CAMERINO (m. 670 s.l.m., ab. 7.139)
La città [di cui si vede in un'immagine antiquaria da archivio privato la "porta Caterina Cibo"] si distende, in amena posizione panoramica, sulla dorsale che separa la valle del Chienti da quella del Potenza. Di remote origini preromane, Camerino ha conosciuto nei secoli elevati livelli di dignità politica ed ecclesiastica ed un ragguardevole tono di vita economica e civile. Antico centro di studi, di rigoglio culturale e di fermenti religiosi, la Città vanta una tradizione artistica di notevole impronta che, tra l'altro, ha dato vita alla più significativa scuola pittorica delle Marche (secc. XIV-XV). Del suo illustre passato conserva numerose e pregevoli testimonianze soprattutto dell'età rinascimentale, quando la Città raggiunse il suo prestigio maggiore sotto la signoria di Giulio Cesare da Varano, illuminato sovrano di una delle più lunghe dinastie d'Italia.
L’area in cui è attualmente situato il Palazzo Arcivescovile di camerino era originariamente occupata da due palazzetti , sul lato nord della piazza: il palazzo di Rodolfo da Varano ed il palazzo dei Priori, più ad ovest. Il palazzo di Rodolfo, adibito a bargello e a prigione, si presume fosse separato con uno stretto vicolo dal vicino palazzo della canonica, l’unico edificio originario della quinta in questione che ha mantenuto l’antica struttura trecentesca. Il palazzo dei Priori, che seguiva quello del bargello dopo un piccolo spiazzo, era denominato anche Tropea , in quanto , durante le feste di S. Venanzio, in ricorrenza della giostra del palio e dell’ inquintana , vi si innalzavano i trofei. Il palazzo di Rodolfo, arretrato insieme a quello di Tropea sulla linea della canonica, nel 1568 veniva liberato e demolito, trasferendo carcere e bargello nella parte vecchia del palazzo Ducale, al fine di edificare la sede del nuovo Municipio comprensivo anche della casa di Tropea . Ma nel 1571 il Vescovo Berardo Bongiovanni permuta il suo palazzo, l’attuale municipio, già restaurato e più centrale rispetto all’abitato, insieme alla piazza della Rasenga (oggi Caio Mario), in cambio della suddetta area approntata per il nuovo municipio, il materiale recuperato e quattromila scudi. Due anni dopo otteneva anche l’area della piazzetta della Paglia, ad ovest, fino alla “strada maestra dell’ aringolo ” (l’attuale Corso), riservandosi la pubblicizzazione dei portici. Alla fine del secolo XVI i lati nord e ovest della piazza assumevano l’attuale volto. Si presume che risalga ai tempi del Cardinale Del Bufalo (1601-1606), il cui stemma compare sugli stipiti del grande portale, la collocazione nella corte interna, che presenta le tre arcate di fondo aperte sulla valle, del pozzo del De Buoi. Come spesso accade, non si conosce il nome dell’architetto che preparò il disegno del Palazzo, sono noti solo i maestri lapicidei che ne lavorarono la pietra. Il prospetto principale, sviluppato sui due lati nord ed ovest della piazza, risulta suddiviso in tre ordini. Il piano terra porticato è caratterizzato dalle lesene e dalla trabeazione in pietra, che ne iscrivono gli archi ed i grossi pilastri. Sulle finestre del piano nobile ricorrono, alternandosi, timpani e lunette, sempre in pietra. L’ultimo piano è definito da una serie di piccole finestre quadrate, al di sotto del cornicione, con compiti funzionali e pittorici. Il cortile interno si presenta, nel lato dell’ingresso ed in quello opposto ad esso , con tre grandi archi aperti, mentre, nei lati rimanenti, con due archi chiusi, nel cui mezzo sono inserite due finestre sovrapposte. Tutti gli archi sono iscritti in riquadri formati dalla trabeazione e dalle lesene. L’intero piano terra del cortile interno è in mattoni faccia a vista. Oltre la demarcazione del cornicione in pietra, fortemente consumato dal tempo, la facciata continua intonacata, di colore rosa. Le finestre, sia quelle al primo piano, sia quelle piccole e quadrate dell’ultimo piano, si presentano in taluni casi cieche . La grande scala dai gradini in pietra, che collega all’interno i vari piani, è sormontata da una volta a botte, mentre sotto tutti i portici le volte sono rigorosamente a crociera.