarli le chiavi della città in segno di sottomissione della stessa alle sue armi gli Sindai Nicolino Galeani, Gio. Angelo Orengo e Piero Rossi che furono accolti assai benevolmente
ed in seguito, attese altre vicende qui citate, il
SOVRANO SABAUDO PER AGGIRARE VENTIMIGLIA, LE FORTIFICAZONI GENOVESI TENUTE E RINFORZATE DAI FRANCESI, LE BATTERIE NEMICHE
E SFUGGIRE ALLA TRAPPOLA DELLE MINE, IL 10 OTTOBRE RIPRESE CON L' ARMATA LA SUA MARCIA

(attraversando i Piani di Vallecrosia magari sotto la protezione dell'artiglieria dell'alleata flotta inglese) in direzione della riva orientale del torrente/fiume Nervia speditamente deviando su un percorso parallelo alla riva stessa in direzione di Camporosso e Dolceacqua, onde poi presa una diramazione occidentale marciò su Bevera (vedi qui Bevera e il suo importante areale con altri centri demici, anche strategici, d'ascendenza medievale) al fine di portarsi a Mentone ove fece erigere altro Quartiere Reale in previsione del balzo definitivo su Nizza (analizza dall'indice le varie voci della storia nizzarda)[non è improbabile che invece di far superare all'armata il ponte sul Nervia di presumibile costruzione militare Carlo Emanuele III come si vede in questo particolare sia proceduto verso Camporosso marciando per quella che era detta "La Strada a Camporosso" donde sarebbe giunto SUPERANDO IL NERVIA, PER UN GUADO O PONTE QUI VISIBILE, SINO A COMPESSI MILITARI AUSTRO-SARDI (e che da un collegamento qui proposto si può riesaminare nella cartografia degli architetti Notari si può qui notare in merito alla progettata ristrutturazione ottocentesca degli argini orientali del Nervia) ed abbia quindi raggiunto i quartieri del Leutrum a Dolceacqua per poi ascendere al locale Convento degli Agostiniani e da tale altura contemplare inorridito le rovine del CASTELLO SIGNORILE constatando che era ormai palese l'inutilità di simili fortificazioni rinascimentali a fronte delle moderne artiglierie (nel caso quelle del condottiero spagnolo Marchese las Minas) che nel passato, a fronte di altre macchine da assedio non escluse le bombarde, avevano qui come altrove resistito a meno efficienti forme di assedio].

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